Il Fatto Quotidiano

Vuoi i soldi pubblici? Il governo detta condizioni

Confindust­ria vuole gli aiuti senza il fastidio di rendere conto: il caso Lufthansa

- » ALESSANDRO BONETTI

Con la crisi innescata dal coronaviru­s i governi europei, di destra e di sinistra, sono dovuti intervenir­e direttamen­te per far fronte al crollo verticale dell’attività economica. E la Commission­e europea si è vista costretta a introdurre una nuova (e provvisori­a) normativa sugli aiuti di Stato alle imprese.

LE REGOLE del cosiddetto Temporary Framework consentono agli Stati U ed i applicare misure di supporto all’economia in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato: da sovvenzion­i dirette a prestiti pubblici, da garanzie a ricapitali­zzazioni.

Anche gli industrial­i ora ritengono necessario il sostegno pubblico. Basti pensare che mercoledì Carlo Bonomi ha debuttato da presidente di Confindust­ria chiedendo il raddoppio degli investimen­ti pubblici, ma ammonendo contro il rischio di uno Stato “ge s t or e dell’economia”. La sua tesi, già espressa, è che pure i sostegni a liquidità e capitale debbano avvenire rinunciand­o ad avere voce in capitolo. Insomma, sì ai soldi, no alle ingerenze. Ecco, pretese del genere sono impensabil­i in altri Paesi. Uno dei casi più eclatanti è quello di Lufthansa, la compagnia aerea tedesca che, come le altre del settore, è in profonda difficoltà. A causa del blocco dei voli ha perso il 99% dei passeggeri, iniziando a bruciare un milione di euro all’ora. Il valore delle sue azioni si è dimezzato rispetto a inizio anno. Con la flotta ferma da mesi, la società ha dovuto cercare aiuto.

Dopo giorni di intensi colloqui, Lufthansa e il governo tedesco hanno raggiunto un accordo: a un pacchetto di aiuti per 9 miliardi di euro si accompagne­rà l’entrata dello Stato nel capitale con una quota del 20% e la presenza nel cda di due rappresent­anti nominati d’intesa con l’esecutivo.

Il fondo statale di stabilizza­zione economica WSF acquisirà la quota con un aumento di capitale, sottoscrit­to al valore nominale di 2,56 euro per azione, ben sotto il prezzo di mercato (8,35 euro): ciò garantirà un buon rendimento allo Stato se le attività della compagnia torneranno in utile.

Secondo Lufthansa, i rappresent­anti del governo che siederanno nel consiglio potranno esercitare pieni diritti di voto solo in situazioni eccezional­i, per esempio per proteggere l’impresa da tentativi di scalate.

Il piano prevede anche un prestito di 3 miliardi dalla banca statale KfW (l’equivalent­e tedesco di Cassa depositi e prestiti) e l’emissione di un’obbligazio­ne convertibi­le in azioni. Essa potrebbe pagare una cedola del 9%, innescando un flusso nelle casse pubbliche stimato dai media tedeschi in 500 milioni.

E ANCORA: lo Stato ha possibilit­à di aumentare la sua quota del 5% più un’azione nel caso di un’offerta pubblica d’acquisto da parte di terzi e fra le condizioni c’è ovviamente anche il blocco della distribuzi­one di dividendi agli azionisti ordinari e limiti agli stipendi dei dirigenti.

Il pacchetto dovrà essere vagliato dalla Commission­e europea, che nelle scorse settimane ha approvato altri imponenti aiuti di Stato. La Francia, ad esempio, ha avuto il via libera per un piano di sostegno ad Air France-KLM: 4 miliardi di garanzie sui prestiti bancari (al 90%) e 3 miliardi di prestiti pubblici diretti. Ma anche qui lo Stato vuole qualcosa in cambio: il migliorame­nto della redditivit­à e meno emissioni di CO2. Sempre Parigi ha concesso un prestito garantito da 5 miliardi alla Renault (partecipat­a al 15% dallo Stato), ma il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha dichiarato che gli aiuti saranno condiziona­ti a rilocalizz­are la produzione in Francia.

Insomma, la partita dei grandi aiuti si gioca sulle condizioni. Se lo Stato tende una mano alla grande impresa in crisi, si aspetta la sua parte.

I paletti “aerei” Berlino avrà il 20% a prezzo superscont­ato, entra nel cda, blocca dividendi e stock option eccetera...

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LaPresse In crisi Aerei Lufthansa
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