Il Fatto Quotidiano

Il calcio non lo vede più nessuno. Neppure in tv

L’ok “salvo intese” Sopra i 5 milioni meno procedure ristrette. Ma su molte opere arrivano i poteri in deroga a tutto

- Carlo Di Foggia

Non tutto è risolto, ma alla fine l’intesa “di massima” c’è, e questo basta a evitare a Giuseppe Conte di partire per il tour europeo con la figuraccia di un rinvio. In un Consiglio dei ministri notturno (non ancora terminato mentre andiamo in stampa), il decreto Semplifica­zioni ottiene il via libera “salvo intese”, la formula che permette al governo di continuare a riscriverl­o anche dopo l’ok.

Dopo una settimana di scontri, specie sul nodo degli appalti pubblici, Conte è costretto ad accettare diverse modifiche. Il testo, studiato a Palazzo Chigi, di fatto eliminava le gare per un anno nel settore a favore di procedure negoziate direttamen­te con le aziende: rese obbligator­ie sotto i 5 milioni di valore (la “soglia comunitari­a”), chiamando almeno 5 imprese; e semi-obbligator­ie anche sopra quell’impor to, specie per le opere considerat­e “prioritari­e”, con le stazioni appaltanti dotate di poteri in deroga a quasi tutte le leggi. Il Pd è contrario a una sospension­e così profonda delle gare; 5Stelle e Italia Viva insistono soprattutt­o la nomina di commissari straordina­ri. Tutti, in parte, saranno accontenta­ti.

NEL CDM, che inizia ben oltre le 22, si prova a trovare una sintesi. Stando alle ultime bozze, sotto i 5 milioni di importo gli appalti si potranno affidare senza gara, ma le imprese da chiamare (a rotazione) salgono in base all’importo dell’appalto (10 tra i 350 mila euro e il milione di valore, quindici fino a 5 milioni). Oltre la soglia comunitari­a si potranno fare le gare e chi vorrà ricorrere alla procedura negoziata dovrà motivarlo. Procedura che sarà invece obbligator­ia per un particolar­e tipo di opere, come scuole, carceri e ospedali. Il Pd vorrebbe però fissare comunque una soglia per evitare di affidare opere imponenti senza gara (Palazzo Chigi, invece, è contrario). A ogni modo, restano i poteri in deroga alla legge per le stazioni appaltanti (niente gare, meno controlli).

I renziani di Italia Viva e 5Stelle, dal canto loro, incassano una lunga lista di opere per le quali saranno nominati dei commissari straordina­ri che potranno agire in deroga a tutto – il “modello Genova” usato per ricostruir­e il ponte Morandi – stilata dai partiti. In Cdm la ministra Paola De Micheli (Pd) entra con una lista di 100 opere del piano nazionale al 2033 (190 miliardi di spesa). Diverse saranno commissari­ate. Il decreto che le individua spetta a

Palazzo Chigi, ma a indicare i nomi sarà il Mit. La base di partenza già c’è: al ministero della De Micheli è pronta da mesi una bozza di decreto per nominare i commissari di ben 21 opere, 6 tratte stradali (tra cui la 106 Ionica e la Ragusa- Catania, cara ai 5Stelle che esprimono il viceminist­ro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri) e 8 ferroviari­e ( l’alta velocità Venezia-trieste, la Roma-pescara, il raddoppio della Pescara-bari etc.) che sommate valgono oltre 20 miliardi. Ci sarà battaglia tra i partiti per nominare commissari strapagati e con strutture al seguito che dovranno gestire miliardi in deroga alla legge (tranne codice penale e antimafia).

I 5Stelle chiedevano ancora di più, nominare commissari gli amministra­tori delegati di Anas e Rete ferroviari­a italiana in modo da commissari­are i loro contratti di programma. Se

condo Cancelleri lì ci sarebbero “109 miliardi da sbloccare”. Il Pd non è convinto. L’ultima bozza prevede per tutti procedure negoziate. De Micheli propone di permetterl­e solo per gli appalti in cui c’è già un progetto esecutivo e risorse effettivam­ente stanziate. Anche su questo si battaglia in Consiglio dei ministri. L’unica certezza è che rimane la riforma, anche questa per un anno, della responsabi­lità per danno erariale per il quale sarà eliminata la fattispeci­e della colpa grave per i dirigenti pubblici che firmano gli atti (resta solo il dolo, più difficile da provare perché presuppone la volontarie­tà). I sindacati sono già sul piede di guerra per il subappalto, che il testo liberalizz­a del tutto. Linea a cui il Pd è contrario.

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Il premier Conte e la ministra De Micheli. Lavori nella metro di Torino
FOTO ANSA I nodi da sciogliere Il premier Conte e la ministra De Micheli. Lavori nella metro di Torino

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