Erdogan, Putin e la replica dello schema Siria in Libia
Interessi e pallottole Il presidente turco e quello russo sono in buoni rapporti, ma si combattono anche fra le dune per averne un pezzo
Le Nazioni Unite hanno lanciato un’inda gine sul trasferimento di otto aerei da guerra di fabbricazione russa in Libia destinati al comandante Khalifa Haftar, che in questi giorni sta perdendo terreno in Tripolitania di fronte alla rioffensiva delle forze di Fayez al-Sarraj. Osservando le dinamiche sul territorio, è un dato di fatto che quest’anno la Libia sia divenuta, assieme alla Siria, il teatro di guerra in cui le potenze straniere intendono affermare la propria forza geopolitica. Gli attori esterni principali che si scontrano dietro i due contendenti locali – Fayez al Sarraj premier del governo di Accordo Nazionale, Gna, riconosciuto dall’Onu e l’uomo forte della Cirenaica, il comandante Khalifa Haftar – sono la Russia e la Turchia, paesi contrapposti anche in Siria, ma in buoni rapporti diretti.
COME IN SIRIA, Ankara e il Cremlino si combattono indirettamente allo scopo, da ultimo, di spartirsi il paese. Dopo la fallita “liberazione” di Tripoli lanciata dalle milizie di Haftar 14 mesi fa, la Turchia dall’inizio del 2020 ha deciso di impegnarsi molto di più per difendere il “fratello musulmano Sarraj (Erdogan e Serraj sono esponenti della Fratellanza Musulmana, ndr ) inviandogli numerosi addestratori del proprio esercito e decine di miliziani ben pagati tra i quali un agguerrito gruppo di turcomanni della Siria nord occidentale impegnati fino ad allora a combattere contro il regime di Assad. Gli aerei e i droni armati mandati, nel frattempo, ad Haftar dagli Emirati Arabi e le centinaia di mercenari della societá di sicurezza privata russa Wagner arrivati da Mosca per aiutare i suoi combattenti sul terreno, sono riusciti a far prevalere sul campo questi ultimi. Fino a quando il mese scorso la Turchia ha aumentato l’invio di droni armati che hanno permesso alle forze di Sarraj di spezzare la catena dei rifornimenti delle truppe nemiche e riconquistare nel corso degli ultimi dieci giorni basi e cittá lungo la costa occidentale, al confine con la Tunisia. La tensione si è così nuovamente impennata e lo si deduce anche dall’arrivo dei jet russi per tentare di risollevare Haftar. Un funzionario europeo, che ha chiesto l’anonimato, riferendosi alla dichiarazione del ministro degli interni libico, Fathi Bashaga, in cui si afferma che almeno otto aerei russi da combattimento sono volati nella Libia orientale dalla base aerea di Hmeimim in Siria, ha affermato che si tratta “di un numero ben più ingente di velivoli da guerra”.
SECONDO IL RAPPORTO pubblicato dal Financial Times, gli Emirati Arabi Uniti hanno trasportato fino a 10.000 tonnellate di equipaggiamento militare nei primi 4 mesi di quest’anno per sostenere Haftar. Abu Dhabi, come la Russia, ha negato l’uso dei propri jet militari in Libia. Intanto l’Onu ha anche affermato che le autorità statunitensi stanno indagando su una spedizione a Bengasi (la roccaforte di Haftar in Cirenaica) di circa 11.000 tonnellate di carburante per aerei da caccia dagli Emirati Arabi Uniti avvenuta due mesi fa. Tutto ciò sempre in violazione dell’embargo internazionale vigente sul trasferimento di armi alla Libia. A detta di alcuni esperti militari, le forze di Haftar non hanno però la capacità di far volare gli aerei da guerra inviati da Mosca. L’esercito libico del Gna ha recentemente ottenuto il controllo di Al-Watiya, una base militare di importanza strategica nella Libia occidentale che è stata utilizzata per anni dalle forze di Haftar. La riconquista della base aerea è stata vista da molti analisti come un duro colpo per il comandante golpista a lungo sostenuto in Europa dalla Francia. Un portavoce del ministero degli Esteri turco ha dichiarato: “Ribadiamo ancora una volta che se verranno toccati gli interessi turchi in Libia ciò avrà conseguenze molto gravi e gli elementi putchisti di Haftar saranno considerati un obiettivo legittimo”. Gli attacchi di Haftar contro Tripoli hanno provocato in un anno almeno mille vittime tra i civili. Ieri l’ambasciatore americano in Libia, Richard Norland, ha avuto un colloquio telefonico con il premier al Sarraj, nel quale ha ribadito “l’urgente necessità di porre fine al flusso destabilizzante di equipaggiamenti militari e mercenari russi e stranieri”.
Bisogna porre fine al flusso di forniture militari e mercenari russi e stranieri in Libia RICHARD NORLAND
La Guerra santa si concluderà con la vittoria, i turchi sono obiettivi legittimi KHALIFA HAFTAR