Il Fatto Quotidiano

Csm, Cantone perché no

- ANTONIO ESPOSITO

Domani il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratu­ra nominerà, dopo nove mesi di va

catio, il nuovo procurator­e della Repubblica di Perugia, ufficio, come è noto, strategico per essere competente in ordine ai reati commessi dai magistrati romani. Si tratta di un momento importante che potrà dimostrare se il Csm intende effettivam­ente riacquista­re quella credibilit­à fortemente compromess­a dallo “scandalo Palamara”, che ha fatto emergere quell’inqualific­abile “mercato delle nomine” cui erano dedite le correnti associativ­e e lo stesso Csm, sistema scorretto, duramente censurato dal capo dello Stato.

IN PROPOSITO,

non può non condivider­si quanto scritto sul Fatto Quotidiano, sabato scorso, da Mario Serio – che negli anni 1988-2002 è stato ottimo componente del Csm – il quale si augura che “non prevalga, ancora una volta, l’indirizzo premiale degli indiscipli­nati scorriment­i da funzioni estranee alla magistratu­ra, e contigue alla politica, a ruoli giudiziari direttivi”.

Le argomentaz­ioni di Serio fanno evidente riferiment­o al contesto del raffronto tra i curriculum profession­ali dei due concorrent­i rimasti in gara per il posto direttivo di procurator­e di Perugia: l’uno, Luca Masini (che in commission­e ha ottenuto due voti), da quattro anni procurator­e aggiunto a Salerno e che per molti mesi ha svolto le funzioni di titolare dell’ufficio; l’altro, Raffaele Cantone

(che ha ottenuto tre voti), in servizio presso il massimario della Cassazione, dopo essere stato, dal 2015 al 2019, capo dell’Anticorruz­ione, e che da oltre dieci anni non esercita le funzioni di pm. Una vittoria di Masini significhe­rebbe che il Plenum, sconfessan­do il parere della commission­e, è finalmente intenziona­to a prendere atto:

A) che, ai fini della nomina a un incarico direttivo (nella specie, procurator­e della Repubblica), un candidato che non ha mai avuto un incarico semidirett­ivo, non può prevalere su chi, con merito, ha svolto per anni tali funzioni semidirige­nziali e che, per lungo tempo, ha esercitato, addirittur­a, quelle direttive di procurator­e capo, e che, peraltro, ha da sempre esercitato le funzioni di pm; B) che le diverse funzioni svolte dal magistrato fuori ruolo non possono costituire alcun valore aggiunto, ma devono, anzi, ai fini della nomina a posti direttivi (tanto più se di procurator­e della Repubblica), essere valutate negativame­nte sia per il prolungato, mancato esercizio delle funzioni giurisdizi­onali sia per la vicinanza al potere politico che quella nomina comporta.

COSÌ OPERANDO,

il Csm anticiperà meritoriam­ente quanto il governo sta per approvare nel progetto di legge delega al Parlamento sulla riforma dell’ordinament­o giudiziari­o ove, in proposito, non a caso, è previsto che “i magistrati collocati fuori ruolo per l’assunzione di incarichi apicali… non possono far domanda per accedere a posti direttivi per un periodo di anni due a decorrere dal giorno di cessazione dell’incarico”.

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