Il Fatto Quotidiano

“Ora i piccoli vanno trattati come la Fca”

La presidente della Commission­e Banche: “Troppi ritardi: applichino la legge”

- PDR

“Le banche possono e devono fare di più. Solo negli ultimi giorni la macchina dei prestiti garantiti sta funzionand­o meglio grazie all’attività di controllo e di monitoragg­io che gestiamo insieme all’help desk della Banca d’Italia. Ma ora patti chiari: il piccolo imprendito­re deve avere gli stessi diritti del grande gruppo industrial­e”. Carla Ruocco, la deputata M5S che presiede la Commission­e d’inchiesta sul sistema bancario, conferma che dalla potenza di fuoco annunciata all’effettiva erogazione ce ne passa: “I problemi e le inadempien­ze delle banche sono stati segnalati, ora confidiamo nella loro collaboraz­ione”.

Tutto è perdonato? Ai tempi della prima commission­e banche, istituita dopo il salvataggi­o delle banchette fallite, è stata la portavoce della rabbia dei risparmiat­ori. Assolutame­nte no. Dopo le prime audizioni sulla liquidità alle imprese e alla famiglie è stato subito chiaro che c’è qualcosa che non va e lo abbiamo denunciato. È stato creato un danno economico agli imprendito­ri più vulnerabil­i che, a forza di aspettare i soldi, sono diventate facili prede adescabili dal racket. Alcune banche stanno interpreta­ndo meglio di altre il rapporto con il cliente, comprenden­done l’urgenza delle richieste e molte situazioni sono state sanate.

E per le altre?

Abbiamo cambiato il decreto Liquidità estendendo da 6 a 10 anni il tempo della restituzio­ne dei prestiti per profession­isti e Pmi, che salgono da 25mila a 30mila euro, con copertura del 100% offerta dal Fondo centrale.

Più soldi e più tempo, ma come si fa con i paletti che le banche mettono per ritardare le erogazioni?

Le banche stanno collaboran­do più attivament­e. Non potevano pensare che essendo enti privati non dovessero seguire le indicazion­i previste dal decreto che ha un chiaro scopo: fornire nel più breve tempo possibile liquidità attraverso una procedura de-burocratiz­zata.

Troppa rapidità che ha spinto gli istituti di credito a richiedere uno scudo penale.

Io non sono favorevole. Capisco che è una situazione difficile, ma sono stati quasi azzerati gli adempiment­i imposti per la valutazion­e del merito di accesso al credito perché c’è la copertura statale. È inaccettab­ile mettere in discussion­e le richieste presentate dai piccoli imprendito­ri che si ritrovati ricattati, pena l’erogazione del prestito, se non avessero presentato documenti non necessari.

Per le banche prevale la logica del profitto, non quella sociale.

E no. Sono istituti di diritto privato ai quali lo Stato è andato già più volte in soccorso, sostenendo­li. Continuera­nno sempre ad essere tutelati anche nella cornice europea. Ora gli è stato chiesto un aiuto del tutto garantito.

Il caso Fca dimostra che l'aiuto è diretto sempre ai soliti noti.

La strategia industrial­e è chiara: bisogna far arrivare liquidità a tutti, senza distinzion­i. Non c’è nessun kamikaze che vuole buttare all’aria il settore de ll ’ a uto mo ti ve , ma si deve vedere perché questa celerità riservata a Fca, gruppo che tra l’altro ha la sede legale nei Paesi Bassi e quella fiscale a Londra, non è stata riservata anche agli altri. Presto Sace verrà riascoltat­a in commission­e: almeno per noi il grande gruppo va messo sullo stesso piano di tutti gli altri imprendito­ri.

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LaPresse Grillina Carla Ruocco

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