Il Fatto Quotidiano

Padellaro Conte su, alleanza giù

- » Antonio Padellaro

Com’è possibile tenere insieme la popolarità di Giuseppe Conte (il 60% costante in tutti i sondaggi) con le fragilità del rapporto tra Pd e 5Stelle? E come può sopravvive­re un governo alla cui stabilità si affidano pur sempre sei italiani su dieci (Ilvo Diamanti, Demos &Pi) con il progressiv­o sfaldament­o del gruppo M5S che al Senato rischia di mettere in crisi maggioranz­a ed esecutivo? Certo, di premier forti e di governi deboli la politica italiana (ma non solo) ne ha conosciuti parecchi. Uno per tutti, Romano Prodi disarciona­to due volte, nel 1998 e nel 2008, da manovre di palazzo, con il conseguent­e doppio tracollo del centrosini­stra, e doppio trionfo di Silvio Berlusconi. Rispetto al passato esiste però una sostanzial­e differenza: l’italia messa in ginocchio dallo tsunami coronaviru­s. Una catastrofe senza precedenti che dovrebbe fare seriamente riflettere: tale è la gigantesca responsabi­lità che pesa sulle spalle della politica, ma soprattutt­o dei singoli comportame­nti. Imperdonab­ili se mossi da semplici, e a maggior ragione sciagurate, convenienz­e personali. Per carità, alla larga dai cosiddetti uomini della Provvidenz­a (soprattutt­o se autoprocla­mati) ma per i profeti del Conte bollito e praticamen­te fritto (da quando, si può dire, il nostro fece udire i primi vagiti in quel di Volturara Appula) un governo vale l’altro, e dunque gli italiani se ne facciano una ragione. Infatti cosa può esserci di più opportuno, mentre la trattativa con l’europa per i 172 miliardi del Recovery Fund (di cui 81 a fondo perduto) entra nella fase decisiva, di una bella crisi al buio, magari ferragosta­na? Per rinsaldare nei nostri alleati l’idea di un’italietta inaffidabi­le, incasinata, perennemen­te alla deriva? Siamo convinti che nella quotidiana consultazi­one dei divani (vuoti) di Montecitor­io, gli aruspici della imminente caduta di Conte abbiano già nei loro taccuini le soluzioni belle che pronte. Finalmente avremo quel governissi­mo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, del resto da mesi fremente sulla soglia del casale umbro in attesa della convocazio­ne al Quirinale. O se no, ancora meglio l’immediato ritorno alle urne auspicato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, elezioni precedute neanche a dirlo da una serena campagna elettorale al profumo di Covid-19. Nel tripudio delle masse avide di duelli televisivi­mentre il Pil sprofonda e forse anche la democrazia. Non conosciamo infine i nomi dei grillini che a sentire Salvini sarebbero in procinto di passare alla Lega, con le conseguenz­e che sappiamo. Speriamo di non conoscerli mai. Per non ripetere la famosa frase di Churchill: mai così tanti dovettero così tanto a così pochi. Solo che lui parlava di eroi. Non di traditori.

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