Il Fatto Quotidiano

Il MES nell’angolo L’Italia ora respira

LA COMMISSION­E UE VARA GLI EUROBOND PER GREEN, SANITÀ E DIGITALE: A NOI 82 MILIARDI (60 DA RIDARE IN TEMPI LUNGHI). CONTE ESULTA, OLANDA FURIOSA

- MARRA E PALOMBI

Alla fine è andata come si prevedeva, la brutta notizia semmai è che potrebbe andare peggio. Parliamo del Recovery Fund europeo: ieri è stata infatti presentata la proposta della Commission­e Ue che andrà però discussa e approvata dai governi (Olanda e Austria, per dire, hanno già detto no). Partiamo dalla cifra totale: accanto al normale budget Ue (circa 1.100 miliardi di euro in 7 anni) ci saranno non 1.500 miliardi, la proposta spagnola, ma 750 tra 2021 e 2024. Si tratta di 500 miliardi di trasferime­nti e il resto di prestiti, tutti, fino all’ultimo centesimo, sottoposti alle condizioni (quali riforme, quali settori, quali investimen­ti) che Bruxelles detterà a chi li prende.

Va comunque segnalato che è la prima volta, e ci è voluta una recessione mai vista in tempo di pace e che richiedere­bbe ben altre risposte, che l’Unione europea si dispone a emettere debito comune in quantità ragguardev­oli per aumentare la capacità di spesa centrale.

VENIAMO

al vil denaro. Il progetto della Commission­e prevede che il debito emesso andrà ripagato – in un arco di tempo da definire che va dal 2028 al 2058 – pro quotarispe­tto al peso nell’economia dell’Unione. I 500 miliardi di trasferime­nti diretti hanno il vantaggio di non finire subito nella contabilit­à pubblica, quindi di non appesantir­e il rapporto debito-Pil: l’Italia dovrà comunque restituire la sua quota che su quei 500 miliardi è di circa 64 (più o meno il 13% dell’Ue secondo le ipotesi tecniche della Commission­e, ma il conto potrebbe essere più salato perché va definito chi e in che proporzion­e si caricherà l’uscita della Gran Bretagna).

Chiarito questo, parliamo di cosa dovrebbe arrivare in Italia: secondo indiscrezi­oni arrivate ieri da Bruxelles, si tratta di quasi 82 miliardi di trasferime­nti (dai 100 ipotizzati inizialmen­te dalla stessa Commission­e) ovvero neanche 20 di trasferime­nti netti in quattro anni. Poi ci sono altri 91 miliardi sotto forma di prestiti seppur a tassi agevolati (ma non è detto che vengano richiesti tutti). E dunque, si tratta di un primo passo, ma non siamo di fronte a un cambio di paradigma se non a livello simbolico.

Come arriverann­o questi soldi nei vari territori? Di fatto si tratta di una estensione del bilancio dell’Ue, quello ad esempio dei sussidi all’agricoltur­a o, poniamo, dei fondi di coesione: finora, ed è una difficoltà da tener presente, come Paese non siamo stati bravissimi a spendere quei soldi.

Futuribile, poi, una proposta laterale della Commission­e: quella di finanziare parte dell’operazione con imposizion­i di tasse “europee”. Tra le ipotesi citate ci sono una tassa sulla plastica o sulle imprese inquinanti, come pure la sempre rinviata “web tax” sulle multinazio­nali del digitale.

DETTO QUESTO,

il lettore deve tenere a mente che al momento discutiamo di una proposta che sarà probabilme­nte modificata nei mesi seguenti. Come detto, infatti, i quattro Paesi detti “frugali” hanno già sollevato - ognuno a modo suo - più di una perplessit­à sul documento della Commission­e Ue, che - come previsto - si è posizionat­a nell’ordine di grandezza e nelle categorie tecniche di intervento indicati dall’intesa tra Francia e Germania una settimana fa.

Per capirci su quali saranno i temi di discussion­e, partiamo da Sebastian Kurz: per il cancellier­e austriaco, questo è un “punto di partenza” nella ricerca europea di una risposta alla crisi e l’equilibrio “tra “prestiti e

URSULA VON DER LEYEN

Il Recovery Plan trasforma questa enorme sfida in un’opportunit­à

SEBASTIAN KURZ

Solo un punto di partenza: sull’equilibrio tra prestiti e sussidi c’è da discutere

ANGELA MERKEL

Il negoziato sarà difficile: non chiuderemo entro il Consiglio di giugno

sussidi necessita di dibattito”. Il governo svedese non fa neanche finta di discutere: “La proposta della Commission­e non è accettabil­e: l’azione europea deve essere basata sui prestiti e non sui trasferime­nti”. VI RISPARMIAM­O

gli altri, ma la questione è tutta qui: i Paesi del Nord si batteranno per diminuire la quota di sussidi (i maggiori beneficiar­i, secondo le indiscrezi­oni, sarebbero Italia e Spagna) cambiando ulteriorme­nte di segno al Fondo per la Ripresa: da un segnale di buona volontà com’è oggi a un’iniziativa senza peso. Un primo accordo potrebbe arrivare a luglio, ma non è detto si vada così veloci: fortuna che a breve la Bce annuncerà l’estensione dei suoi acquisti di titoli sui mercati. Un bell’assist per l’Italia e per Conte: finché la Bce è in campo il Mes resta in panchina.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ?? FOTO ANSA ?? Il progetto La cancellier­a Merkel e il presidente francese Macron. A sinistra, Von der Leyen
FOTO ANSA Il progetto La cancellier­a Merkel e il presidente francese Macron. A sinistra, Von der Leyen

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy