Mosca manda i jet ad Haftar, la Turchia blinda Tripoli
Tallonato dalle forze di Tripoli che ieri gli hanno strappato altre due località nell'ovest, scaricato anche dall'altro parlamento, quello di Tobruk che non lo riconosce più come suo condottiero, il generale Haftar (nella foto) preme per tornare protagonista della guerra civile, e la Russia non si sottrae. Ieri il governo di Tripoli - l'unico fino a ora riconosciuto da buona parte dell'Occidente - ha denunciato che Mosca ha spedito al generale otto aerei da combattimento, spostandoli da una base in Siria. La notizia è stata indirettamente confermata da Haftar che ringalluzzito ha annunciato una "offensiva aerea senza precedenti". Di mezzo c'è però la Turchia. Se Egitto, Emirati e Russia fanno ancora il tifo per l'ufficiale della Cirenaica – i primi due perchè gli affidano il contrasto alle milizie islamiche e ai Fratelli Musulmani, il Cremlino perchè vuole tornare ad avere un porto nel Mediterraneo a un passo dalle forze Nato – Ankara sostiene al cento per cento Tripoli e non appena è stata divulgata la notizia dei jet russi, i turchi si sono fatti sentire: "In caso di attacchi contro i nostri interessi in Libia, le conseguenze sarebbero molto pesanti per le forze del golpista Haftar". Ed ancora: "Il suo obiettivo è di provocare una escalation nel conflitto". Di tutto si parla, dunque, tranne che di cessate il fuoco, con buona pace di chi, da Palermo a Berlino, dopo ogni conferenza si è sbracciato per annunciare che la tregua era vicina e la diplomazia stava vincendo sulle armi. Nulla di vero. Ieri nuovo colloquio fra il ministro degli Esteri Di Maio e il Segretario di Stato Usa, Pompeo. Entrambi concordi sul fatto che è necessario mettere una fine alle interferenze nel conflitto libico. Da come vanno le cose, l'intento appare poco concreto.