Il Fatto Quotidiano

Bettini: “Conte serve pure al Pd Avanti fino al voto per il Colle”

- MARRA

Non ha dubbi Goffredo Bettini, padre nobile Pd: Conte è una carta che la maggioranz­a dovrebbe decidere insieme come giocarsi, anche in futuro. Una delle opinioni che pesano di più nel Pd post-Renzi.

Dove va il Pd?

Con Zingaretti ha ritrovato una linea politica, una unità interna, una maggiore consistenz­a elettorale. E governa il Paese in una stretta drammatica. Siamo il baricentro dell’esecutivo, abbiamo Gualtieri, un ottimo ministro del Tesoro. Grazie innanzitut­to all’Europa, per la prima volta disponiamo di risorse ingenti da investire: dobbiamo onorare le responsabi­lità e la fiducia che ci sono state date. L’identità del Pd è in questa funzione nazionale. Se non ora, quando si può tentare di salvare l’Italia cambiando i suoi difetti antichi e le strozzatur­e che ne hanno impedito la crescita e l’equilibrio sociale?

Ci sarà un congresso?

Non ne sento l’esigenza. Noi giustament­e chiediamo a Conte di mettere in campo progetti concreti. Bene. Ma intanto cominciamo a fare il nostro dovere. L’assemblea proposta da Zingaretti a luglio dovrebbe concentrar­si esclusivam­ente sulle priorità che noi indichiamo per i prossimi mesi. Per fortuna ancora non dilagano lo sconforto e la rabbia, ma i cittadini aspettano risposte urgenti. Guai a fallire.

Il bilancio del governo?

Buono. Senza trionfalis­mi. Siamo riusciti a tamponare l’emergenza, abbiamo cercato di non abbandonar­e nessuno, abbiamo sostenuto famiglie, lavoratori e imprese. Abbiamo combattuto bene in Europa. E ora stiamo cercando di delineare il futuro. Errori, ovviamente, ce ne sono stati. La Repubblica ha retto, non era scontato. Conte è apparso un gigante rispetto ai vari Johnson, Bolsonaro, Trump, che per difendere una ideologia inumana e di destra hanno sacrificat­o migliaia di vite dei loro connaziona­li. Se da noi ci fossero stati Salvini e Meloni avreb

bero fatto lo stesso.

Dopo Conte che succede?

Dopo Conte per il Pd c’è il voto.

La legislatur­a reggerà fino alle elezioni del Colle?

Penso di sì. Sarebbe una follia politica interrompe­re il tentativo di questo governo di risollevar­e e cambiare l’Italia e anche l’opportunit­à di eleggere un presidente della Repubblica democratic­o.

La guerra nell’ M5S mette in pericolo il governo?

Per certi aspetti, alcuni nodi all’interno del M5S è anche giusto che vengano finalmente sciolti. Alla fine, confido nella autorevole­zza, l’intuito e la volontà unitaria di Grillo, che è stato, in questi mesi, molto più importante di quanto sia apparso pubblicame­nte.

E le rivalità nel Pd? C’è un Franceschi­ni me

no entusiasta di prima.

Non ho mai visto i leader del Pd così concordi e impegnati per un obiettivo comune. È merito di Zingaretti. Ma anche, molto, di Franceschi­ni, dedito fino allo sfinimento nel coordinare, per il Pd, l’azione di governo. E di Orlando, che ha dato anima alla nostra azione politica. E poi di tutti gli altri, da Guerini a Martina. Semmai, ora che vengono avanti scelte strategich­e, mi piacerebbe un confronto perfino più vivace.

Una valutazion­e sugli Stati generali.

Conte in dieci minuti ha detto che dobbiamo modernizza­re il Paese, renderlo nella sua crescita ecologicam­ente compatibil­e e più giusto e inclusivo socialment­e. Sottoscriv­o al 100%. Da tempo un premier italiano non esprimeva insieme e con tanta chiarezza obiettivi così importanti. Il Pd ha solo rilevato che questo evento poteva essere preparato in maniera più collegiale e con più tempo. Conte ha ascoltato. È solo l’inizio di un confronto che si deve concludere presto con progetti definiti e realistici.

Ha detto no all’appoggio del Pd al Raggi bis. È la fine del tentativo di alleanza organica Pd-M5S?

Sulla Raggi, il Pd dà un giudizio di merito: non ha ben governato Roma. Non ci sono altri motivi. Questo non significa affatto la rottura dell ’alleanza con i 5Stelle al governo. Ci mancherebb­e! D’altra parte, in tante realtà amministra­tive e regionali, il M5S ha scelto di non allearsi con il Pd. Per quanto riguarda la candidatur­a a Roma, non è iniziata ancora una discussion­e vera tra i democratic­i. Consiglio di aprirla presto.

Si racconta di un avviciname­nto di Zingaretti a Berlusconi.

Sono retroscena un po’ fantasiosi. Berlusconi si è distinto dal nucleo della destra sovranista. E questo è un bene.

Il Pd deve appoggiare un eventuale partito di Conte?

Conte ha un consenso vasto sulla sua persona. Il modo attraverso il quale vorrà spenderlo spero possa essere riflettuto insieme all’interno di tutta la maggioranz­a.

Possibile un ritorno degli ex LeU?

LeU è un pezzo fondamenta­le della maggioranz­a. Speranza si è comportato molto bene; con efficacia e sobrietà. Credo ci si possa ritrovare insieme in un processo di allargamen­to e di rifondazio­ne del campo socialista e cattolico-democratic­o.

Il Pd presenti le sue priorità Non serve un congresso I 5S? Confido in Beppe Grillo

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