Venezia, la frittata dell’ovetto griffato e dei 2 mln buttati
ILDANNOELABEFFA Rimossa la cabina per i disabili
L’Ovetto
dove lo metto? Resta solo quest’ultima questione da risolvere: Venezia deve esibire in un museo la sua vergogna o farla seppellire in qualche cimitero? Tre giorni fa, infatti, è stato rimosso.
L’ovetto dove lo metto? Resta infatti solo quest’ultima questione da risolvere: Venezia deve esibire in un museo la sua vergogna o farla seppellire in qualche cimitero? Alle 14:30 di tre giorni fa è stato infatti rimosso il figlio brutto dell’opera più inguaiata che l’Italia repubblicana ricordi: il ponte della Costituzione, più noto come ponte Calatrava. Un dorsale di spigola in acciaio che nelle intenzioni avrebbe dovuto collegare sul Canal Grande il piazzale Roma con la stazione ferroviaria. Nella tragica sequenza degli errori di progettazione l’ultimo, quello dell’ovetto, ha le sembianze di una fenomenale burla.
Cemento, progetti e un assessore imprigionato
Sette anni fa i veneziani si accorsero che il ponte era una stramaledetta gradinata di vetro e acciaio. Gli abili, durante le giornate di pioggia, rischiavano l’anca. I disabili niente, perché a loro era inaccessibile. E allora, mumble mumble, il Comune, che non voleva neanche più sentir parlare di Calatrava dopo che il ponte era costato circa il doppio, (da 6,7 milioni di euro a undici) triplicando i tempi di esecuzione (da un anno e mezzo a sei), si affidò a tecnici di fiducia ponendo la domanda. I disabili come lo attraversano? Risposta: con l’ovovia! Un ovetto, di quelli in transito sulla val di Fiemme, quelli cari agli sciatori, avrebbe collegato una sponda all’altra su un binario di acciaio. I disabili avrebbero utilizzato l’ovetto e gli abili i gradini di vetro. L’ovovia costava solo altri 2 milioni di euro.
Già era successo dieci anni prima che l’impresa esecutrice del ponte, rifacendo i conti, aveva notato che il cemento stimato per le fondamenta fosse la metà di quello necessario ( cinquemila metri cubi invece che diecimila), e pure il ferro per fare la struttura in acciaio a spina di pesce fosse gracile. E infatti pure l’acciaio fu raddoppiato.
Così anche l’ovetto fu progettato per umani in formato mignon, pur di tenerlo nelle dimensioni giuste. E quando sette anni fa andarono a provarlo capirono invece che l’uo vo friggeva. I disabili con qualche chilo in più non riuscivano nemmeno a entrarci. E gli snelli d’estate cuocevano per il caldo. Successe anche che un assessore rimanesse incastrato dentro nei giorni dell’inaugurazione.
Scivoloni, cavilli, deroghe e danno erariale
Cosicché l’ovetto faceva solo ridere o anche piangere. Stava lì fermo, immobile. Nessuno si avventurava a montarci su.
Quando il ponte iniziò a traballare, e i primi veneziani caddero col culo a terra per via degli scalini vetrati, ci si rese conto che anche l’ovovia faceva ribrezzo. Un bel monumento allo spreco. Il sindaco Brugnaro, appena eletto, decise che era da rimuovere.
Ma si può rimuovere un’opera costata 2 milioni di euro senza procurare danno erariale? E allora, nella meravigliosa liturgia dei cavilli e delle deroghe, il comune ha dovuto provare alla Corte dei conti che l’opera fosse totalmente, completamente inutile. Mai vista una roba più inutile di quella. Mai una più orribile, mai uno spreco più documentato.
L’ultimo dilemma: al museo o in discarica?
I magistrati contabili si sono riuniti e infine hanno dato l’ok: l’ovetto può essere rimosso.
Quando l’altro giorno la gru l’ha portato via, anche il procuratore ha esultato: “Visto come la magistratura può essere collaborativa?”.
Ora resta solo da capire cosa farne dell’ovetto. Se appunto mostrarlo, come monumento speciale allo spreco, e quindi depositarlo in un museo facendo osservare da vicino cosa l’uomo può inventare se si ingegna. Oppure nasconderlo in qualche discarica, o anche farlo trasportare in fonderia e cremarlo, cospargendo le sue ceneri nel Canal Grande.
Resta il ponte però. Che solo di manutenzione costa quasi 170 mila euro all’anno. È sempre incerottato, monitorato, analizzato. Perché non ne vuole sapere di stare fermo.
Si elettrizza, un po’ si scuote. E tossisce sempre.
INAUGURATO nel 2008, il “Ponte della Costituzione” dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava (nella foto qui sopra) attraversa il Canal Grande fra piazzale Roma e la stazione ferroviaria Santa Lucia. Il costo dell’opera si aggira intorno agli 11,3 milioni di euro, a cui vanno aggiunti
1,8 milioni di euro per l'ovovia. La cifra finale supera nettamente i 6,7 milioni di euro previsti nella gara d'appalto
Sul “ponte Calatrava” Doveva correre a lato della “maledetta” dorsale sul Canal Grande
Ora è stato smontato
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