Il Fatto Quotidiano

Immuni: 2,5 mln di utenti al lavoro sui “falsi positivi”

- DELLA SALA

Due

milioni e mezzo di italiani: parte da questo dato la corsa di Immuni, quella vera, dopo una settimana di sperimenta­zione in quattro Regioni ( Puglia, Liguria, Abruzzo e Marche). Da ieri le funzioni dell’applicazio­ne sono attive e reattive in tutta Italia e si vedrà quale sia l’effettiva utilità dell’applicazio­ne e soprattutt­o se sia pronta la rete di intervento del sistema sanitario.

VALE LA PENA

ricordare come funziona la app: si scarica sul proprio smartphone – anche se alcuni modelli con sistemi operativi più vecchi potrebbero avere problemi – e la piattaform­a attiva il bluetooth dello smartphone in modalità a basso consumo di energia. Tramite questo segnale, quando due smartphone stanno in contatto per un tempo sufficient­e, si memorizzan­o l’un l’altro e se uno dei due proprietar­i dovesse scoprirsi positivo al coronaviru­s, l’altro riceverà una notifica che lo informa di essere un possibile contatto a rischio. Da lì, si dovrebbe attivare una catena virtuosa della rete sanitaria locale con test sierologic­i e tamponi nel giro di 48 ore.

“Non sappiamo fare stime di quanti utenti finiranno per scaricare Immuni. Ed è difficile stimarne l'impatto ai vari livelli di diffusione perché questo dipende molto da tanti altri fattori. Quel che è certo è che più persone usano Immuni, più l’app può essere efficace”, spiegano dall’azienda Bending Spoons, sviluppato­re dell’app Immuni (ceduta gratuitame­nte allo Stato), in una sessione di domande e risposte su Reddit.

Poi però avvertono: “Se tutti attendono a scaricarla per vedere se si diffonde abbastanza, entriamo in un circolo vizioso. Visto che l’app è gratis e che tutela molto bene la privacy, ci sentiamo di invitare tutti a scaricarla in serenità. Alla fine vedremo se e quanto avrà aiutato”.

POI AFFRONTANO

rischi e problemi emersi nei giorni scorsi. Sulla privacy assicurano non ci siano problemi, ribadiscon­o la totale assenza di geolocaliz­zazione e che sui server finiranno solo i dati necessari ad affrontare l’emergenza sanitaria, sui falsi positivi ammettono sia difficile evitarli. “Il segnale usato dalla app Immuni e dalle altre app di tracciamen­to che sfruttano la tecnologia di Apple-Google è molto influenzat­o

DA IERI ATTIVA IN TUTTA ITALIA SI LAVORA SUI FALSI POSITIVI

da vari fattori di disturbo, per esempio gli ostacoli (in primis i corpi degli utenti) che si frappongon­o fra i due smartphone. Quindi non è realistico pensare di non avere falsi positivi e falsi n e g at i v i ”. Perché un utente venga notificato l’esposizion­e deve essere avvenuta a una distanza inferiore ai 2 metri per un tempo superiore ai 15 minuti. Ma gli smartphone non possono misurare direttamen­te la distanza, quindi ci si basa sull'attenuazio­ne del segnale per ricavarne una stima. Ecco perché i parametri sono stati modificati nei giorni scorsi. L’interferen­za potrebbe indebolire il segnale e far ritenere che l’altra persona sia più distante rispetto a quanto sia realmente. “I nostri data scientisth­anno eseguito svariati test di calibrazio­ne per rendere questa stima la più affidabile possibile ed è in continuo divenire”, anche per Google e Apple.

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Leghisti e non In 300 hanno accolto Matteo Salvini a Gardone Val Trompia FOTO ANSA

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