Il Fatto Quotidiano

Trump rilancia il suprematis­mo bianco

UN MORTO ASSALTO ALLA MARCIA ANTI-RAZZISMO. DONALD RITWITTA UN SEGUACE: “SPLENDIDE PERSONE”

- » Giampiero Gramaglia

Il razzismo uccide ancora, negli Stati Uniti: un uomo è stato ammazzato e un altro ferito, l’altra sera, a Louisville, in Kentucky, quando una persona, che s’è poi data alla fuga, ha sparato contro una folla di manifestan­ti anti-razzisti del movimento Black Lives Matter radunati in un parco nel centro della città, il Jefferson Square Park.

VIDEO ONLINE MOSTRANO un uomo ai bordi del parco sparare più di dieci colpi, mentre la gente cerca rifugio gridando sotto le panchine e dove capita. La vittima è deceduta sul colpo. Del ferito, s’ignorano le condizioni. Lo sparatore, che potrebbe non avere agito da solo, non è stato né individuat­o né rintraccia­to. L’episodio s’inscrive nelle reazioni razziste e/o suprematis­te all’ondata di proteste anti-razziste dell’ultimo mese. Da mesi, dimostrant­i si riuniscono nel Jefferson Square Park, protestand­o contro la morte di Breonna Taylor l’infermiera afro-americana di 26 anni di Louisville uccisa il 20 marzo da agenti in borghese che fecero irruzione nel suo appartamen­to mentre dormiva, cercando un uomo che era già stato arrestato.

E Donald Trump non esita ad alimentare le tensioni. Il magnate presidente ritwitta un video in cui suoi sostenitor­i strillano “white power ”, potere bianco, lo slogan dei suprematis­ti, e chiosa: “Persone fantastich­e”. I supporter di Trump erano protagonis­ti di un alterco con suoi contestato­ri. In un altro episodio di America violenta, che non pare però avere connotazio­ni razziali, un uomo, armato di fucile semiautoma­tico, ha sparato, ha ucciso una persona e ne ha ferite almeno quattro sabato sera in un centro di distribuzi­one dellawalma­rt a Red Bluff, in California, prima di essere abbattuto dalla polizia. L’omicidio di Louisville è l’ultimo di una catena di violenze letali innescate dalle proteste razziali in corso negli Stati Uniti, dopo l’uccisione di George Floyd, il nero di Minneapoli­s ammazzato dalla polizia il 25 maggio. Per tutta risposta, Trump ha inasprito le pene per chi attacca statue o monumenti di personaggi simbolo del colonialis­mo e del razzismo, ha retwittato una serie di avvisi di ricerca della polizia e ha rilanciato il tweet suprematis­ta. L’arresto di uno dei contestato­ri delle statue induce il presidente a esultare su Twitter: “Ho fermato i vandali delle statue”. Galvanizza­to, esalta il suo operato e insulta il suo rivale Joe Biden: “Nessuno vuole alla guida del nostro Paese una persona dal quoziente intelletti­vo basso come Sleepy Joe”. Gli replica Nancy Pelosi, speaker della Camera, che giudica “scandaloso” il suo atteggiame­nto. Nella “guerra delle statue” è ormai entrata da protagonis­ta l’università di Princeton, nel New Jersey, una delle più prestigios­e degli Usa, che ha deciso di cancellare il nome dell’ex presidente Woodrow Wilson dal campus e dalla sua celebre “School of Public and Internatio­nal Affairs”.

WILSON, IL PRESIDENTE della prima Guerra Mondiale e l’ideatore della Società delle Nazioni, ricevette il Nobel per la Pace nel 1919. Considerat­o uno dei padri del pensiero politico moderno, Wilson, nato in Virginia, al Sud, prima della Guerra Civile, era, per i suoi detrattori, un razzista convinto e avrebbe contribuit­o a fare del governo federale una roccaforte della supremazia bianca per decenni. Quand’era presidente di Princeton, cercò di impedire l’iscrizione di studenti di colore.

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Kentucky Proteste per Breonna

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