Il calcio non lo vede più nessuno. Neppure in tv
L’ok “salvo intese” Sopra i 5 milioni meno procedure ristrette. Ma su molte opere arrivano i poteri in deroga a tutto
Non tutto è risolto, ma alla fine l’intesa “di massima” c’è, e questo basta a evitare a Giuseppe Conte di partire per il tour europeo con la figuraccia di un rinvio. In un Consiglio dei ministri notturno (non ancora terminato mentre andiamo in stampa), il decreto Semplificazioni ottiene il via libera “salvo intese”, la formula che permette al governo di continuare a riscriverlo anche dopo l’ok.
Dopo una settimana di scontri, specie sul nodo degli appalti pubblici, Conte è costretto ad accettare diverse modifiche. Il testo, studiato a Palazzo Chigi, di fatto eliminava le gare per un anno nel settore a favore di procedure negoziate direttamente con le aziende: rese obbligatorie sotto i 5 milioni di valore (la “soglia comunitaria”), chiamando almeno 5 imprese; e semi-obbligatorie anche sopra quell’impor to, specie per le opere considerate “prioritarie”, con le stazioni appaltanti dotate di poteri in deroga a quasi tutte le leggi. Il Pd è contrario a una sospensione così profonda delle gare; 5Stelle e Italia Viva insistono soprattutto la nomina di commissari straordinari. Tutti, in parte, saranno accontentati.
NEL CDM, che inizia ben oltre le 22, si prova a trovare una sintesi. Stando alle ultime bozze, sotto i 5 milioni di importo gli appalti si potranno affidare senza gara, ma le imprese da chiamare (a rotazione) salgono in base all’importo dell’appalto (10 tra i 350 mila euro e il milione di valore, quindici fino a 5 milioni). Oltre la soglia comunitaria si potranno fare le gare e chi vorrà ricorrere alla procedura negoziata dovrà motivarlo. Procedura che sarà invece obbligatoria per un particolare tipo di opere, come scuole, carceri e ospedali. Il Pd vorrebbe però fissare comunque una soglia per evitare di affidare opere imponenti senza gara (Palazzo Chigi, invece, è contrario). A ogni modo, restano i poteri in deroga alla legge per le stazioni appaltanti (niente gare, meno controlli).
I renziani di Italia Viva e 5Stelle, dal canto loro, incassano una lunga lista di opere per le quali saranno nominati dei commissari straordinari che potranno agire in deroga a tutto – il “modello Genova” usato per ricostruire il ponte Morandi – stilata dai partiti. In Cdm la ministra Paola De Micheli (Pd) entra con una lista di 100 opere del piano nazionale al 2033 (190 miliardi di spesa). Diverse saranno commissariate. Il decreto che le individua spetta a
Palazzo Chigi, ma a indicare i nomi sarà il Mit. La base di partenza già c’è: al ministero della De Micheli è pronta da mesi una bozza di decreto per nominare i commissari di ben 21 opere, 6 tratte stradali (tra cui la 106 Ionica e la Ragusa- Catania, cara ai 5Stelle che esprimono il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri) e 8 ferroviarie ( l’alta velocità Venezia-trieste, la Roma-pescara, il raddoppio della Pescara-bari etc.) che sommate valgono oltre 20 miliardi. Ci sarà battaglia tra i partiti per nominare commissari strapagati e con strutture al seguito che dovranno gestire miliardi in deroga alla legge (tranne codice penale e antimafia).
I 5Stelle chiedevano ancora di più, nominare commissari gli amministratori delegati di Anas e Rete ferroviaria italiana in modo da commissariare i loro contratti di programma. Se
condo Cancelleri lì ci sarebbero “109 miliardi da sbloccare”. Il Pd non è convinto. L’ultima bozza prevede per tutti procedure negoziate. De Micheli propone di permetterle solo per gli appalti in cui c’è già un progetto esecutivo e risorse effettivamente stanziate. Anche su questo si battaglia in Consiglio dei ministri. L’unica certezza è che rimane la riforma, anche questa per un anno, della responsabilità per danno erariale per il quale sarà eliminata la fattispecie della colpa grave per i dirigenti pubblici che firmano gli atti (resta solo il dolo, più difficile da provare perché presuppone la volontarietà). I sindacati sono già sul piede di guerra per il subappalto, che il testo liberalizza del tutto. Linea a cui il Pd è contrario.