“Cara Sophia Loren, dia scandalo: paghi le tasse”
Anticipiamo uno stralcio delle “Lettere scontrose” che Giovanni Arpino scrisse sul “Tempo” negli anni 60, ora raccolte da Minimum fax in un libro in uscita giovedì.
Sul “Tempo” negli anni 60 il grande scrittore teneva una “corrispondenza” ironica e appuntita. Una sola volta ebbe risposta: era Totò
Per la prima volta in un libro le “Lettere scontrose” di Arpino
Gentile Sofia Loren, non sarò certo io a lesinare nei suoi riguardi i migliori aggettivi, i più fioriti termini di omaggio. Madre, sposa, sorella, geranio napoletano, zucchero ambrato, godimento degli occhi, elargizione di messi mature, esaltazione di carni familiari, sane eppur turbinose...
MA IL TEMA
di questa “lettera” purtroppo è un altro... Secondo i giornali, il fisco ha dichiarato che Sofia Loren, attrice, ha guadagnato nel 1964 trecentocinquanta milioni di lire. È buono il nostro fisco, lei lo sa: per solito si accontenta di aumentare le cifre dichiarate dai contribuenti e passa De Sica da dieci a cento milioni, Mastroianni da trenta a cento, vari industriali, imprenditori, patrizi e possidenti da zero a dieci, da dieci a cinquanta, da cinquanta a duecento. Il nostro fisco – entità astratta ma all’ “italiana” – sa come deve agire, come deve non esagerare, sa quali caute mosse avanzare sulla scacchiera delle nostre suscettibili abitudini. E accetta i concordati, le discussioni, i ricorsi, i pianti, le proteste, le indignazioni del contribuente, ne tiene conto: li traduce in cifre mediane.
Lei, però, gentile Sofia, questa volta ha tirato un poco la corda. Da indiscrezioni molto ben fondate, pare che lei nel 1964 abbia guadagnato non trecentocinquanta milioni, ma circa tre miliardi... Cosa sono tre miliardi? Lei, in un anno, ha guadagnato quanto mettono insieme tremila operai specializzati, ha raggiunto una somma sufficiente ad acquistare una petroliera da settantamila tonnellate, vale il patrimonio-giocatori di una squadra come l’Inter, assi e brocchi insieme. Con tre miliardi si acquistano seicento quadri di Morandi, ammesso che Morandi ne dipingesse uno al mese per seicento mesi filati... Continuo a ripetermi: tre miliardi, e naturalmente la sua figura ora mi sfugge, mi si deforma nella fantasia. Gli aggettivi perditempo che potevo stenderle davanti non mi servono più, ormai la vedo come un forziere, una miniera di diamanti, il forte Knox della nostra tremula economia.
Da qualche anno lei s’è buttata nel lavoro con un impegno incredibile quasi fosse condannata alle galere. Passa da un film all’altro come un ergastolano spaccapietre, come se fosse in debito con la società, senza mai un attimo di respiro, con soste di poche ore o pochi giorni nella villa in Svizzera, con passaggi fulminei in qualche atelier per il guardaroba... Legge copioni, firma contratti, balza su aerei, si distribuisce la giornata come un primo ministro, come un re dell’acciaio... Dov’è finita la Sofia che anni fa ci parlava degli spaghetti? Ora, guizzando da un personaggio all’altro, “non si ha tempo per essere tristi...”, lei dichiara. Le credo...
Che fare? Pagate le tasse, lei potrebbe starsene un poco tranquilla, in pace, a riflettere. Pagate le tasse, potrebbe godersi un po’ di silenzio, di quiete, lontana dagli aeroporti, dai registi, dai truccatori, libera dei bustini che le imprigionano le carni. Pagate le tasse, anche la sua villa in Svizzera le parrebbe più confortevole... finché non vengono pagate queste benedette tasse, l’obbligo della velocità non le riuscirà mai più di scrollarselo di dosso.
GENTILE SOFIA,
le pare bello? Lei ha abbandonato la pizza, l’aria di Ciociaria, il riso spontaneo, la pigrizia nostrana, per essere diva, per muoversi secondo uno schema americano, per risultare sempre più brava, più efficiente, più produttiva, oliata e perfezionata... Crei uno scandalo davvero positivo. Se lei è ancora come noi, allora non ami i produttori, fugga con qualche suo D’Annunzio, pecchi, si disperi, rischi la povertà per poi tornare sugli scudi più bella e combattiva, più umana... Dia una bella lezione ai troppi evasori fiscali, li anneghi nelle loro vergogne. Gliene verrà un’immensa e gratuita pubblicità, le saliranno incontro nuvole d’amore pubblico... Ma forse sbaglio io. Forse questa “lettera” dovevo indirizzarla non a lei, ma a Carlo Ponti.