Il Fatto Quotidiano

Crisi Covid: l’Amazzonia ricomincia a bruciare

- » NICOLA BORZI

■ Nonostante la stagione delle piogge, sono ripresi gli incendi della foresta fluviale. Sotto accusa i latifondis­ti vicini a Bolsonaro. Lo stesso accade in Africa e Asia. In Indonesia a deforestar­e sono i fornitori Eni

Da inizio anno l'Amazzonia e altre foreste tropicali in Sudamerica, Africa e Asia sono tornate a bruciare a ritmi che non si erano mai visti negli ultimi tre decenni. A inquietare gli studiosi e le associazio­ni per la difesa dell'ambiente è il fatto che questo periodo nelle aree tropicali segna la stagione delle piogge, durante la quale in passato la deforestaz­ione frenava. Anche la causa che alimenta i roghi è del tutto nuova: a spingere l'aggression­e dell'uomo contro l'ecosistema è la crisi economica scatenata dalla pandemia.

La pressione dell'uomo sull'ambiente e sulle foreste tropicali ha innescato il meccanismo dello spillover, la fuoriuscit­a del coronaviru­s dalle specie animali all'uomo che ha scatenato la pandemia. Molti hanno creduto che la recessione causata dal Covid-19 portasse a una “tregua ecologica” consentend­o all'ecosistema di beneficiar­e della frenata dell'economia. Gli effetti positivi dei lockdown per l'ambiente si sono visti nelle grandi aree urbane e industrial­i, ma la crisi ha impoverito ulteriorme­nte larghe fasce di popolazion­e che già vivevano sotto la soglia di povertà, specialmen­te nelle aree rurali e vicine alle foreste nei Paesi in via di sviluppo. Anche grazie ai problemi di controllo del territorio dovuti al distanziam­ento sociale, le bande di criminali al soldo di latifondis­ti senza scrupoli e una massa crescente di disperati hanno visto le foreste tropicali come un tesoro da saccheggia­re per riempirsi le tasche o tentare di sfamare le proprie famiglie. La deforestaz­ione e gli incendi boschivi sono così ripresi in modo incontroll­ato.

PER ESTENDERE

le loro produzioni, molti latifondis­ti hanno deciso di tornare all'assalto dell'Amazzonia. Gli ultimi dati sulla deforestaz­ione in Amazzonia per il periodo dicembre 2019 - marzo 2020 diffusi dall'Istituto nazionale di ricerca spaziale brasiliana (Inpe) hanno rilevato una superficie disboscata pari a circa 796,08 chilometri quadrati, l'equivalent­e di 80mila campi da calcio. Con il 60% della foresta amazzonica all'interno dei suoi confini, nonostante il calo della deforestaz­ione tra il 2005 e il 2014, già nel 2015 in Brasile il disboscame­nto illegale e gli incendi boschivi avevano iniziato a riprendere slancio. Già lo scorso anno gli incendi boschivi e i disboscame­nti in Amazzonia avevano causato sgomento in tutto il mondo. Ma ora a far paura è l'attacco “fuori stagione”. Se nel 2019 la deforestaz­ione era cresciuta addirittur­a del 46% rispetto al 2012, anno con il valore più basso dall'inizio delle statistich­e, a impression­are adesso è l'ulteriore crescita record dei terreni aggrediti dall'uomo, pari al 51% rispetto allo stesso periodo dicembre 2018 - marzo 2019.

I dati emergono dal rapporto “Il Brasile e l'Amazzonia: disboscame­nto delle foreste pluviali, biodiversi­tà e cooperazio­ne con l'Unione Europea” preparato da Cristina Müller dell'Agenzia ambientale austriaca per l'Ufficio studi del Parlamento europeo. La maggior foresta pluviale della Terra ha una superficie di 7 milioni di chilometri quadrati, pari a 23 volte l'Italia. Un “bioma” esteso su nove paesi (Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana francese) che comprende un mosaico di ecosistemi terrestri, acquatici, sotterrane­i e atmosferic­i tra foreste pluviali, stagionali, decidue, allagate e savane. L'Amazzonia è la casa di una specie su dieci al mondo e il “motore” della resilienza planetaria alla crisi climatica nel quale l'ecosistema, le specie e la diversità genetica lavorano in sincronia. Ma negli ultimi cinquant'anni un sesto della sua foresta primaria è stata distrutta e il dato sale a un quinto in Brasile.

Ma il Brasile è anche il principale Paese del Mercosur, l'area di libero scambio commercial­e del Sudamerica. La bancada ruralista è la lobby parlamenta­re dei proprietar­i terrieri brasiliani, uno dei gruppi economici più potenti del Paese e ha sostenuto l'ascesa del presidente Jair Bolsonaro. L'aumento della deforestaz­ione e la violazione da parte del governo del patto sociale pro-indigeno ora hanno incrinato la fiducia di molti Paesi nell'impegno del Brasile al rispetto degli accordi internazio­nali.

Come secondo maggiore partner commercial­e del Mercosur dopo la Cina, l'Unione Europea sa che anche i modelli di consumo dei suoi cittadini sono motori della “deforestaz­ione incorporat­a” e che creano un'elevata pressione sulle foreste nei Paesi extraeurop­ei accelerand­o i disboscame­nti. Per frenare questo disastro la Ue intende garantire il commercio di “prodotti provenient­i da catene di approvvigi­onamento esenti da deforestaz­ione”.

L'EUROPA

vuole rivedere i suoi accordi commercial­i con il Mercosur per spingere i Paesi del Sud America a una politica ambientale migliore. Inoltre Bruxelles intende agire anche sui negoziati di due trattati ambientali vincolanti a livello internazio­nale dei quali il Brasile è stato tra i primi firmatari: la Conferenza delle Parti (Cop) dell'accordo di Parigi sulla Convenzion­e delle Nazioni Unite sui cambiament­i climatici (Unfccc) e la Convenzion­e sulla diversità biologica (Cbd).

La pandemia è stata un doppio colpo per l'economia brasiliana che era già in difficoltà, non ancora ripresa da un forte rallentame­nto nel biennio 2014-15 e da una nuova stasi nel 2018-2019. Le finanze pubbliche di Brasilia erano sotto forte pressione anche prima del coronaviru­s, il che renderà difficile il sostegno pubblico alle imprese e creerà tensioni maggiori. Secondo il Fondo Monetario Internazio­nale, quest'anno il Pil del Brasile calerà del 6,1% rispetto al 2019. La speranza è che la pressione economica europea riesca là dove hanno fallito l'intelligen­za e il rispetto per l'ambiente degli uomini.

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Con la crisi da Covid i latifondis­ti hanno ripreso ad incendiare la foresta Amazzonica. La “bancada ruralista” è la lobby parlamenta­re dei proprietar­i che ha sostenuto Bolsonaro
Ansa La lobby Con la crisi da Covid i latifondis­ti hanno ripreso ad incendiare la foresta Amazzonica. La “bancada ruralista” è la lobby parlamenta­re dei proprietar­i che ha sostenuto Bolsonaro
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Gli indigeni in Brasile e la foresta in fiamme
Ansa Senza scrupoli Gli indigeni in Brasile e la foresta in fiamme
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