Tabacco riscaldato: “Non è meno rischioso”
Stasera verrà mostrato il documento mai diffuso dell’Istituto superiore di Sanità
L’Italia ha aderito a diversi trattati internazionali per limitare l’uso del tabacco e, nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) abbia specificato che anche il tabacco riscaldato vada equiparato dal punto di vista normativo e fiscale alle tradizionali bionde, la passione della politica per le grandi aziende che hanno lanciato questi prodotti alternativi è troppo forte rispetto alle resistenze sanitarie. E accade così che, grazie a un’attività fortissima di lobby, se su un pacchetto di sigarette lo Stato incassa circa il 76% di tasse, sulle Iqos della Philip Morris (quelle con cui si assume nicotina senza combustione) appena il 33%. In pratica, la politica ha deciso di rinunciare a 1,2 miliardi di euro di incasso per i prossimi tre anni su un prodotto che all’apparenza dovrebbe essere meno rischiose per la salute, anche se una relazione del 2019 dell’Istituto Superiore di Sanità lo smentisca.
Peccato che questo documento nessuno sia riuscito a visionarlo fino a oggi, neppure l’ex ministra della Salute Giulia Grillo. Ma ora, a tirarlo fuori da un cassetto polveroso, ci sono riusciti Report
(Rai tre) insieme ad altri 12 media internazionali coordinati dal Consorzio di giornalismo investigativo OCCRP nel progetto Blowing Unsmoke. Il rapporto verrà mostrato questa sera durante l’inchiesta di Giulio Valesini.
Nel 2014 a dare il benvenuto alla Philip Morris in Italia, dove la multinazionale ha scelto di produrre per il mercato occidentale i componenti del suo prodotto di punta per il tabacco riscaldato, è stato l’ex premier Renzi, offrendogli uno sconto sulle accise del 50% rispetto alle sigarette tradizionali. Ma grazie a una forte lobbyng, il governo gialloverde nel 2019 ha fatto di più portando lo sconto al 75%.
GLI AFFARI vanno a gonfie vele: Philip Morris ha il 90% del mercato italiano, con la grande concessione della politica di far usare le Iqos anche all’interno dei luoghi pubblici. Porte spalancate nonostante l’Istituto superiore di Sanità abbia espresso in un documento in possesso di Report preoccupazione per la salute di chi usa tabacco riscaldato, sottolineando la presenza di sostanze cancerogene e di alcune sostanze potenzialmente genotossiche. Un allarme che nessuno ha mai letto ma ben noto alla Philip Morris che, nonostante non sia riuscita a dimostrare che il suo prodotto sia potenzialmente meno a rischio rispetto alle sigarette tradizionali, ha chiesto nel febbraio 2019 al governatore della Toscana Enrico Rossi un incontro con i medici per chiedergli di far utilizzare le Iqos ai pazienti che non riescono a smettere di fumare. Il lobbista di riferimento della multinazionale e Rossi sono dello stesso partito: Articolo Uno. A cui appartiene anche il ministro della Salute Roberto Speranza che ora potrebbe rendere pubblica la relazione del Ssn. Intanto Philip Morris ha diffidato Report dal mandare in onda l’inchiesta.
Lobby&politica Su un pacchetto di sigarette lo Stato incassa il 76% di tasse, il 33% sulle Iqos della Philip Morris