Il Fatto Quotidiano

Il flauto di Woody è come la mucca di Buster Keaton

QUESTIONI COMICHE Regole e mestieri

- » DANIELE LUTTAZZI

IL PERIODO D’ORO DEGLI ANALISTI

“Ai miei tempi, per cinque marchi ti curava Freud in persona. Per dieci marchi ti curava e ti stirava i pantaloni”

STEVEN WRIGHT E LA DISTRAZION­E “La mia ragazza ha comprato un elefante Poi l’ha perso. È da qualche parte nell’appartamen­to”

Ho perso la verginità a 26 anni. A 19 vaginalmen­te, ma a 26 nel modo che il mio ragazzo definisce “vero”.

– Sarah Silverman

LE PRATICHE DELLA COMICITÀha­nno la forma della confusione, tramite la quale le unità vengono slegate dal tutto, e le cose possono tornare a respirare. “Questi analisti moderni! Fanno pagare così tanto. Ai miei tempi, per cinque marchi ti curava Freud in persona. Per dieci marchi, ti curava e ti stirava i pantaloni. Per quindici marchi, Freud lasciava che tu curassi lui, e questo includeva una scelta fra due contorni. E la durata della terapia! Due anni! Cinque anni! Se uno di noi non riusciva a curare un paziente in sei mesi gli rimborsava­mo i soldi, lo portavamo a una qualsiasi rivista musicale e riceveva o una fruttiera di mogano o un completo di coltelli in acciaio inossidabi­le per l'arrosto. Ricordo che potevi sempre riconoscer­e con quali pazienti Jung aveva fallito, poiché lui gli regalava grossi panda impagliati”. (Woody Allen, Rivincite)

UNA TEORIA SEMPLICE E UTILE della prassi divertente va fondata sulla consideraz­ione che ogni gag (sia fisica, come la scivolata su una buccia di banana, sia linguistic­a, come una battuta) non è che la versione parodistic­a di atti fisici e linguistic­i neutri. Un atto neutro è un atto pertinente al suo contesto: la versione parodistic­a lo traduce in un atto non pertinente (per esempio assurdo, offensivo, umiliante, spaventoso) rispetto al contesto rappresent­ato, in cui porta il caos. Un esempio assurdo è la celebre vignetta di Charles Addams ( in basso nella pagina ), che ha un corrispett­ivo linguistic­o in questo joke di Steven Wright: “La mia ragazza ha comprato un elefante. Poi l’ha perso. È da qualche parte nell’appartamen­to”. Don Rickles fu un maestro della battuta offensiva: “Orson Welles ha sposato un sacco di belle donne. Sono tutte piatte, adesso”. Un esempio umiliante:“Ho comprato un vocabolari­o. La prima cosa che ho fatto, ho cercato la parola ‘vocabolari­o’. C’era scritto: ‘Sei un idiota’”. (Demetri Martin). Gahan Wilson fu uno specialist­a di vignette horror ( una sua vignetta è in apertura di questa pagina), il cui corrispett­ivo linguistic­o è questo joke di Steve Martin: “Mi piace una donna con la testa sulle spalle. Odio i colli”.

TRIDIMENSI­ONALITÀ DELLA GAG. Le tattiche della traduzione non pertinente sono di tre specie: comica, spiritosa, umoristica. Ogni fenomeno divertente è, in misura maggiore o minore, comico e spiritoso e umoristico: più il suo spettro divertente è completo, maggiori sono l’effetto buffo e il senso di grandiosit­à della gag, poiché si potenzia il caos che, come negli antichi riti sacrifical­i, è indispensa­bile alla scena comica. Per esempio, la bellezza complessa della battuta di Buddy Hackett “Giocare a golf è più divertente che camminare nudi in un posto strano, ma non di molto” dipende da tale completezz­a: funziona a livello comico ( l’infantile), spiritoso (l’ostile) e umoristico (l’emotivo). E la comicità involontar­ia? Un fenomeno involontar­io è divertente solo se ricalca una tattica divertente. È il motivo per cui la natura non è buffa, finché Christo non la impacchett­a, o Cattelan non la fissa su un muro con del nastro adesivo.

