I killer di Siani pagati dal 1985
C’è un welfare che funziona sempre, che supera ogni crisi. È quello della camorra. Per 35 anni ha pagato regolarmente le ‘mesate’ alle famiglie dei due killer di Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattinotrucidato sotto casa a Napoli il 23 settembre 1985. I due assassini condannati per questo omicidio si chiamano Armando Del Core e Ciro Cappuccio, del clan Nuvoletta. E di loro parla il pentito Roberto Perrone in un verbale del 2011. Spiegava le discussioni con il boss Giuseppe Polverino a proposito della somma che l’omonimo clan riconosceva al gruppo Nuvoletta “per mantenere i rapporti”. Cifre non da poco: “80-90mila euro per tre volte l’anno… Ebbene, in una di queste occasioni, Polverino mi disse che gli unici soldi che avevano una valida giustificazione erano quelli che, da questa cifra, venivano poi consegnati alle famiglie dei due detenuti all'ergastolo per l’omicidio Siani…”.
LA MORTE DI SIANI
fu decisa come ritorsione a un articolo con il quale il cronista ipotizzava che la cattura di Valentino Gionta fosse avvenuta grazie a una soffiata di esponenti del clan Nuvoletta. Ora si scopre che i Polverino, eredi di quella cosca criminale, e poi successivamente gli esponenti del clan Orlando, hanno continuato a sostenere per così tanto tempo le famiglie degli assassini del giornalista. È tutto raccontato nell’ordinanza eseguita ieri contro i clan di Marano (Napoli), 16 misure cautelari con accuse di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e all’intestazione fittizia di beni, reati aggravati dal metodo mafioso. Indagine condotta dai carabinieri e dal pm di Napoli, Maria Di Mauro.
L’omicidio Siani ha dunque assicurato una ‘pensione’ a chi si macchiò di questo delitto. “Gli unici soldi che avevano una valida giustificazione” a essere erogati, disse il boss. Un messaggio chiaro del ‘sistema’ camorristico. Che pone una domanda: Del Core, Cappuccio, le loro famiglie e i loro fiancheggiatori, hanno ancora qualche segreto da nascondere in cambio di questa rendita? Siani era un ‘giornalista giornalista’ e i suoi articoli scavarono in profondità nelle piaghe delle commistioni tra certa politica e i clan. Per arrivare ai suoi killer e ai mandanti ci vollero 12 anni di indagini e tre pentiti, dopo aver seguito invano le tracce di mitomani, depistatori e calunniatori. Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, medico e parlamentare del Pd, sostiene che gli arresti di ieri e le storie emerse dalle 660 pagine dell’ordinanza dimostrano che “c’è bisogno di ridare opportunità e speranza sul territorio, il vero welfare che da benessere ai cittadini è quello dello Stato, non quello criminale”.