Risoluzione sprint del M5S al Senato Il Mes non è citato
Per sopravvivere devono correre, senza perdere per strada altri pezzi. Altrimenti i giallorosa potrebbero cadere per lo sgambetto delle opposizioni, nel Senato dove i numeri non sono più una certezza per la maggioranza. Lo sa bene Gianluca Perilli, capogruppo dei 5Stelle a Palazzomadama, che ieri si è precipitato a depositare una risoluzione sul voto in aula del prossimo 15 luglio, quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiederà di fatto al Parlamento il mandato per andare a trattare nel Consiglio europeo del 17 e 18 di questo mese.
UNA MOSSA
per anticipare il centrodestra e in particolare il leghista Roberto Calderoli, di solito sempre il primo a depositare risoluzioni, così da metterle in cima alla lista delle votazioni. Un rischio aggiunto da evitare per i giallorosa, che di questi tempi devono fare caso anche ai dettagli. Ma a fare la differenza sono sempre le parole, e per questo nella mozione di Perilli e del Movimento non si fa neppure cenno al Mes, il fondo salva Stati che divide in due metà opposte la maggioranza. Nessun riferimento neppure al Recovery Fund, il vero obiettivo del premier con le sue risorse che in buona parte dovrebbero essere a fondo perduto.
Il testo dei 5Stelle cita solo “le comunicazioni del presidente del Consiglio Conte”, quelle che il Movimento ascolterà e poi voterà per tenere in piedi il suo premier e il suo governo. Di più non poteva scrivere, perché da qui ametà luglio ci vorrebbe più di un miracolo perché Pd e M5S trovassero un punto di caduta sul fondo salva stati, eresia per il Movimento. Anche se ieri il dimaiano Carlo Sibilia ha buttato lì sillabe meno ostili: “Se le clausole venissero meno, allora non avrebbe più senso chiamarlo Mes. A quel punto prenderemmo il Mes”. Ma i condizionali non cancellano la distanza a oggi siderale tra grillini e dem. Fatta innanzitutto dei numeri, perché decine di 5Stelle sono pronti a dire no sempre e comunque al fondo, qualsiasi cosa accada. E non si può proprio rischiare. Soprattutto in Senato, dove dopo il recente passaggio di Alessandra Riccardi alla Lega, almeno altri 4-5 grillini sono in bilico. Si parte dalla catanese Tiziana Drago, in queste ore sondata più volte dai vertici. E si continua con la latinense Marinella Pacifico, che sabato ha pubblicato un post con selfie su Facebook: “E oggi relax nel mio attichetto di Sperlonga. Ma sempre sul pezzo, con appunti e decreti da studiare”. E diversi colleghi non l’hanno presa bene. Sempre su Facebook, domenica, un altro inquieto come il genovese Mattia Crucioli ha scritto contro la possibile cancellazione del vincolo dei due mandati, una delle norme fondative del M5S. Segnali che il Movimento monitora, perché non si può permettere altre frane.
PER QUESTO
dai piani alti spingono per rinviare nuove espulsioni per le mancate restituzioni. E sul taccuino degli eletti a rischio riappaiono senatori: perché la Pacifico è ferma con i pagamenti addirittura a maggio 2019, mentre è molto meno grave la posizione di Fabio Di Micco, rimasto “s olamente” al gennaio scorso. In questo scenario, pesano altre cifre. Quelle della maggioranza, che ormai in Senato oscilla attorno a quota 160 voti. Anche se il conteggio esatto dei partiti di maggioranza (Pd, M5S, IV, Leu e i due del Maie) fa 154 voti certi, come notava ieri Openpolis. “Bisogna solo sperare di arrivare a settembre” ripetono allora come un mantra dal Movimento: costretto a correre, per non guardare il burrone che sta di sotto.