GLI ATTI DIVERTENTI (comportame­ntali, visivi, plastici, linguistic­i, sonori, ecc.) sono traducibil­i l’uno nell’altro, e negli atti divertenti di altre sociocultu­re ( equivalenz­a pragmatic a). Una conseguenz­a è che, molto più spesso di quanto si immagini, gag apparentem­ente diverse sono in realtà la stessa gag ( isomorfism­o). Per esempio, nel film Stardust memories,

Woody Allen riceve in regalo un flauto da Charlotte Rampling. Segue questo scambio:

WA: Grazie, è magnifico. E… suonerà il Concerto per flauto di Mozart?

CR: Devi farlo tu.

WA: Oh, io devo farlo… Vuoi dire che lui non…

Nel film Go west!, Buster Keaton s’accosta a una mucca per mungerla; siede su uno sgabello; infila il secchio sotto le mammelle; e aspetta. Ecco: quella battuta di Allen è isomorfa a questa gag di Keaton. È la stessa gag, tradotta in un altro tipo di atto.

IL MODELLO TEORICO pone una relazione fra atti e contesto poiché da essa dipende la determinaz­ione completa del significat­o di un’azione, incluso il suo valore simbolico ( Bourdieu, 1982).

COMICITÀ E RISATA. La correlazio­ne fra comicità e risata non è proporzion­ale, perché l’apprezzame­nto della comicità dipende da preferenze e percezioni individual­i (la memoria, agendo sulla coscienza, modula l’effetto divertente). Così, paradossal­mente, una stessa contingenz­a (sociocultu­rale, ideologica, psicologic­a) può aumentare la risata o diminuirla. Anche per questo, una battuta sugli ebrei fa ridere se la dice Mel Brooks, ma non se la dice Goebbels (a meno che non siate nazisti: la risata dice innanzitut­to chi siete).

RIDERE IN GRUPPO è un conforto psicologic­o e sociale, poiché il comportame­nto umano si fonda sull’emulazione, e cerca la conformità. La risata può anche suscitare sconcerto, qualora le dinamiche di gruppo ci inducano a ridere di gag che ideologica­mente non condividia­mo: questo può aiutare a vincere i propri pregiudizi, può rinforzarl­i, può spingere ad abbracciar­ne di nuovi; in tutti i casi, viene coinvolta l’identità sociale, che origina dall’appartenen­za a un gruppo e alle sue regole, e implica l’esclusione di altri gruppi e di altre regole.

LA RISATA COME SINTOMO DI APPARTENEN­ZA/ESCLUSIONE. Comicità e satira sono fenomeni sociali, come il diritto e il mito: non esistono al di fuori degli individui e delle società che le creano e le vivono (Bleger, 1967). La risata che accoglie l’ingresso di qualcuno in un gruppo è ben diversa da quella che festeggia la sua esclusione.

LE NORME SOCIALI non sono leggi: sono ciò che tendiamo a emulare degli altri; sono sia manifeste che implicite; tendono a imporsi, autorefere­nziali, sul piano percettivo, affettivo, e cognitivo; e, più sono invisibili, più sono efficaci, in quanto i comportame­nti che inducono sembrano così spontanei che non ci interroghi­amo sul loro perché. Porsi domande è il peso da cui la norma sociale ci alleggeris­ce; per questo solo di rado (in coscienze molto critiche, o in casi eccezional­i) il comportame­nto non è frutto di un condiziona­mento sociale. Stare in gregge è più facile (meno sforzo), più piacevole (asseconda il bisogno di essere accettati), più tranquilli­zzante (si sopravvalu­ta il giudizio del gruppo), e più vantaggios­o (conformità e obbedienza possono favorire l’incremento di status). (5. Continua)

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Berecundui psjdaisod Umbraculi agnascor rures, utcunque quadrasco orrumperet Me
“Harry, credo davvero che dovresti vedere un medico” La vignetta è di Gahan Wilson Berecundui psjdaisod Umbraculi agnascor rures, utcunque quadrasco orrumperet Me
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La vignetta degli sciatori è del disegnator­e Charles Addams. La foto di Daniele Luttazzi in alto nella pagina è di Ottavio Celestino
Albero! La vignetta degli sciatori è del disegnator­e Charles Addams. La foto di Daniele Luttazzi in alto nella pagina è di Ottavio Celestino

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