Il Fatto Quotidiano

Sassuolo, là dove c’era l’erba ora ci saranno 49 villette

- » Tomaso Montanari

Capiremo in autunno se il disastro sanitario e politico della Lombardia a trazione leghista ha messo la parola fine agli scellerati progetti di autonomia differenzi­ata. Ma il fatto è che la secessione delle ricche regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna intende sanzionare sul piano istituzion­ale una realtà culturale ed economica: l’omogeneità del progetto che guida lo sviluppo di queste tre aree del Paese. Tra i tanti indici che lo dimostrano, c’è il consumo di suolo: la cui classifica è da tempo guidata proprio da queste tre regioni (anche se va riconosciu­to, con orrore, che i dati del 2019 hanno visto la Puglia scalzare l’emilia Romagna dal terzo posto). Nemmeno il Covid ferma il trend: si continua a far girare la betoniera come se non ci fosse un domani. Cementific­ando anche là dove non solo la natura e l’ambiente, ma anche la storia e l’arte dovrebbero vietarlo radicalmen­te.

È QUANTO SUCCEDE a Sassuolo, in provincia di Modena. Qua l’amministra­zione di centro destra ( Forza Italia, Fratelli d’italia, Lega e qualche civica) è decisa a far costruire in tutta fretta ben 49 nuove villette. Alla faccia del recupero edilizio, direte voi. Ma non solo: il progetto prevede che esse sorgano nel Parco Ducale, cioè in quanto resta del celebre giardino della delizia degli Estensi, residenza di campagna dei duchi di Modena che fu realizzata ricorrendo al consiglio di artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini. Lo scenografo e ingegnere idraulico Gaspare Vigarani, con suo figlio Carlo, condusse nel parco le acque del vicino Canale dimodena, provenient­i da quelle del Secchia: che così raggiunser­o la peschiera e le fontane, realizzate in parte su disegno dello stesso Bernini. Un luogo da sogno, ormai assai mutilato e ristretto, che però ancora potrebbe risorgere, se solo Stato e Comune si accordasse­ro per restaurare, recuperare, tutelare e aprire ai cittadini. Invece, ecco il cemento.

La sezione modenese di Italia Nostra, che si batte per evitare la deavastazi­one, denuncia che l’intervento è previsto “nell’area verde che si apre a ovest del duplice filare di pioppi cipressini, poco a sud della traversa di Via Indipenden­za, entro i confini storici del Parco Ducale segnati dalle tracce ancora rinvenibil­i delle muraglie. … L’abbattimen­to dei pioppi in atto lungo la linea del previsto insediamen­to è stato inteso, nel commento risentito di molti cittadini di Sassuolo, come l’av v i o dell’annunciato cantiere”.

Ma come è stato possibile arrivare a un simile scempio?

Ciò che resta del Parco di Francesco I d’este è soggetto a tutela paesaggist­ica fin dal 1976, quando la Commission­e provincial­e per la tutela delle bellezze naturali lo comprese in un più vasto ambito territoria­le caratteriz­zato da due capisaldi visivi, il Palazzo Ducale e il Castello di Montegibbi­o, sui primi rilievi collinari. Eravamo però alla vigilia, in quello stesso 1976, dell'inconsulta delega alle regioni della tutela paesaggist­ica, in pratica così vanificata anche a Sassuolo: era l’avverarsi di quella “raffica regionalis­tica” che Concetto Marchesi (uno dei più tenaci padri dell’articolo 9 della Costituzio­ne, quello che tutela paesaggio e patrimonio storico e artistico) aveva previsto fin dai tempi dell’assemblea Costituent­e.

Regioni & cemento: ecco il nesso fatale. Solo con la legge Galasso del 1985 il ministero che vegliava sui Beni culturali recuperò in parte la competenza, e in uno dei primi decreti attuativi della stessa legge confermò a Sassuolo la tutela dettata dalla commission­e provincial­e, e anzi la estese nella collina. Tuttavia, il danno era fatto, e il Comune di Sassuolo ha covato nei decenni questa variante urbanistic­a che ora sta per diventare grigia realtà: un nucleo di edilizia “di pregio” ( non certo case popolari costruite per necessità sociale) che viene a completare l’a s s ed i o dell’edificato a quello che potrebbe ancora essere un polmone di verde e di storia per tutti i cittadini di Sassuolo.

ORA LA PAROLA è alla Soprintend­enza, che nonostante le varie oscillazio­ni nella storia recente della tutela, ha tutti gli strumenti per imporre al Comune uno stop, in nome di valori non negoziabil­i. Mai come durante la crisi del Covid è stato chiaro come la salute sia il diritto fondamenta­le cui sono subordinat­i tutti gli altri, compresi quelli sacrosanti delle libertà civili e personali. Ebbene, una lunga serie di sentenze della Corte Costituzio­nale ha chiarito che la protezione del paesaggio coincide con quella dell’ambiente, della biosfera ha detto la Corte, e dunque con quella della salute dei cittadini. E una sentenza del Consiglio di Stato (29 aprile 2014) ha sancito una volta per tutte il fatto che “il paesaggio rappresent­a un interesse prevalente rispetto a qualunque altro interesse, pubblico o privato, e, quindi, deve essere anteposto alle esigenze urbanistic­o-edilizie”. Ovunque: anche a Sassuolo.

Consumo di suolo Italia Nostra sta tentando di bloccare il progetto di edilizia “di pregio” promosso dall’amministra­zione di centrodest­ra

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L’area incriminat­a Un’immagine dell’area sulla quale dovrebbero sorgere 49 villette “di pregio”

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