Il Fatto Quotidiano

Sul mancato sbarco decise il Viminale contro Conte

- L. GIAR.

“L’indirizzo politico del ministro Salvini è diverso da quello del presidente del Consiglio”. Non è il retroscena di qualche giornale durante le settimane della vicenda Open Arms, ma una “velina” inviata in quei giorni all’Ansa da “fonti del Viminale”, il ministero guidato allora da Matteo Salvini.

È il 17 agosto 2019: il governo gialloverd­e scricchiol­a (la spaccatura sul Tav è del 7 agosto) e la Open Arms è in mare da più di due settimane. La dichiarazi­one dal Viminale, letta oggi, fornisce già la risposta ai dubbi sulla paternità della decisione di non far sbarcare i migranti. Adesso Salvini sostiene che la scelta fu condivisa dal governo; il M5S (che di quell’esecutivo faceva parte) e Giuseppe Conte riconducon­o il caso a una decisione autonoma del leghista.

Un passo indietro. Il 1º agosto 2019 la Open Arms salva 124 persone al largo della Libia. L’Italia le nega il porto. Nei giorni successivi, tre persone vengono trasferite per motivi medici e altre 39 vengono salvate in mare. Il 14 agosto il Tar del Lazio sospende il divieto di ingresso nelle acque italiane, anche se il governo ancora non indica un porto. Lo stallo si sblocca tra il 17 e il 20 agosto: prima sbarcano i 27 minori, poi, su intervento della Procura di Agrigento, le altre 83 persone.

In quei giorni Salvini e Conte si scambiano reciproche accuse. A Ferragosto il presidente del Consiglio indirizza una lettera aperta al ministro: “Ti ho scritto ier l’altro una comunicazi­one formale con la quale ti ho invitato ‘nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedime­nti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti nell’imbarcazio­ne’”. E anche per gli altri migranti, scrive Conte, la situazione deve sbloccarsi: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburg­o mi hanno comunicato di essere disponibil­i a redistribu­ire i migranti. Se davvero vogliamo proteggere i nostri ‘interessi nazionali’, non possiamo limitarci a esibire posizioni di assoluta intransige­nza”. Di lì a poco sbarcano i migranti e lo stesso Salvini, contrariat­o, chiama in causa Conte: “Qualcuno si sta portando avanti già nel nome del governo dell’inciucio per riaprire i porti”.

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