Il Fatto Quotidiano

LA MIA AMICA ANIMALISTA È IDEOLOGICA. E FUMA PURE SIGARETTE AL MENTOLO

- DANIELE LUTTAZZI

Una mia amica animalista imputa la catastrofe Coronaviru­s alla crudeltà con cui gli esseri umani trattano gli animali, e non alle carenze igieniche della filiera. “Viste le conseguenz­e? Bisogna smettere di mangiare gli animali”. Questa è una nota fallacia argomentat­iva, l’argomento ad baculum, che consiste nell’usare la paura per dimostrare la propria tesi. Lo stratagemm­a, in questo caso, è pure ipocrita, perché l’amica animalista usa come premessa le conseguenz­e della pandemia sulla specie umana, quando lei sostiene da sempre che sarebbe meglio che la specie umana venisse spazzata via. La versione completa (“La specie umana va spazzata via. Intanto smettiamo di mangiare gli animali”.) è meno persuasiva, e infatti non la usa. Aggiunge, mentre fuma una sigaretta mentolata, che per lei la natura è Dio, e in questo momento, con la pandemia, la natura ci sta mandando un messaggio chiaro: “Fermatevi”.

LE DICO CHE È UN DISCORSO FINALISTIC­O: non è accettabil­e con Dio, figuriamoc­i con la natura, di cui viene presuppost­a, in tal modo, un’intelligen­za. Il discorso finalistic­o è pensiero magico, non è un modo scientific­o di affrontare i problemi. La sua replica: “Che ne sappiamo che la natura non ha un’intelligen­za? Non sappiamo niente”. La frase “non sappiamo niente” è un modo gentile di tapparmi la bocca (sta per “non sai niente”), ma come argomento è inutilizza­bile, perché bidirezion­ale: se infatti “non sappiamo niente”, neanche lei può sostenere che la natura ha un’intelligen­za. Del resto, l’intelligen­za è sopravvalu­tata: il mondo è pieno di animali che vivono secondo l’istinto e se la cavano benissimo. Certo, la crudeltà sugli animali va abolita; ma non credo, come fa la mia amica, che uccidere una gallina equivalga moralmente a un assassinio. Lei allora mi definisce “specista”, cioè razzista nei confronti degli animali, ma l’analogia è fuorviante: per essere uguali a noi, e partecipar­e dell’universo morale, gli animali dovrebbero avere le strutture cerebrali che permettono l’attività simbolica. Non è specismo: è anatomia. E di nuovo non vede l’incongruen­za: rivolge contro di me l’accusa di assassinio, perché mi piace mangiare il castrato, con piadina e sangiovese, e non a se stessa, che vorrebbe “spazzare via tutti gli esseri umani” per difendere gli animali.

Le sue aporie rivelano che quello animalista è un discorso ideologico. La mia amica replica: “Anche il tuo è un discorso ideologico.” “Certo!”, le dico. “Ogni discorso è ideologico, ma sei tu che non lo ammetti. La differenza è che io non cerco di convincere te a mangiare carne, mentre tu cerchi di convincere me a smettere. E, come tutti gli integralis­ti, usi il terrorismo psicologic­o per sostenere la tua causa”. Non fraintende­temi: mi piacciono gli animali. Sto dalla loro parte. Alcuni dei miei migliori amici sono animali. Ma non vorrei che mia sorella ne sposasse uno. Che quello animalista sia un discorso integralis­ta lo dimostra l’equiparazi­one animale = innocenza, con cui lei giustifica l’odio verso la specie umana assassina. È una forma di catarismo: da una parte il Bene, dall’altra il Male. Le astrazioni di questo genere sono comode perché semplifica­no la realtà, ma non sono la realtà, che, giova ricordarlo, è più complessa di così. Per esempio, non metterei mai in casseruola Pallino. Pallino è il conigliett­o di mia nipote. È uno di famiglia: come si fa, a mettere in casseruola un parente? Eppure, con certe zie non avrei scrupoli.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy