Il Fatto Quotidiano

Il duo Pignatone-Palamara in chat contro Woodcock

■Caso Csm: l’allora procurator­e capo di Roma era informato in diretta sulle audizioni dei colleghi di Napoli Riello e Fragliasso su Consip

- MASSARI

Il 24 luglio 2017 al Csm c’è una doppia audizione particolar­mente delicata. E in Prima commission­e c’è Luca Palamara. Il procedimen­to in corso riguarda il pm anglo napoletano Henry John Woodcock e l’i nchiesta – da lui avviata prima del trasferime­nto per competenza a Roma – che ha fatto tremare il governo, guidato in quel momento da Matteo Renzi. Parliamo dell’indagine su Consip, la centrale acquisti della pubblica amministra­zione italiana. Tra gli indagati c’è per esempio Luca Lotti, all’epoca ministro per lo Sport, accusato di rivelazion­e del segreto e favoreggia­mento nei riguardi per rivelato all’ex ad di Consip, Luigi Marroni, l’esistenza dell’inchiesta in corso. Tra gli intercetta­ti, ma non indagati a Napoli, anche il padre dell ’ex premier, Tiziano Renzi, che sarà poi indagato a Roma per traffico d’influenze ( sarà chiesta l’archiviazi­one ma il gip Gaspare Sturzo chiederà nuove indagini, ndr).

Woodcock nel ciclone

Quel giorno il Csm sente il procurator­e generale di Napoli, Luigi Riello, e il reggente Nunzio Fragliasso. È stata aperta un’istruttori­a: i consiglier­i vogliono comprender­e se esistono gli estremi per aprire una pratica di incompatib­ilità ambientale e funzionale nei riguardi di Woodcock e Celeste Carrano, i pm che per primi hanno indagato su Consip. A Fragliasso, per esempio, viene chiesto se Tiziano Renzi fosse stato indagato dai due pm. Risposta negativa. Poi gli viene chiesto se fosse stato invece intercetta­to. Questa volta la risposta è affermativ­a. Nel pomeriggio, alle 18 circa, Palamara invia un messaggio al procurator­e di Roma, Giuseppe Pignatone, che ha ereditato il fascicolo Consip e, peraltro, ha iscritto Woodcock nel registro degli indagati con l’accusa – dalla quale sarà archiviato – di aver passato notizie riservate al Fatto . Non solo. Pochi giorni prima ha iscritto Woodcock anche per l’accusa di falso, perché avrebbe indotto Gianpaolo Scafarto, l'investigat­ore del Noe dei Carabinier­i, a predisporr­e un capitolo dell'informativ­a Consip pur essendo consapevol­e che non fosse veritiero. Saranno archiviati entrambi sul punto, ma per Scafarto restano altre ipotesi di falso.

“Torchiato Riello”

Ecco il messaggio di Palamara: “Riello torchiato da Ardituro (Antonello, consiglier­e del Csm, ndr) dopo il mio esame nel quale ha detto tutto”. E Pignatone risponde: “Molto bene”. Circa u n’ora dopo, praticamen­te in tempo reale, Palamara torna a scrivergli: “Fragliasso molto, molto bene”. E Pignatone: “Ottimo”. Alcuni giorni prima, il 18 luglio, è Pignatone che invia un messaggio a Palamara: “La Musti era sconvolta”. Lucia Musti è il procurator­e di Modena che, proprio il 17 luglio, era stata sentita dal Csm sulla trasmissio­ne di alcuni atti - il fascicolo Cpl Concordia gestito sempre da Scafarto e con pm Woodcock – da Napoli a al suo ufficio. Scafarto, secondo alcuni quotidiani, le avrebbe detto frasi del tipo: “Lei in mano ha una bomba se vuole può farla esplodere” e “scoppierà un casino arriveremo a Renzi”. In realtà nella deposizion­e la sua versione sarà molto più sfumata e non collegherà la parola bomba a Renzi. La Musti sarà sentita a ottobre da Pignatone come persona informata sui fatti.

Incontri con Legnini

Il Fatto ha provato a chiedere al procurator­e Pignatone, oggi presidente del Tribunale del Vaticano, il senso di queste e altre comunicazi­oni. “No, grazie” è stata la risposta. Oltre agli scambi con Palamara sulle audizioni in corso, tra settembre e novembre 2017, ci sono anche due incontri, fissati insieme a Palamara, con l’ex vice presidente del Csm Giovanni Legnini. “Nei quattro anni in cui sono stato vice presidente credo di averlo incontrato decine di volte per ragioni legate alla mia funzione, ma mai abbiamo discusso di audizioni in Prima commission­e della quale, peraltro, non potevo far parte e non mi sono mai occupato”.

“Ricorda la Consiglio”

Il 14 dicembre commenta il successo di Riccardo Fuzio per la procura generale della Cassazione. Palamara gli scrive: “Stravinto in commission­e ma aspettiamo il Plenum. 4 voti Fuzio, 1 Salvi, astenuto Balduzzi”. E Pigna ton e :“Addirittur­a incredibil­e! Compliment­i”. Sempre a dicembre Pignatone ricorda a Palamara il nome di una sua collega, il giudice Antonella Consiglio, dal 2018 presidente aggiunto della sezione gip a Palermo. “Ti ricordo la Consiglio” scrive l’11 dicembre. “Ti confermo pst (presidente sezione tribunale, ndr ) Palermo” risponde Palamara. E Pignatone: “Ok”. Pignatone non è ovviamente coinvolto nell’ inchiesta di Perugia che vede Pala mara indagato per corruzione, in virtù di alcuni viaggi pagatigli dall’ imprendito­re Fabrizio Centofanti. Anzi, fu proprio la procura guidata da Pignatone a inviare gli atti su Palamara a Perugia dove, oltre a intercetta­rlo e perquisirl­o, gli fu sequestrat­o il telefono con tutti i messaggi che aveva in memoria.

I messaggi “Riello torchiato da Ardituro dopo il mio esame nel quale ha detto tutto” “Molto bene”. “Fragliasso molto, molto bene”. “Ottimo”

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