I vostri figli protestano? Allora “Stiamo calmi!”
IL LIBRO Rabbia, frustrazione, spaesamento: Marina Zanotta affronta le reazioni psicologiche (e pratiche) dei piccoli durante l’interruzione dell’anno scolastico
La famigerata didattica a distanza è ormai conclusa e, probabilmente, al ricevimento delle pagelle non sentiremo genitori perdere le staffe per una bocciatura o per voti non corrispondenti alle loro aspettative; eppure questo non significa che le cose siano andate lisce. La comunità educante ha espresso più volte frustrazione e stizza di fronte all’odissea della scuola e ha cercato costantemente di portare l’attenzione a quella che è stata la realtà emotiva degli oltre 8 milioni di studenti italiani: relazioni interrotte e schiacciate prima sotto l’eco della paura, poi dietro al vessillo della rabbia. Emozioni tanto potenti quanto scomode, che hanno fatto da compagne di banco a bambini e ragazzi e che hanno messo in difficoltà i genitori in questi mesi di convivenza tanto forzata quanto necessaria.
La rabbia è l’emozione delle possibilità negate, pronta a far capolino ogni volta che ci troviamo davanti ad un ostacolo che ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi. In età evolutiva è necessaria per una crescita emotivamente equilibrata, ma questo è possibile solo a patto che gli adulti imparino a leggerne i significati nascosti e a modularli nella relazione con bambini e ragazzi, soprattutto in situazioni di emergenza come i quattro mesi appena conclusi. Nasce da queste considerazioni la scelta di farne il centro del mio libro. Maria mi racconta della reazione di Samuele (5 anni) alle proposte di lavori e video chat offerte dalle educatrici della scuola materna frequentata. “No n appena vede che preparo il cellulare e i pennarelli scappa e comincia ad urlare, non c’è verso di farglieli fare!”. Come dargli torto? Per i bambini più piccoli la scuola è relazione, è contatto e affetto; la voce della maestra che arriva attraverso la cornetta non è riconoscibile, perché mancano il contesto e la morbidezza emotiva della figura di riferimento. Allora come si fa? Lo si coccola, si accarezza con la voce e si racconta di un futuro, auspicabilmente vicino, in cui si potrà tornare a colorare la stessa identica scheda tra le rassicuranti mura della propria classe. Fino ad allora si respira forte e si impara insieme ad accogliere il dolore sordo della mancanza.
Michela, 9 anni, mi racconta di aver consegnato la verifica di geometria in bianco; semplicemente si è rifiutata di rispondere alle domande che la maestra aveva caricato sul registro elettronico. Inevitabili, le conseguenze. Michela, però, è stata bravissima: si è fatta coraggio e ha affrontato la rabbia della mamma con la sua, affermando che lei la verifica di geometria proprio non riusciva a farla perché, se fossero stati a scuola, la maestra avrebbe insegnato loro cosa sono gli angoli e come calcolarli facendo raccogliere i legnetti dal cortile e costruendoli insieme. Lei l’avrebbe fatto insieme a Lucia, “perché lei ha la colla con i glitter che brillano anche sotto il banco”. 10 e lode alla mamma che ha accolto le motivazioni della figlia, cogliendo che l’apprendimento passa anche attraverso le relazioni con i pari, nella possibilità di osservare ed essere stimolati da qualcuno che è diverso da me. Senza Lucia, l’a mp ie zz a dell’angolo retto è solo un numero stampato su un foglio.
Enrico è furente: sua madre gli ha annunciato che l’esame di terza media non si farà e che sarà sostituito dalla sola discussione della tesina. Via chat. Enrico ha perso le staffe: per mesi aveva riposto in giugno la speranza di rimettersi alla prova, di affrontare l’esame insieme ai suoi compagni e di dimostrare a tutti che la fatica fatta in questi mesi aveva avuto senso. Aveva persino accolto la proposta dei prof di “fare una tesina che parli di voi e non delle materie” e aveva deciso di studiarsi Falcone e Borsellino e discutere del concetto di legalità in Italia. In terza media.
“E ora cosa mi rimane? Venti pagine scritte su word e l’impronta del mio pugno incazzato sul retro della porta”.