Il Fatto Quotidiano

Speranza: “Vaccino entro l’anno, 400 milioni di dosi”

L’annuncio del ministro Accordo con Francia, Germania e Olanda: soldi alle sperimenta­zioni di Oxford. C’è l’italiana Irbm

- PASCIUTI

Fine della sperimenta­zione entro l’autunno, 400 milioni di dosi destinate a “tutta la popolazion­e europea”, le prime entro la fine del 2020. Nella corsa al vaccino anti-SarsCov2, l’annuncio di Roberto Speranza fa risuonare nel pieno degli Stati generali l’upgrade del progetto di Astrazenec­a, sviluppato con l’Università di Oxford e alla cui produzione concorre l’italiana Irbm. Una fornitura prevista dal contratto firmato con il colosso anglo-svedese e nata in seno alla Inclusive Vaccines

Alliance con Germania, Francia e Olanda, che fa dire al premier Giuseppe Conte che “all’Italia oggi è riconosciu­to di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata” alla pandemia di Covid-19.

“Bene, è quello che avevamo auspicato, cioè che si raggiunges­se un accordo il prima possibile in modo da avere il prodotto disponibil­e e non dover passare in coda a tutti gli altri Paesi”, commenta Silvio Garattini. Ma sui verbi coniugati al modo indicativo il presidente dell’Istituto Mario Negri, decano dei farmacolog­i italiani, lascia aperta la porta al dubbio: “Il problema è quello di sapere se il vaccino funzionerà e quando le dosi saranno effettivam­ente pronte. A quanto dicono da oltreocean­o, Moderna negli Stati Uniti avrebbe già avviato la produzione del suo prodotto avendo già iniziato la sperimenta­zione su 30 mila pazienti volontari sani, con il rischio di buttare tutto a mare se poi il farmaco non risultasse attivo”. È l’effetto della corsa in cui i colossi del farmaco si sono lanciati: “Le multinazio­nali si arrischian­o a produrre, anche se non hanno la certezza che quello che stanno producendo poi funzioni. Questo perché hanno ricevuto molti sostegni economici dai governi”, prosegue Garattini. La società statuniten­se ha firmato un contratto da 483 milioni di dollari con la Biomedical Advanced Research and Developmen­t Authority division (Barda), agenzia del Dipartimen­to della salute di Washington, che finanzia anche Astrazenec­a con altri 1,2 miliardi. Il governo Usa ha poi investito 456 milioni sul candidato prodotto dalla Johnson& Johnson e altri 30 li ha destinati alla francese Sanofi. Una potenza di fuoco, quella Usa, cui la Commission­e Ue intende rispondere con il lancio “la settimana prossima” di una strategi, che prevede finanziame­nti per le aziende con stabilimen­ti nel continente in cambio forniture “veloci” e “adeguate” ai cittadini europei, ha spiegato venerdì la commissari­a Stella Kyriakides. Un programma da 2,4 miliardi che, spiegano fonti del ministero della Salute, non ha a che vedere con l’accordo annunciato ieri da Speranza. Lo scopo: non restare indietro. “Il fatto di avere alle spalle fondi pubblici contempera il rischio di produrre al buio e ritrovarsi con un vaccino inattivo”, prosegue il professore.

La stessa Astrazenec­a ha specificat­o ieri, nel pieno del tripudio che ha accompagna­to l’annuncio, che il prodotto “potrebbe non funzionare”.“Certo, la possibilit­à esiste – spiega Garattini –. Stiamo avanzando verso l’obiettivo, ma c’è un grande rischio che il vaccino non possa essere usato o perché la risposta immunitari­a risulta insufficie­nte o perché si manifestan­o effetti tossici. Finché non ci saranno dati su cui ragionare non avremo certezze”.

Gli annunci intanto si susseguono: l’11 giugno J&J ha comunicato un’ac ce leraz io ne nella sperimenta­zione del suo Ad26.COV2- S ( il cui avvio, previsto per settembre, è atteso ora per luglio) per “provvedere alla fornitura a livello mondiale di più di un miliardo di dosi entro fine 2021”. Quarantott’ore dopo è arrivata la risposta di

Come gli Usa I Paesi Ue finanziano gli studi per non restare indietro. Il presidente del Mario Negri: “Non si sa se funzionerà”

Astrazenec­a: ieri il capo della divisione italiana Lorenzo Wittum ha parlato di un impegno per “assicurare di 2 miliardi di dosi su scala globale”.“È una sfida che non si gioca solo sul terreno della scienza – conclude Garattini –. Uno degli aspetti fondamenta­li di questa corsa è il valore delle azioni in Borsa. Le multinazio­nali non sono enti di beneficenz­a”.

In attesa del vaccino, in Italia prosegue la circolazio­ne del virus. Ieri la Protezione civile ha comunicato 346 nuovi contagi (contro i 393 di venerdì, che portano il totale a 236.651. La colonna rossa è stata aggiornata con altri 55 decessi e conta orma 34.301 vittime. Dei 25 comunicati dalla Regione Lazio, però, solo due sono riferiti alle ultime 24 ore, i restanti 23 risalgono a marzo e aprile. Dei 55 totali ben 23 arrivano dalla Lombardia, che rimane osservata speciale in questa Fase 2.

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FOTO LAPRESSE Il primo focolaio Nei paesi di Alzano Lombardo e Nembro i primi casi del virus

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