“Pestato in cella” Tre poliziotti accusati di tortura
Tre agenti di polizia penitenziaria in servizio a Ferrara rischiano di essere processati per il reato di tortura. A fine settembre 2017, dopo aver costretto un detenuto 25enne a spogliarsi, lo avrebbero ammanettato e picchiato “con crudeltà e violenza” costringendolo a subire un “trattamento inumano e degradante per la dignità della persona” secondo l’accusa della pm Isabella Cavallari che ha coordinato le indagini dei carabinieri. I tre, un sovrintendente di 55 anni e due assistenti capo di 49 e 51 anni, sostengono di essersi difesi da un'aggressione e per questo rispondono a vario titolo anche di falso e calunnia. L'udienza preliminare è fissata per il 9 luglio, potrebbe essere il primo processo per tortura a Ferrara da quando è stato istituito il reato nel 2017. Secondo l'accusa il terzetto di agenti penitenziari si sarebbe alternato nelle percosse e nel ruolo di “palo”. A scatenare il pestaggio sarebbe stato il sovrintendente che avrebbe colpito il detenuto con calci allo stomaco e con un oggetto di ferro, rimediando poi una testata e la rottura di un dente. Alle grida di aiuto del 25enne lo stesso sovrintendente avrebbe risposto urlando: “Qui non c'è nessuno, comandante e ispettore sono solo io”. A questo punto il secondo agente sarebbe entrato nella cella dicendo “ora tocca a me” e lo avrebbe picchiato e insultato, seguito poi dal terzo collega. La vittima sarebbe poi stata lasciata ammanettata e inginocchiata fino a quando non è stata notata dal medico del carcere, durante il giro tra le sezioni. Insieme ai 3 agenti è accusata di favoreggiamento e falso anche un'infermiera del carcere Arginone che ha dichiarato di aver visto il detenuto sbattere la testa contro la porta blindata. Il detenuto, che ha avuto una prognosi di 15 giorni ed è stato spostato a Reggio Emilia, è in carcere per omicidio: nell'estate del 2016 uccise il compagno con una mannaia in un appartamento nel Ravennate affittato per la stagione estiva.