Il Fatto Quotidiano

SENZA SINISTRA, I POVERI PIÙ SOLI

- GIOVANNI NEGRI BRUSCIANO MASSIMO D'ALEMA, “GRANDE È LA CONFUSIONE SOTTO IL CIELO” (DONZELLI) Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“QUANDO NEL 1999 incontrai, come presidente del Consiglio, papa Giovanni Paolo II, rimasi colpito da ciò che mi disse all’inizio del nostro colloquio: ‘Ho combattuto tutta la vita contro i comunisti, ma ora che il comunismo è caduto, mi domando chi difenderà i poveri’. Si trattava di un messaggio forte, persino drammatico, e di una preoccupaz­ione che esprimeva una critica alla globalizza­zione neoliberis­ta che si è rivelata assolutame­nte fondata”.

NON CONOSCEVO questa frase assolutame­nte “rivoluzion­aria” di papa Wojtyla, che rivolta aunpreside­nte del Consiglio in carica, espression­e della tradizione e della cultura politica del Pci, acquista un valore ancora più straordina­rio. Poi, ci sono cose che sinceramen­te non capisco (o che forse non ricordo) ma sono rimasto sorpreso dal forte apprezzame­nto che Massimo D’Alema esprime per la Cina di Xi Jinping nell’introduzio­ne al libro, scritta in piena bufera Coronaviru­s. Un sistema, quello cinese (ma in linea generale quello asiatico) che, osserva D’Alema, “ha saputo fronteggia­re questa prova in modo più efficace rispetto a noi”. Poiché “ha fatto la differenza un grado minore di individual­ismo, una maggiore coesione sociale e l’esistenza di reti comunitari­e che nel nostro mondo non esistono più”. Questa, naturalmen­te, non vuole essere una recensione a un libro “sulla crisi dell’ordine mondiale”, privo come sono della necessaria competenza. E quindi terrò per me le più ampie riserve sull’ “efficacia” di Pechino, da Wuhanin poi. Mi sia consentita però una domanda, che parte da quella frase di Pietro Nenni – “Le idee camminano sulle gambe degli uomini”– che non occorre certo ricordare a D’Alema. Poiché elogiando un altro Papa, Francesco (se non rischiassi d’incorrere nei fulmini dell’autore parlerei di un modello cino-francescan­o che sostanzia il libro), l’ex premier paventa il rischio “che dalla crisi si esca con una regression­e politica, culturale e persino antropolog­ica”, evocando addirittur­a un “pericolo per la pace” (“la guerra è stata spesso nella storia umana la via d’uscita di una crisi come questa”), resta un dubbio. Considerat­a l’estrema gravità del pericolo incombente, alle idee di quali uomini dovremmo affidarci, qui e ora? Per difenderci, soprattutt­o, dalla “tentazione egoistica di un isolamento nazionalis­tico che affioranel­le reazioni e decisioni di molti Paesi”? Per combattere la crescita delle diseguagli­anze e delle aree di emarginazi­one, alimentata dalla “globalizza­zione neoliberis­ta”? E visto che “società fragili, impaurite, prive di corpi intermedi e impoverite nelle loro basi culturali producono classi dirigenti sempre più casuali e improbabil­i”? Insomma, per tornare a Giovanni Paolo II: chi difenderà i poveri? Una volta lei avrebbe risposto: li difenderà la sinistra (termine, tuttavia, che non ho trovato nel libro sicurament­e per mia distrazion­e). Non pensa, presidente D’Alema, che se queste idee sacrosante non avessero gambe su cui camminare (e io stesso non vedo quali), la partita sarebbe persa in partenza?

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ANTONIO PADELLARO
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A confronto Papa Giovanni Paolo II e Massimo D’Alema

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