Caso Csm, se ne va il vertice dell’Anm
Le correnti Area e Unicost lasciano dopo le intercettazioni sulle nomine al Csm
Magistratura
in crisi profonda. Il governo dell’Anm, il sindacato delle toghe è a un passo dello scioglimento. Si sono dimessi il presidente Luca Poniz, di Area, la corrente dei progressisti, e il segretario Giuliano Caputo, di Unicost, la corrente centrista.
Il motivo è sotto gli occhi di tutti: la pubblicazione delle chat e delle intercettazioni di Luca Palamara, il pm romano sospeso e indagato a Perugia per corruzione. Fino a un anno fa era il dominus di Unicost e delle nomine al Csm. Parlava con decine di magistrati di tutta Italia e soprattutto vertici e attivisti delle correnti: Unicost, Magistratura Indipendente, destra, la corrente di Cosimo Ferri, parlamentare renziano, da anni magistrato in aspettativa ma leader ombra di Mi, potente al Csm, e pure con toghe di Area, la corrente di sinistra. Conversazioni e messaggi che hanno confermato quanto denunciato in questi anni, da pochi e isolati, cioè il sistema delle nomine a pacchetto, in base all’a pp ar tenenza alle correnti e non al merito: “Uno a te uno a me”. Finora, dopo il materiale pubblicato in questi giorni dal Fatto e dalla Verità "regge" Autonomia e Indipendenza, fondata da fuoriusciti di Mi, Piercamillo Davigo, Sebastiano Ardita, Alessandro Pepe e Marcello Maddalena.
LE DIMISSIONI dei vertici dell’Anm sono arrivate dopo una riunione fiume, di oltre nove ore, del Cdc, il parlamentino dell’Anm, che dopo questo terremoto dentro la magistratura è stato aggiornato a domani sera alle 19. Si vuole provare a trovare una nuova intesa.
In vista della riunione, i gruppi delle varie correnti, domani, si riuniranno ciascuno per conto proprio per capire come eventualmente proseguire, se c’è la possibilità di formare una Giunta transitoria, in grado di portare l’Anm alle elezioni, già previste, di ottobre per il rinnovo dei vertici del sindacato dei magistrati. Vertici che avrebbero dovuto essere rinnovati a marzo se non fosse scattata l’emergenza Covid-19.
Dunque, per ora resta in Giunta solo il membro di Autonomia e Indipendenza Cesare Bonamartini, vicesegretario uscente. “Non si può pensare che noi siamo rimasti o vogliamo rimanere in sella ed esporci ad attacchi ingiustificati – ha detto Luca Poniz prima di dimettersi– Tutti sanno che l’emergenza ci ha costretti a un lavoro difficilissimo. Se qualcuno pensa che la proroga nella quale ci siamo trovati nostro malgrado serva per proteggere una posizione o mantenere l’assetto di rapporti politici, è una cosa che non si può tollerare”.
Le parole di Poniz sono la risposta a Mi, che aveva chiesto l’anticipo delle elezioni. E i magistrati di Area chiedono una pubblicazione integrale degli atti della procura di Perugia trasmessi al Csm, alla procura generale della Cassazione e al ministero della Giustizia per valutare eventuali procedimenti disciplinari: con “l’integrale pubblica conoscenza degli atti del fascicolo di Perugia”, la cui richiesta è stata avanzata dall’Anm come persona offesa, “sarebbe interrotta l’operazione in atto che mira a screditare più che a informare”. L’anno scorso per quelle intercettazioni sono stati costretti a dimettersi 5 togati del Csm e il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio. Nei giorni scorsi ha lasciato anche Fulvio Baldi, capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Il nostro è un gesto di responsabilità: andiamo al voto e sottraiamo l’Associazione a questi attacchi