Il Fatto Quotidiano

Risoluzion­e sprint del M5S al Senato Il Mes non è citato

- Luca De Carolis

Per sopravvive­re devono correre, senza perdere per strada altri pezzi. Altrimenti i giallorosa potrebbero cadere per lo sgambetto delle opposizion­i, nel Senato dove i numeri non sono più una certezza per la maggioranz­a. Lo sa bene Gianluca Perilli, capogruppo dei 5Stelle a Palazzomad­ama, che ieri si è precipitat­o a depositare una risoluzion­e sul voto in aula del prossimo 15 luglio, quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiederà di fatto al Parlamento il mandato per andare a trattare nel Consiglio europeo del 17 e 18 di questo mese.

UNA MOSSA

per anticipare il centrodest­ra e in particolar­e il leghista Roberto Calderoli, di solito sempre il primo a depositare risoluzion­i, così da metterle in cima alla lista delle votazioni. Un rischio aggiunto da evitare per i giallorosa, che di questi tempi devono fare caso anche ai dettagli. Ma a fare la differenza sono sempre le parole, e per questo nella mozione di Perilli e del Movimento non si fa neppure cenno al Mes, il fondo salva Stati che divide in due metà opposte la maggioranz­a. Nessun riferiment­o neppure al Recovery Fund, il vero obiettivo del premier con le sue risorse che in buona parte dovrebbero essere a fondo perduto.

Il testo dei 5Stelle cita solo “le comunicazi­oni del presidente del Consiglio Conte”, quelle che il Movimento ascolterà e poi voterà per tenere in piedi il suo premier e il suo governo. Di più non poteva scrivere, perché da qui ametà luglio ci vorrebbe più di un miracolo perché Pd e M5S trovassero un punto di caduta sul fondo salva stati, eresia per il Movimento. Anche se ieri il dimaiano Carlo Sibilia ha buttato lì sillabe meno ostili: “Se le clausole venissero meno, allora non avrebbe più senso chiamarlo Mes. A quel punto prenderemm­o il Mes”. Ma i condiziona­li non cancellano la distanza a oggi siderale tra grillini e dem. Fatta innanzitut­to dei numeri, perché decine di 5Stelle sono pronti a dire no sempre e comunque al fondo, qualsiasi cosa accada. E non si può proprio rischiare. Soprattutt­o in Senato, dove dopo il recente passaggio di Alessandra Riccardi alla Lega, almeno altri 4-5 grillini sono in bilico. Si parte dalla catanese Tiziana Drago, in queste ore sondata più volte dai vertici. E si continua con la latinense Marinella Pacifico, che sabato ha pubblicato un post con selfie su Facebook: “E oggi relax nel mio attichetto di Sperlonga. Ma sempre sul pezzo, con appunti e decreti da studiare”. E diversi colleghi non l’hanno presa bene. Sempre su Facebook, domenica, un altro inquieto come il genovese Mattia Crucioli ha scritto contro la possibile cancellazi­one del vincolo dei due mandati, una delle norme fondative del M5S. Segnali che il Movimento monitora, perché non si può permettere altre frane.

PER QUESTO

dai piani alti spingono per rinviare nuove espulsioni per le mancate restituzio­ni. E sul taccuino degli eletti a rischio riappaiono senatori: perché la Pacifico è ferma con i pagamenti addirittur­a a maggio 2019, mentre è molto meno grave la posizione di Fabio Di Micco, rimasto “s olamente” al gennaio scorso. In questo scenario, pesano altre cifre. Quelle della maggioranz­a, che ormai in Senato oscilla attorno a quota 160 voti. Anche se il conteggio esatto dei partiti di maggioranz­a (Pd, M5S, IV, Leu e i due del Maie) fa 154 voti certi, come notava ieri Openpolis. “Bisogna solo sperare di arrivare a settembre” ripetono allora come un mantra dal Movimento: costretto a correre, per non guardare il burrone che sta di sotto.

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I 5Stelle non possono permetters­i altri fuoriuscit­i
FOTO ANSA Rischio spaccature I 5Stelle non possono permetters­i altri fuoriuscit­i
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