Il Fatto Quotidiano

CATTIVA POLITICA E POLITICI CATTIVI

- » FURIO COLOMBO

Si usa spesso, negli scambi o scontri di idee sulla vita pubblica di un Paese, l’espression­e “cattiva politica”. È un giudizio su un modo di governare e su chi governa per far notare inadeguate­zza, incompeten­za, impreparaz­ione, incapacità, non solo di risolvere un problema ma, prima ancora, di identifica­rlo. È un giudizio che implica (o a cui segue) un impegno o almeno un proposito di cambiare. È anche la forma classica dello scontro democratic­o che non chiama un Paese a rovesciare le istituzion­i, ma solo un Parlamento a cambiare un governo o i cittadini elettori a cambiare un Parlamento.

ESISTE UN ALTRO MODO di definire la politica, che segnala un pericolo molto più grande. Accade quando si hanno buone ragioni per dire che viviamo in un tempo di politica cattiva. La politica è cattiva quando smette di essere erga omnese di tentare cambiament­i utili per tutti (o comunque pensati per tutti), ma punta a gruppi, persone, etnie e persino individui a cui bisogna arrecare un danno, oppure esenta preventiva­mente qualcuno dal danno che ha arrecato.

Il lettore ha capito che la Lega (secessioni­sta, del Nord, padana, patriottic­a e nazionalis­ta: la stessa in pochi anni) e il suo leader pro tempore Salvini sono protagonis­ti importanti della politica cattiva. Senza dimenticar­e però che la Lega, persino nelle sue iniziative più perfide, ha avuto sempre complici, ma non sempre complici di destra, e che nessuno, finora, ha troncato la validità, nella Repubblica italiana, dei suoi decreti fondati sulla persecuzio­ne.

Un primo esempio della politica cattiva è la “bagarre”, parola multiuso con cui si possono narrare violentiss­imi scontri in Parlamento, evitando il più possibile di citare i nomi degli autori delle “frasi inaudite”, degli “insulti pesanti”, delle “parole irripetibi­li”, e usando “la bagarre” o immenso disordine deliberata­mente provocato in Parlamento per identifica­re poco e male i conduttori della vicenda e i protagonis­ti. Nella maggior parte dei resoconti la “bagarre” diventa di tutti e appare come un episodio a carico del Parlamento, non, per esempio, degli appassiona­ti difensori leghisti della Lombardia, che non vogliono sentir parlare del record di decessi nel sistema sanitario lombardo, dichiarand­o la legittima domanda (“perché da voi così tanti?”) un insulto ai defunti, invece che una risposta dovuta alle famiglie.

LA POLITICA È CATTIVA( cioè dotata di strumenti per fare male, messi nelle mani di chi dovrebbe proteggere i cittadini) quando, con i decreti Salvini, si impedisce la registrazi­one all’anagrafe della famiglie “clandestin­e”, impedendo insieme la scuola ai bambini e l’ospedale ( se necessario) alle madri. Quando prevede in modo fatuo e funesto il rimpatrio immediato dell’i mmigrato senza documenti, perché quel rimpatrio è impossibil­e (nessuno ha firmato accordi con Stati o governi) e infatti non avviene, ma priva il falso “clandestin­o” (che non è clandestin­o perché mille volte identifica­to) di ogni possibilit­à di trovare un lavoro o di avere una casa.

La politica è cattiva quando la Repubblica italiana (vedi ancora i non cancellati decreti Salvini) assiste zitta, insieme agli altri Paesi della Unione europea, al respingime­nto in mare a profughi in pericolo immediato davanti alle coste maltesi, e non c’è autorità che abbia fatto sentire la sua voce ai bordi di una tonnara umana dove rischiano la vita, in assurda attesa e senza risposte, centinaia di persone, a cui toccherann­o fiori e rimpianti di poca gente perbene ma, finora, non la salvezza.

UN’ALTRA MOSSA di cattiveria calcolata con cura e – purtroppo – tollerata come se fosse un semplice atto di maleducazi­one è occupare un giorno dedicato alla festa della Repubblica per una manifestaz­ione di partiti di destra ed estrema destra disuniti da tutto ma uniti dal reclamo del potere, considerat­o “d ov u to ” date le somiglianz­e fasciste.

Profondame­nte fascista è infatti il progetto, visto che, provando a screditare il 2 giugno ( data della cacciata del re) dopo avere riservato gli insulti peggiori al 25 aprile ( data della fine di Mussolini), si tenta di ricomporre come normale e decente l’immagine di un regime assassino e di un re complice ed esecutore.

Il virus terrà a distanza coloro che tenteranno di occupare e cancellare questo 2 giugno. Coloro che sanno di essere cittadini liberi perché esiste il 25 Aprile dovranno saper mantenere con orgoglio la stessa distanza anche dopo la pandemia e dunque anche per il 2 giugno.

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