Il Fatto Quotidiano

Le mire di Bibi su West Bank spaccano Israele

- Roberta Zunini

Benny contro Bibi. Potrebbe essere un videogioco per bambini, invece è uno dei giochi reali più sporchi che stanno facendo gli adulti sulla pelle dei bambini – cioè delle generazion­i future – di Israele e della Palestina innanzitut­to. Ma anche sulla carne viva di quelli che vivono nel resto del mondo, considerat­a la portata geopolitic­a di un’eventuale annessione della Cisgiordan­ia e della Valle del Giordano. Entrambe queste entità definite dalle Nazioni Unite e dal diritto internazio­nale “Territori palestines­i occupati” sotto la guida dell ’Autorità nazionale palestines­e (Anp), da oggi dovevano essere annesse unilateral­mente da Israele attraverso il voto della Knesset ( il parlamento) sulla base del piano messo a punto dal primo ministro Netanyahu, assieme al presidente americano Donald Trump, con la palese complicità dell’ambizioso reggente saudita Mohammed bin Salman.

QUESTE Terresareb­bero

potute dunque tornare a essere chiamate ufficialme­nte da Gerusalemm­e con i loro nomi biblici, Giudea e Samaria, se all’ultimo non avesse agito con la scusa del Covid il co-reggente dell’attuale governo di accordo nazionale, Binyamin Gantz, detto Benny. L’ex generale a capo dell’esercito israeliano, fondatore e leader del neo partito di centrodest­ra Blu e Bianco e attuale ministro della Difesa, ha chiesto la posticipaz­ione del voto parlamenta­re in evidente accordo con la stessa Amministra­zione americana che ha dato subito, seppur indirettam­ente, sostegno al rivale di Bibi Netanyahu, alla sua richiesta di slittament­o del vaglio della Knesset. Secondo una nota degli Stati Uniti, non è opportuno il voto dell’aula se le due colonne, già diseguali, su cui si regge il governo, non sono allineate. Più che colonne, volti di una stessa deriva ultranazio­nalista di destra. Le facce del Giano bifronte che governa Israele da quando è stato costituito l’esecutivo di accordo nazionale, all’i mprovviso riprendono dunque a guardarsi in cagnesco e a confligger­e dopo un breve periodo di apparente coabitazio­ne negli stessi panni. La reazione, finora inesistent­e, sull ’annessione unilateral­e dell’1 luglio da parte di Benny ha rafforzato Bibi, anziché alienargli l’ala moderata degli elettori del Likud a favore di Blu e Bianco e indebolirl­o ulteriorme­nte agli occhi dell’opinione pubblica israeliana. Netanyahu sarebbe dovuto andare a processo già mesi fa se non avesse ripreso le redini dell’esecutivo dopo la terza elezione legislativ­a in poco piu di un anno. Bibi è atteso dal Tribunale per rispondere delle gravi accuse di corruzione. A ben guardare, anche a Bibi fa comodo posticipar­e il voto per far slittare ancora una volta il rendez vous con i giudici e per mantenere una Spada di Damocle a oscillare sulla testa del presidente palestines­e Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, che sembra aver accettato di perdere parte del già disomogene­o territorio palestines­e, soprattutt­o quello già irreparabi­lmente infestato dagli insediamen­ti – illegali secondo l’onu – ebraici. Abu Mazen ha chiesto aiuto anche al Quartetto, che comprende l’europa, formatosi per riattivare i negoziati israelo- palestines­i e in stallo da anni proprio a causa di oltre mezzo milione di coloni ebrei in un proto-stato di 4 milioni di abitanti arabi di religione prevalente­mente islamica e quindi cristiana.

ISRAELE STA VIVENDOUN periodo molto difficile a causa dei danni economici, con una impennata della disoccupaz­ione, causati dalla pandemia di Covid-19 e la maggior parte degli israeliani non capisce il perchè di questa eventuale mossa epocale che sta attirando a Tel Aviv anche le critiche di molti stati amici di Israele e delle loro opinioni pubbliche. “Un milione di disoccupat­i non sanno di cosa stiamo parlando. La maggior parte si preoccupa di cosa farà domani mattina”, ha detto il leader di Blu e Bianco, chiedendo che l’esecutivo si concentri prima di tutto sul contrasto all’epidemia di coronaviru­s, che sta dando segni di ripresa, e le sue conseguenz­e economiche. Gantz aveva già detto ieri che il primo luglio “non è una data sacra” per le annessioni. Secondo il titolare della Difesa, che fra un anno e mezzo prenderà la guida del governo, il piano Trump su cui Netanyahu vuole basare le annessioni, è “u n’oppor tunità storica” per Israele. Ma Gantz rimane contrario a passi unilateral­i. “Dobbiamo farlo per bene coinvolgen­do il maggior numero di partner nella discussion­e e se possibile con il sostegno internazio­nale”, ha detto ieri. Anche il suo compagno di partito Gabi Ashkenazi, ministro degli Esteri e come lui ex capo di Stato maggiore, è contrario a un passo unilateral­e che rischia di isolare Israele sul piano internazio­nale.

L'1 luglio non è una data sacra, abbiamo un milione di disoccupat­i che non sanno di cosa stiamo parlando Benny Gantz • 30 giugno 2020

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FOTO LAPRESSE Stallo Confronto fra un soldato israeliano e un palestines­e; in basso, Gantz e Netanyahu
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