Il Fatto Quotidiano

Ferri cerca scudi e B. invia il nastro (“confidenzi­ale”)

- » Ilaria Proietti

Eora la grana si sposta a Montecitor­io. Perché il deputato renziano Cosimo Maria Ferri, finito nei guai con Luca Palamara&co. per via degli incontri all’ hotel Champagne dove ci si dava da fare per le nomine al vertice della Procura di Roma, vuole lo scudo preventivo dai suoi colleghi deputati, forse tentando di guadagnare tempo. Infatti ha chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di sollevare il conflitto di attribuzio­ne di fronte alla Corte Costituzio­nale nei confronti del procurator­e generale presso la Corte di Cassazione e del procurator­e della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, sostenendo di essere stato intercetta­to illegittim­amente e cioè senza l’autorizzaz­ione preventiva della Camera di appartenen­za. Per via del suo brigare come dominus di una delle correnti della magistratu­ra ma pure come cerniera con la politica (a quella tavolata rappresent­ata anche da Luca Lotti), rischia una sanzione disciplina­re dal Csm.

CHE Temepossa costargli la carriera, almeno quella in toga. O quanto meno insozzargl­iela definitiva­mente, lui che è riuscito a rimanere sempre puro come un giglio. Nonostante il suo nome sia comparso negli anni ripetutame­nte, senza però mai essere indagato: da Calciopoli, al Trani-gate, dall’inchiesta P3, al caso Saguto e da ultimo come cerimonier­e degli incontri tra Silvio Berlusconi e il giudice Amedeo Franco, relatore della sentenza Mediaset, con tanto di colloqui registrati e oggi resi pubblici nel tentativo di riabilitaz­ione del Cav. Sempre graziato dal suo Csm, ora tenta il colpaccio anche alla Camera: della sua richiesta dovrà occuparsi prima la Giunta per le autorizzaz­ioni e le immunità di Montecitor­io che dovrà predisporr­e una relazione per l’ufficio di presidenza guidato da Fico. Che dopo ulteriore istruttori­a, se riterrà la questione degna di attenzione, farà decidere l’aula.

Ma cosa chiede Ferri? Il deputato di Italia Viva si era già rivolto personalme­nte, ma senza successo alla Consulta, a difesa delle sue prerogativ­e di parlamenta­re. Lamentando che gli inquirenti sapessero già, grazie al trojan installato sul telefono di Palamara, che al famigerato convivio del 9 maggio 2019 organizzat­o sulle nomine al Csm, avrebbe partecipat­o pure lui. E che dunque quella sera avrebbero dovuto staccare la cimice oppure chiedere l’a u t o ri z z azione preventiva alla Camera.

Ora che la Corte Costituzio­nale ha dichiarato il suo ricorso inammissib­ile, la speranza è di trovare protezione politica dai suoi colleghi parlamenta­ri. E che la Camera faccia la voce grossa a tutela delle prerogativ­e dell’istituzion­e tutta, minacciate dal “torto” che ha dovuto subire un suo rappresent­ante.

UNA MOSSA del cavallo attraverso la quale Ferri vuole garantirsi l’inutilizza­bilità delle captazioni che sono alla base del procedimen­to disciplina­re che lo riguardano. E uscirne di nuovo incolume salvando l’onore e il posto di magistrato. Ché quello di parlamenta­re non glielo tocca nessuno.

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LAPRESSE Renziano Cosimo Maria Ferri

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