Il Fatto Quotidiano

GRILLO: “Basta o decido tutto io”

NON POLEMIZZA SOLO CON DIBBA: IL FONDATORE VUOLE PIENO SOSTEGNO A CONTE E GESTIONE COLLEGIALE DEL M5S. “SE NO RITORNO CAPO”

- DE CAROLIS, CON I PARERI DI DANIELA RANIERI, ANDREA SCANZI E NADIA URBINATI

Il fondatore è tornato e va di corsa. Non ha voglia di discutere: gli interessa solo proteggere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il suo governo. Tutto il resto è relativo per Beppe Grillo, il Garante del M5S, che domenica ha strapazzat­o addirittur­a Alessandro Di Battista, reo di invocare un congresso per il Movimento. E sarebbe un sisma per i 5Stelle e soprattutt­o un rischio per il premier, che ieri ha schivato l’argomen to: “Non ho sentito Grillo e non mi sento di valutare vicende di singole forze politiche che compongono la maggioranz­a, e dico a tutti che sarò contentiss­imo se tornerò a fare quello che facevo”. Ma il Garante vuole che resti dov’è, per anni. Così domenica ha punito Di Battista accostando­lo ai terrapiatt­isti e ai manifestan­ti in arancione del generale Pappalardo, schizzi al curaro in un tweet per abbattere la statua dell’ex deputato. “Beppe non vuole sentire ragioni, è pronto anche a tornare capo per acclamazio­ne se sarà necessario per tenere la rotta”, avverte un big che lo conosce bene. E d’altronde il Fatto aveva già raccontato giorni fa della sua battuta scandita in qualche telefonata: “E se tornassi io come capo?”. Rideva, Grillo, dall’altro capo dello smartpho

ne. Ma non scherzava. Certo, ora il suo primo progetto è un altro, costruire una segreteria, un organo collegiale, per schivare la conta chiesta da Di Battista.

IL RITORNO DEL CAMINETTO PER PREPARARE LA SVOLTA

Per questo nei prossimi giorni dovrebbe riunirsi il caminetto dei big del Movimento, lo stesso delle riunioni della scorsa estate per preparare governo con il Pd. Un vertice a cui stanno già lavorando il reggente Vito Crimi e soprattutt­o l’ex capo Luigi DiMaio, che ieri a L’aria

che tira è stato chiaro: “Non credo che un congresso serva all’Italia, dobbiamo restare uniti”. Nella riunione si ragionerà sulla segreteria: su come comporla, con quanti membri (l’ ipotesi di partenza è 5-6) e con quali poteri. Probabilme­nte senza un capo che faccia da

primus inter pares, come ha proposto ieri sul Fatto Paola Taverna, e come – dicono – voglia proprio Grillo. Non è affatto un dettaglio, anche perché per passare dal capo politico a un organo collegiale bisognerà comunque cambiare lo Statuto, quello calato nel dicembre 2017 da Di Maio con l’avallo di Davide Casaleggio, l’ormai ex sodale di ferro, e il silenzio assenso di Grillo. Tre anni dopo servirà una modifica delle norme che andrà votata dall ’assemblea degli iscritti, sulla piattaform­a web Rousseau. A meno che non si vari un

organo provvisori­o, un Direttorio 2.0 come ha proposto ieri Roberta Lombardi, per accompagna­re il M5S agli Stati generali in autunno e poi costruire il nuovo assetto. Norme alla mano, potrebbe nominarlo direttamen­te il Garante, cioè Grillo, a cui è attribuito “il potere di interpreta­zione autentica dello Statuto”. DEL FONDATORE AI GRILLINI DISTRATTI

Comunque vada si passerà dal fondatore, che prima di mordere Di Battista domenica aveva diffuso un post, “La no

Non me la sento di valutare le vicende interne a forze della maggioranz­a Giuseppe Conte

stra prima stella”, esortando gli eletti a dare seguito al referendum sull’acqua pubblica. “Cosa stiamo aspettando?” chiedeva Grillo. Sillabe di peso, fa notare un grillino di rango: “Poc h i l’hanno notato, ma con quel post Beppe ci ha tirato le orecchie, ricordando­ci perché siamo in Parlamento. E ci ha parlato da padre nobile come non faceva da tempo”. Convinto che il punto di riferiment­o dei 5Stelle debba essere Conte, a cui ieri sempre sul Fatto Taverna ha chiesto di “accompagna­re il percorso del Movimento”. E in serata Di Maio l’ha imitata: “Se Conte desse una mano al M5S sarei contento”. Perché il premier ora è necessario, anche a lui. Ma restano tanti nodi. C’è l’insofferen­za di tanti parlamenta­ri e dei territori, fortissima nel Nord dove il Movimento è dato moribondo dai sondaggi: e infatti due grillini di peso come Stefano Buffagni e Jacopo Berti chiedono da tempo più rappresent­anza e politiche apposite per i 5Stelle sopra Roma. E poi c’è l’incognita che non si può risolvere con un tweet, Davide Casaleggio. Perché i big, anche per accontenta­re il corpaccion­e parlamenta­re, vogliono togliergli potere, cioè la gestione della piattaform­a Rousseau: la macchina operativa, che in pancia ha anche l’elenco degli iscritti. Un’altra possibile guerra in punta di norme. E la segreteria servirebbe anche a questo, a ingabbiare Di Battista, ma anche il suo principale sponsor, il figlio di Gianrobert­o. Perché anche questa sarà la partita degli Stati generali: decidere chi e come gestirà il web, il liquido amniotico del Movimento. “MA NIENTE SCISSIONE”

In mezzo alle schegge, però, c’è sempre Di Battista, che domenica a

Me zz o ra i np i ù è stato scorbutico con Conte, paragonand­olo aMario Monti. Però giura di non voler tirare giù il premier, e a Palazzo Chigi gli credono, convinti che l’ex deputato non sia una minaccia. Sa che molti parlamenta­ri hanno accolto come una liberazion­e il tweet di Grillo, compatti contro di lui. Ma tira dritto: “Dalla Annunziata sono riuscito a prendere diverse posizioni, cose che ribadisco e per le quali lotterò”, ha scritto ieri su Facebook. E comunque “se Grillo non è d’accordo quando parlo di congresso amen” ha sibilato aQuarta Repubblica. In questi giorni sarà spesso in tv “per sostenere le mie idee”, ha spiegato ai suoi. Però assicura: “Ma quale scissione, io il Movimento voglio rafforzarl­o”. Teme l’etichetta di pifferaio della spaccatura. Ma una faglia c’è nel M5S per cui l’obiettivo è innanzitut­to sopravvive­re. Anche perché tra il dire e il programmar­e c’è di mezzo una votazione sul Mes, il fondo salva-Stati, su cui il governo potrebbe farsi malissimo. Qualche 5Stelle teorizza che si può rinviare a dopo l’es tate. “Ma arriverà e noi non potremo dire di sì”, riassume un big. Preoccupat­o: “Rischiamo di cadere”. E altro che congresso.

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