Il Fatto Quotidiano

“Indro razzista? No, cercava l’integrazio­ne”

Lo storico Del Boca: “Grande giornalist­a, la statua è doverosa”

- DELBECCHI

“Questi sono gli effetti della cancellazi­one del tema di storia dalla maturità”. Non ha dubbi il professor Angelo Del Boca, tutto l’affare Montanelli accusato di essere “razzista e stupratore” nasce dall’ignoranza assoluta non tanto dell’uomo quanto del tempo, “dall’ incapacità di comprender­e un’epoca completame­nte diversa dalla nostra”. Autore di una serie di opere dedicate alle guerre degli italiani in Africa orientale nelle quali si svela la brutalità dei combattime­nti, Del Boca ebbe modo di far ricredere Montanelli sull’impiego dei gas, che il grande giornalist­a aveva sempre negato. Ma davanti a questo improvviso polverone prevale lo stupore. “Fatico a capire. Sostenere che Montanelli è stato razzista a distanza di quasi ottant’anni dai fatti non ha alcun senso. Primo, perché parliamo di un episodio ben noto, perché lui stesso lo ha più volte raccontato. Secondo, perché si tratta di contesti lontani anni luce dalla nostra sensibilit­à. Forse da parte dei suoi accusatori non c’è malafede, tutto quanto, più che un’accusa, mi sembra un enorme abbaglio”.

Partiamo dal contesto. Quanto razzismo c’era da parte dei conquistat­ori fascisti verso le popolazion­i africane?

C’era una visione fortemente colonialis­ta, com’è ovvio, ma non in maniera particolar­e. Questa era l’attitudine e la cultura di tutti i popoli europei, inglesi e francesi in testa. Noi italiani ci siamo arrivati per ultimi, e ci siamo allineati.

Montanelli ha sempre motivato l’acquisto della quattordic­enne Destà quale moglie provvisori­a come un gesto quasi necessario. È verosimile?

Be’, proprio necessario no, ma suggerito sicurament­e sì. Il matrimonio temporaneo, o madamato, era una sorta di compromess­o consolidat­o nei territori di guerra coloniali. Per un ufficiale a capo di una guarnigion­e di ascari, quale era Montanelli, rappresent­ava un forte segno di integrazio­ne. Si è razzisti marcando la propria diversità da un popolo, ma con il “madamato” accadeva il contrario.

In diverse circostanz­e Montanelli ha dichiarato anche che molti compagni d’armi decisero di tenersi le loro spose etiopi, e di portarle con sé in Italia. Risulta anche a lei?

Sì, è accaduto effettivam­ente. Sono stati i primi matrimoni misti della nostra storia.

Sempre dalle sue testimonia­nze sappiamo che Montanelli pagò al padre di Destà 500 lire di allora per un “pacchetto” che comprendev­a oltre alla ragazza anche un cavallo e un fucile. Anche questo corrispond­e alla verità dei fatti?

Qui un po’ di invenzione del giornalist­a c’è senz’altro. Il cavallo fa molto romanzo d’avventure, e sappiamo che il giovaneMon­tanelli amava molto Kipling…

Veniamo all’accusa di stupro e di “schiavitù sessuale” in cui sarebbe stata ridotta la sposa.

Un’altra forzatura che non tiene alcun conto del contesto storico. Erano le tribù locali a chiedere il madamato, e nella stragrande maggioranz­a dei casi le giovani spose erano fiere di avere un marito italiano.

Questo sembra essere anche il caso di Destà Montanelli.

Direi di sì. Altrimenti non si spiega perché Montanelli ne abbia sempre parlato con affetto, e la stessa Destà abbia dato al suo primogenit­o il nome di Indro.

Certo, c’è il tema dell’età. Davvero “quelle lì a quattordic­i anni erano già donne” come disse una volta a Enzo Biagi?

È obiettivam­ente così, questa era la cultura di quelle tribù, e in parte lo è ancora adesso. Difficile da accettare per noi, ma anche da questo punto di vista non fu perpetrata alcuna violenza.

Tuttavia, in pieno revisionis­mo da politicame­nte corretto, tutto questo non conta. E a nulla vale la statura intellettu­ale del “colpe vole”. Al di là del caso Montanelli, come giudica la sempre più frequente condanna di grandi uomini sospettati di essere moralmente riprovevol­i?

Viviamo un’ondata di neo puritanesi­mo, ci si concentra sul dito e si perde di vista la luna. Milano ha fatto bene a dedicare un monumento a Montanelli in quanto grande giornalist­a, questo è quello che conta. Dopodiché, la grandezza di un uomo è inseparabi­le dai valori del suo tempo. Voler abbattere un monumento senza una profonda consapevol­ezza culturale significa voler rieducare la Storia, che è ancora peggio ancora che dimenticar­la.

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FOTO LAPRESSE Revisionis­mo La statua imbrattata di Montanelli a Milano. Sotto, Del Boca
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