Ritorna la Malamilano
La costruzione della metropolitana per oltre un decennio è stata una vera e propria mangiatoia della politica milanese, quasi nessuno escluso, finché le inchieste di Mani Pulite vi posero fine. Scoprire, a quasi trent’anni di distanza, che tangenti e turbative d’asta sono tornate da lungo tempo a riguardare decine di gare d’appalto Atm, è una brutta tegola per la città. Tanto più oggi che la pestilenza Covid e l’impatto con le nuove povertà che ne sono derivate – per non parlare del disastro del sistema sanitario lombardo – ha interrotto bruscamente l’ascesa di Milano fra le metropoli europee più attrattive.
Hai un bel dire che in manette sono finiti solo due funzionari pubblici di grado inferiore, assieme ai manager delle grandi aziende beneficiarie di illecite corsie preferenziali. Ma è mai possibile che abbiano potuto agire indisturbati per anni, mettendo a punto un vero e proprio “sistema di gare truccate” (parola del procuratore Francesco Greco) senza che ai vertici chi di dovere se ne accorgesse?
C’è puzza di bruciato, anche se le cifre del malaffare paiono minime rispetto alle ruberie dell’epoca di Antonio Natali. Né giova apprendere che gli appalti in questione riguardassero proprio quegli impianti di segnalamento che dovrebbero scongiurare il ricorrente, pericoloso fenomeno delle frenate improvvise, già causa di numerosi infortuni tra gli utenti della metropolitana.
È un momentaccio, quello che sta vivendo Milano. C’è chi l’ha paragonata a un attaccante lanciato verso rete che un attimo prima del tiro decisivo viene atterrato da un fallaccio del difensore. Di sicuro, mentre s’interroga sulla persistenza dei focolai di contagio, la città ha visto svuotarsi di colpo i suoi quartieri commerciali. Il ritorno degli stranieri disposti a spendere per moda e design non è affatto garantito. Ci mancavano solo i ladri annidati nella macchina comunale.
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