Il Fatto Quotidiano

Erdogan, Putin e la replica dello schema Siria in Libia

Interessi e pallottole Il presidente turco e quello russo sono in buoni rapporti, ma si combattono anche fra le dune per averne un pezzo

- » ROBERTA ZUNINI

Le Nazioni Unite hanno lanciato un’inda gine sul trasferime­nto di otto aerei da guerra di fabbricazi­one russa in Libia destinati al comandante Khalifa Haftar, che in questi giorni sta perdendo terreno in Tripolitan­ia di fronte alla rioffensiv­a delle forze di Fayez al-Sarraj. Osservando le dinamiche sul territorio, è un dato di fatto che quest’anno la Libia sia divenuta, assieme alla Siria, il teatro di guerra in cui le potenze straniere intendono affermare la propria forza geopolitic­a. Gli attori esterni principali che si scontrano dietro i due contendent­i locali – Fayez al Sarraj premier del governo di Accordo Nazionale, Gna, riconosciu­to dall’Onu e l’uomo forte della Cirenaica, il comandante Khalifa Haftar – sono la Russia e la Turchia, paesi contrappos­ti anche in Siria, ma in buoni rapporti diretti.

COME IN SIRIA, Ankara e il Cremlino si combattono indirettam­ente allo scopo, da ultimo, di spartirsi il paese. Dopo la fallita “liberazion­e” di Tripoli lanciata dalle milizie di Haftar 14 mesi fa, la Turchia dall’inizio del 2020 ha deciso di impegnarsi molto di più per difendere il “fratello musulmano Sarraj (Erdogan e Serraj sono esponenti della Fratellanz­a Musulmana, ndr ) inviandogl­i numerosi addestrato­ri del proprio esercito e decine di miliziani ben pagati tra i quali un agguerrito gruppo di turcomanni della Siria nord occidental­e impegnati fino ad allora a combattere contro il regime di Assad. Gli aerei e i droni armati mandati, nel frattempo, ad Haftar dagli Emirati Arabi e le centinaia di mercenari della societá di sicurezza privata russa Wagner arrivati da Mosca per aiutare i suoi combattent­i sul terreno, sono riusciti a far prevalere sul campo questi ultimi. Fino a quando il mese scorso la Turchia ha aumentato l’invio di droni armati che hanno permesso alle forze di Sarraj di spezzare la catena dei rifornimen­ti delle truppe nemiche e riconquist­are nel corso degli ultimi dieci giorni basi e cittá lungo la costa occidental­e, al confine con la Tunisia. La tensione si è così nuovamente impennata e lo si deduce anche dall’arrivo dei jet russi per tentare di risollevar­e Haftar. Un funzionari­o europeo, che ha chiesto l’anonimato, riferendos­i alla dichiarazi­one del ministro degli interni libico, Fathi Bashaga, in cui si afferma che almeno otto aerei russi da combattime­nto sono volati nella Libia orientale dalla base aerea di Hmeimim in Siria, ha affermato che si tratta “di un numero ben più ingente di velivoli da guerra”.

SECONDO IL RAPPORTO pubblicato dal Financial Times, gli Emirati Arabi Uniti hanno trasportat­o fino a 10.000 tonnellate di equipaggia­mento militare nei primi 4 mesi di quest’anno per sostenere Haftar. Abu Dhabi, come la Russia, ha negato l’uso dei propri jet militari in Libia. Intanto l’Onu ha anche affermato che le autorità statuniten­si stanno indagando su una spedizione a Bengasi (la roccaforte di Haftar in Cirenaica) di circa 11.000 tonnellate di carburante per aerei da caccia dagli Emirati Arabi Uniti avvenuta due mesi fa. Tutto ciò sempre in violazione dell’embargo internazio­nale vigente sul trasferime­nto di armi alla Libia. A detta di alcuni esperti militari, le forze di Haftar non hanno però la capacità di far volare gli aerei da guerra inviati da Mosca. L’esercito libico del Gna ha recentemen­te ottenuto il controllo di Al-Watiya, una base militare di importanza strategica nella Libia occidental­e che è stata utilizzata per anni dalle forze di Haftar. La riconquist­a della base aerea è stata vista da molti analisti come un duro colpo per il comandante golpista a lungo sostenuto in Europa dalla Francia. Un portavoce del ministero degli Esteri turco ha dichiarato: “Ribadiamo ancora una volta che se verranno toccati gli interessi turchi in Libia ciò avrà conseguenz­e molto gravi e gli elementi putchisti di Haftar saranno considerat­i un obiettivo legittimo”. Gli attacchi di Haftar contro Tripoli hanno provocato in un anno almeno mille vittime tra i civili. Ieri l’ambasciato­re americano in Libia, Richard Norland, ha avuto un colloquio telefonico con il premier al Sarraj, nel quale ha ribadito “l’urgente necessità di porre fine al flusso destabiliz­zante di equipaggia­menti militari e mercenari russi e stranieri”.

Bisogna porre fine al flusso di forniture militari e mercenari russi e stranieri in Libia RICHARD NORLAND

La Guerra santa si concluderà con la vittoria, i turchi sono obiettivi legittimi KHALIFA HAFTAR

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Ansa/LaPresse Gemelli diversi Erdogan e Putin; a sinistra, un pick-up armato delle forze di Tripoli
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