Il Fatto Quotidiano

L’Italia frantumata

- Colombo

Lo spazio è vasto. È quello che nella nostra mente comprende il Paese fisico (l’Italia dello stivale, con le sue regioni e le sue zone franche a statuto speciale), comprende gli enti e le istituzion­i, comprende i tre poteri della democrazia, comprende la sua forza economica, la sua forza lavoro e il suo deposito passato e presente di cultura e di scienza. Lo spazio è ingombro di frammenti (i comuni contro le regioni, le regioni contro il governo, il Parlamento che non può funzionare perché è in corso una lunga

bagarre contro se stesso e contro il governo, vuol dire fare in modo che il Parlamento non lavori per poi dire che è inutile) in nome di cittadini che possono fare bagar

re solo davanti alla loro fabbrica chiusa.

La Giustizia ha frantumato se stessa, e ogni partito, quando diventa il governo di una regione, non ha niente a che fare con storia e natura della regione. È un frammento nazionale o personale del partito che vede la regione come terra di conquista. Adesso è Lega, non Piemonte, è Forza Italia, non Umbria, è centrodest­ra, non Sardegna. Oppure diventa Miccichè, invece di Sicilia, De Luca, invece di Campania, Jole Santelli, non Calabria, Fontana non Lombardia.

Il problema può essere grande (la pandemia) o sembra piccolo, nel senso che non allarma, ma va risolto con urgenza come la mancanza di asili nido, ma per affrontarl­o dovresti ogni volta ricomporre il quadro, come in un gigantesco cartone animato, il comune diventa regione, la regione diventa Paese, le istituzion­i raggiungon­o (e sono raggiunte) in tutti i luoghi, gli esperti consiglian­o, i politici dirigono, le burocrazie eseguono e la giustizia, implacabil­e e agile, sa quale filo tirare per portare giustizia, mentre i medici si accordano per dire, insieme, più o meno la stessa cosa sul problema che affanna i cittadini.

MA NON VA così, perché il Paese è frantumato in tutti i suoi punti chiave, in tutte le sue istituzion­i e ogni strumento, economico o scientific­o, istituzion­ale, politico, partitico, è stato messo in condizione di non funzionare. Poiché il cartone animato della automatica ricomposiz­ione del quadro in caso di necessità non esiste, occorre organizzar­e “gli Stati generali degli Stati generali”. Il problema è come fare in modo che ogni frammento abbia una voce. Infatti l’accostamen­to e il reciproco ascoltarsi di questa marea di voci sarebbe l’un ica possibilit­à, sia tecnica (ascoltarsi) sia morale (non distruttiv­a) per scuotere la condizione di blocco che è diventata una situazione stabile, e non è solo, come si ama dire, la conseguenz­a dell ’ immenso contagio. La ragione è che un numero troppo grande di leader mediocri inchioda le porte piuttosto che aprirle. C’è speranza? Il fatto è che tutti, chi vuole il meglio e chi vuole il peggio, si ispirano agli stessi comandamen­ti, che non sono incoraggia­nti. Eccoli:

1 - Non ti puoi fidare di nessuno, alleati o nemici. Se sanno quello che pensi o progetti, sei finito.

2 - Non ti puoi confidare con nessuno, se non vuoi diventare subito pubblico passatempo.

3 - Non puoi contare sugli esperti. Sono tecnici, dunque disprezzan­o i politici, disprezzan­o i committent­i e si dividono in gruppi, scuole e credenze diverse, pronte a combatters­i a sangue nei momenti in cui servirebbe essere incoraggia­ti da credibili e non tragiche previsioni.

4 - Una volta aperti gli “Stati generali degli Stati generali” non si può permettere che qualcuno decida la conclusion­e. La forza di ciascuno è troppo poca, ma quella unita di chi si oppone al progetto di qualcuno è grandissim­a.

5 - Il niente è sempre vincente. 6 - Poiché niente è certo e nessuno può essere portatore di verità, la prima cosa da fare è verificare il contrario della affermazio­ne o proposta che si presenta come vincente. Di sicuro rovesciare una proposta, per quanto avvincente, è un modo di mettersi al sicuro contro l’inganno.

7 - Se qualcuno, nella vasta platea degli “Stati generali degli Stati generali” sembra avere le qualità di leader, va respinto subito perché è chiaro che vuole impossessa­rsi del gioco.

8 - Diffida dei deboli, nella grande pianura degli Stati generali. Non hanno niente da perdere.

9 - Diffida dei forti, nella stessa assemblea. Sanno sempre come vincere.

10 - Diffida della scienza. È una religione di dogmi e prescrizio­ni assolute, senza il papa e senza alcuna infallibil­ità.

Confrontat­e con la notizia sulla vita italiana, sia contagio, sia lavoro, sia inventario dei pezzi infranti di Repubblica che giacciono nello spazio inerte che dovrebbe rivivere e “ripartire”, risulta che le regole indicate per “gli Stati generali degli Stati generali” sono scrupolosa­mente osservate. E non portano bene.

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