Il Fatto Quotidiano

Cig, altri soldi per allungarla Inps finora ha pagato il 50%

“ENTRO VENERDÌ” PER MOTIVI ANCHE NON DIPENDENTI DA INPS RESTANO A SECCO 410MILA LAVORATORI

- DE RUBERTIS E PALOMBI

Ogni promessa è debito, anche se già si sa che è difficile da mantenere e rischia di diventare una mezza bugia (o verità). È il risultato, scontato, della dichiarazi­one del presidente dell’Inps Pasquale Tridico sul pagamento della cassa integrazio­ne. A inizio settimana, ha promesso a

Repubblica che “entro venerdì 12 giugno i soldi arriverann­o a tutti”. Ieri, sempre in un’intervista, Tridico ha comunicato che i pagamenti sono arrivati a 419.670 lavoratori che per l’Istituto di previdenza rappresent­ano il totale dei beneficiar­i ancora a secco. Tutto risolto? Mica tanto. I numeri, spietati, raccontano altro: la “vera” platea in attesa della cassa integrazio­ne nelle sue diverse tipologie (ordinaria, straordina­ria e in deroga) è il doppio di quella considerat­a dall’Inps, cioè circa 830 mila persone. Quindi a tutt’oggi ci sono 410 mila lavoratori esclusi da qualunque aiuto, perché l’Inps non ne conosce i dati o perché quei dati sono sbagliati o ancora perché potrebbero non aver diritto ai soldi. Una discrepanz­a che va spiegata.

I NUMERI. I beneficiar­i potenziali della Cig con causale “Covid-19” per i mesi di marzo e aprile sono 8,4 milioni. Mentre al 4 giugno (gli ultimi dati pubblicati dall’Inps) i lavoratori effettivam­ente raggiunti erano 7,5 milioni, ma per 4,3 milioni di loro si tratta di un assegno del 40% anticipato dall’azienda. Anche a loro, quindi, l’Inps deve dei soldi. Si dice a luglio, forse ad agosto. I ritardi sono innegabili, così come ci sono 2.549 società “congelate”: avrebbero richiesto la cassa integrazio­ne illegalmen­te.

IL MECCANISMO. Il presidente Tridico ha ammesso che il più grande ostacolo della cassa integrazio­ne non è tanto la mole di lavoro, ma la stessa procedura su cui si è incastrato il meccanismo del pagamento che passa – dopo una sorta di “prenotazio­ne” – per l’invio di un modello (Sr41), in cui le aziende devono scrivere il numero dei lavoratori effettivam­ente in cassa e il loro Iban. Ci sono stati migliaia di errori nella compilazio­ne. Così l’Inps prima è stato costretto a correggere i dati, perdendo tempo, e poi ha deciso di depennarli dal calcolo per far quadrare i conti che ora gli consentono di affermare di aver rispettato la promessa.

GLI ESCLUSI. Anche se il presidente Tridico si dice soddisfatt­o, ci sono fino a 410mila lavoratori invisibili agli occhi dell’Inps solo perché hanno la sfortuna di rientrare in un meccanismo infernale. Per i consulenti del lavoro la colpa è anche delle Regioni che non hanno ancora inviato all’Inps la documentaz­ione, ma ci sono pure aziende che hanno richiesto la Cig in deroga, mentre avrebbero dovuto fare domanda per quella ordinaria o quelle che avrebbero dovuto rivolgersi ai propri fondi e, invece, hanno bussato all’Inps. Errori difficili da giustifica­re agli occhi di chi ora non può neanche aggrappars­i a una promessa, visto che l’Inps non è in grado di sapere entro quando si sblocchera­nno questi pagamenti fantasma.

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