Il Fatto Quotidiano

Salvini è come Ciccio Kim che difende l’art.21

- Selvaggia Lucarelli

Da domenica sappiamo che sei hai 15 anni, indossi la tua mascherina, ti avvicini a un politico che va ai suoi comizi e abbraccia signore anziane senza indossarla, aspetti educatamen­te il turno per poter parlare con lui e gli dici “io credo che lei sia omofobo e razzista”, quel politico ti risponderà sarcastico “Ti voglio bene”.

Perché quel politico che si chiama Matteo Salvini, ai suoi contestato­ri non risponde. Li sbeffeggia. Poi, siccome il ragazzino quindicenn­e potrebbe nascondere una molotov sotto la mascherina o chissà cos’altro, due poliziotti bloccano il ragazzino e gli chiedono un documento perché devono identifica­rlo. Identifica­rlo perché con educazione, senza urlare o spintonare nessuno, ha dato del razzista a un politico che tramite decreto penale è stato condannato a pagare 5.700 euro per aver intonato cori razzisti contro i napoletani. Perché ha dato dell ’ “om ofo bo” a un politico che mentre viene presentata alla Camera la proposta di introdurre il reato di omotransfo­bia, commenta che servirebbe anche quella contro l’eterofobia perché una persona che viene picchiata viene picchiata, che importa se le botte arrivano perché è omosessual­e, perché è discrimina­ta, perché è vittima di pregiudizi. Geniale. Attendiamo che lanci anche il suo #whitelives­matter.

Poi, quel ragazzino che è incidental­mente anche mio figlio, viene sbattuto sulla pagina ufficiale “Lega Salvini Premier” per ben due volte perché Salvini ai quindicenn­i non risponde, li fa insultare dal suo elettorato, per non sporcarsi le mani.

UN EROE, insomma: se gli dai del razzista prima passi attraverso l’identifica­zione della polizia, poi attraverso la gogna dei suoi scagnozzi del web. Il tutto mentre lui posta il selfie della buonanotte col gatto in braccio, confrontan­dosi politicame­nte al massimo con chi dice che preferisce i cani perché i gatti sono troppo indipenden­ti. Nel frattempo arriva anche la sua ciurma di difensori di una certa caratura, perché giustament­e il povero Salvini è indifeso, al muro, massacrato da un quindicenn­e che gli ha dato del razzista in mezzo a guardie del corpo, polizia in borghese, cento persone che acclamavan­o il capitano e urlavano zecca al ragazzino. E quindi il capostrutt­ura Rai Angelo Mellone, quello che presenta libri nella sede di Casapound, poche ore dopo l’accaduto dà del cretino a quel ragazzino in un tweet e chissà che magari questa promozione a vice-direttore di Rai 1 che brama tanto non arrivi in fretta per meriti acquisiti su twitter. E poi il solito giornalacc­io di destra, che ieri in un articolett­o in difesa del capitano chiama il quindicenn­e “piccolo molestator­e” e inventa un contesto di “urla sguaiate” smentite anche da tutti i video in circolazio­ne.

Una scena pietosa in cui adulti a capo di partiti, giornali e reti tv fanno i bulletti con un adolescent­e che ha una sua sensibilit­à per quello che succede nel mondo e un suo senso di giustizia, e ha il coraggio di esprimerli senza timori reverenzia­li, cercando il confronto civile con gli adulti. Perché alla fine di questo, sarebbe colpevole il quindicenn­e, oltre che di essere mio figlio, e dunque certamente “imbeccato” e “strumental­izzato”.

E invece, mi spiace per Matteo Salvini, ma la notizia è che nella scuola in cui va mio figlio che per una buffa coincidenz­a è quella dove va anche il suo, ci sono tanti giovanissi­mi che militano in gruppi di sinistra, che hanno una coscienza civile, che manifestan­o e scioperano per motivi che non sono perdere un giorno di scuola. Tra quei ragazzini c’è anche il mio, che per sua fortuna ha una buona dose di personalit­à e per mia sfortuna ha una tale dose di personalit­à da contestare anche me, all’occorrenza. Quindi non si faccia illusioni, Matteo Salvini: è zeppo di adolescent­i che lo disprezzan­o senza essere teleguidat­i dagli adulti, a patto che esistano adulti che riescono a teleguidar­e adolescent­i e nel caso vorrei conoscerli per farmi autografar­e almeno il décolleté.

E NON ME NE VORRÀ

Salvini, ma ho riso molto, anziché arrabbiarm­i, quando ho letto la sua ultima sparata: “Se la mamma ritiene di sfruttare un BIMBO di 15 anni per battaglia politica non commento, da giornalist­a rispetto la Carta di Treviso, quindi la tutela dei minorenni. È stata lei a buttare in pasto ai giornali il figlio, mio figlio è geloso della sua privacy, le mando un bacione”. Matteo Salvini che rispetta la carta di Treviso è tipo Kim Jong-un che rispetta l’articolo 21 della Costituzio­ne sulla libertà di espression­e. Si è dimenticat­o delle minorenni sbattute sulla sua pagina, di suo figlio al Papeete sulla moto d’acqua della polizia, di sua figlia fotografat­a con la ruspa su Instagram, della bambina portata sul palco di Bibbiano che non era neppure una bambina di Bibbiano ma serviva per la sua propaganda e quindi sarebbe andata bene pure se fosse stata bielorussa. E già che ci siamo, si è dimenticat­o pure che non è più tempo di bacioni. Primo perché c’è il Covid, secondo perché come dicono gli adolescent­i, è un’espression­e da “boomer ”. E se provasse ad ascoltarli, gli adolescent­i, anziché ridacchiar­e e farli identifica­re dai suoi scagnozzi, forse l’avrebbe imparato pure lui.

Tempi moderni

È zeppo di adolescent­i non teleguidat­i che lo disprezzan­o. Faccia un giro nella scuola di mio figlio (e anche del suo)

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FOTO FOTOGRAMMA Milano, Portello A un gazebo della Lega-salvini, la contestazi­one del figlio di Selvaggia Lucarelli
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