Il Fatto Quotidiano

Lo sdegno da ipocriti

ERRORIGove­rno e giornali versano lacrime di coccodrill­o dopo l’affare con l’Egitto, illudendos­i che porterà vantaggi nei rapporti internazio­nali

- Lerner

e lacrime di coccodrill­o versate in omaggio ai genitori di Giulio Regeni dai nostri ministri, subito dopo aver approvato all’unanimità la fornitura di armi all’Egitto, invano cercano di nascondere una scelta disonorevo­le di natura più generale: la retrocessi­one dei diritti umani a variabile subordinat­a nella gerarchia delle scelte governativ­e.

Risuonano definitive le parole pronunciat­e a

da Claudio e Paola Regeni: “Dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi, siamo stati traditi dal fuoco amico, non dall’Egitto”. Colgono perfettame­nte il clima di falsa indignazio­ne dei giornali che in prima pagina protestano, come si conviene, ma nelle pagine economiche coprono di lodi le nostre aziende, da Fincantier­i a Leonardo, che incassano commesse miliardari­e da regimi dittatoria­li e guerrafond­ai, garantendo l’occupazion­e dei loro dipendenti. Con l’a ggiunta di un pizzico di rassegnazi­one, tra e convenienz­a, come ha scritto ieri Corrado Augias: “L’Italia non ha un peso tale da poter premere molto più di quanto non abbia fatto”. Dunque… È proprio vero che il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare.

DA FRANCESCHI­NI a Fassino, da Crimi a Di Maio, gli esponenti della coalizione gialloross­a fingono di credere che il rafforzame­nto della nostra capacità persuasiva nei confronti di al Sisi passerebbe dal rispetto degli impegni presi in campo economico e strategico. Non detta, c’è dietro l’idea che quando si governa l’idealismo debba cedere il passo al pragmatism­o. Sarebbe questo il destino delle piccole potenze come la nostra.

Ma guardiamoc­i alle spalle: quali sarebbero i risultati conseguiti dalla realp oli tikall’ ita liana, con l’Egitto e non solo? Sul caso Regeni, quale progresso avremmo ottenuto dal 2017, quando il nostro ambasciato­re è tornato al Cairo? Abbiamo rinnovato il Memorandum con la Libia con la promessa d’ inserirvi clausole di tutela dei diritti umani. Qualcuno le ha viste? La nostra influenza a Tripoli si è rafforzata o indebolita? E il nostro controllo sui flussi migratori ne ha forse beneficiat­o? Sempre convinti che Minniti avesse ragione?

C’è un altro retropensi­ero non dichiarabi­le che detta le priorità della politica governativ­a: la convinzion­e che agli italiani dei diritti umani gliene importi poco o nulla, perché hanno prima da pensare ai guai loro. A maggior ragione dopo l’epidemia Covid. Un plauso al Papa quando dice “ci siamo illusi di rimanere sani in un mondo ma lato”, e poi avanti come prima anche di fronte alle guerre e alle migrazioni. Tanto, a protestare resteranno sempre e solo Avvenire , manifesto e le solite firme di Saviano, Manconi, Verdelli.

SI SPIEGA COSÌ che la modifica dei decreti Sicurezza di Salvini a più di un anno dall’insediamen­to del nuovo governo resti oggetto di schermagli­a tra le forze della coalizione. E il riconoscim­ento della cittadinan­za ai giovani immigrati che hanno studiato in Italia sia relegato nel dimenticat­oio. Ma anche questo si è rivelato puntualmen­te un calcolo sbagliato. La retrocessi­one dei diritti umani a lusso che non ci potremmo permettere nutre, anziché sedare, la propaganda della destra.

Fingere disagio e versare lacrime di coccodrill­o dopo ogni cedimento, spergiuran­do che d’ora in poi ci faremo rispettare, è una tecnica meschina con cui otteniamo il solo risultato di indebolire la nostra credibilit­à e la nostra forza negoziale. Mi ricorda un vecchio proverbio genovese: Sciùscià e sciorbì no se peu. Soffiare e succhiare non si può.

Effetti collateral­i Si pensa che agli italiani importi poco o nulla dei diritti umani, ma così si nutre la propaganda di destra

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FOTO LAPRESSE Senza verità Una fiaccolata in memoria di Giulio Regeni ucciso nel 2016

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