La lista di Palamara: decine di magistrati e politici chiamati a testimoniare al Csm
In vista del 21 luglio, giorno in cui è stata fissata la prima udienza del suo processo disciplinare, la difesa di Luca Palamara depositerà una corposa lista testi. Non si tratta di una sfumatura tecnico giuridica. Perché dinanzi alla sezione disciplinare del Csm – se la sua richiesta sarà accolta – potrebbero sfilare molti magistrati e politici chiamati a fornire chiarimenti sulle condotte tenute dall’ex presidente dell’anm. In altre parole si annuncia un nuovo terremoto. In totale i magistrati finiti sotto processo disciplinare sono dieci. Tra questi c’è anche il pm Stefano Fava che è indagato a Perugia per favoreggiamento e rivelazione del segreto nei confronti di Palamara. Nel maggio 2019 Fava spiega a Palamara come, secondo lui, gli investigatori sono risaliti ai viaggi che l’imprenditore Fabrizio Centofanti avrebbe pagato al pm romano. Alla Procura di Perugia Fava ha spiegato che si trattava di una deduzione fondata sulla base della sua esperienza: i pm umbri hanno stralciato la sua posizione e, per questa accusa, nei mesi scorsi hanno ritenuto necessario “formulare richiesta di archiviazione in quanto il fatto non sussiste o, comunque, non costituisce reato”. Non sappiamo se l’accusa sia stata già archiviata, l’addebito resta però in sede disciplinare dove, va precisato, a Fava non è contestato alcun ruolo negli incontri che Palamara teneva con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri per la nomina del futuro procuratore di Roma (è invece l’incolpazione principale per l’ex presidente dell’anm).
Centrale, per le incolpazioni di Fava, l’esposto che nel marzo 2019 presenta al Csm sull’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Secondo l’accusa disciplinare l’esposto riguarda anche il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, che è effettivamente citato nel fascicolo depositato da Fava ma, come altri magistrati, soltanto in un documento allegato. A Fava viene contestata anche la modalità con cui predispone l’esposto: avrebbe per esempio saltato il passaggio con il procuratore generale della corte d’appello. Avrebbe violato – secondo la Procura generale della Cassazione e il ministro di Giustizia – i “doveri di imparzialità, correttezza, riserbo, equilibrio e rispetto della dignità della persona” nei riguardi di Ielo e Pignatone “insinuando”, in un dialogo con Palamara, “l’esistenza di una favorevole predisposizione dei predetti magistrati nei confronti degli indagati”. Va precisato che Fava aveva predisposto e depositato l’esposto al Csm senza alcun accordo con Palamara, con il quale ne discute molto tempo dopo consegnandogli – e per lui si tratta di un altro capo d’incolpazione – alcuni documenti che però erano pubblici e non secretati.