ROTTA L’OMERTÀ SULL’URANIO, ADESSO TOCCA ALLA POLITICA
Il generale Roberto Vannacci sembra aver rotto l’omertà che per anni ha regnato sull’esposizione dei militari all’uranio impoverito e sulla tutela della salute nei teatri operativi. Dopo di lui, il tenente colonnello Fabio Filomeni, all’epoca dei fatti stretto collaboratore del generale in Iraq quale Responsabile del servizio di prevenzione e protezione, ha confermato al Fatto Quotidiano quanto denunciato dall’alto ufficiale fornendo particolari e dettagli più gravi e inquietanti. E ancor più preoccupa il silenzio della politica e, soprattutto, delle istituzioni militari. Non un commento, una smentita, una formula interlocutoria, una condanna e nemmeno, al limite, un’accettazione delle responsabilità. Nulla!
È purtroppo una caratteristica del mondo militare: il silenzio, l’immobilismo, il mutismo assoluto di fronte a situazioni suscettibili di creare imbarazzo soprattutto tra gli uomini con tante stellette!
La vicenda coinvolge, infatti, in prima persona l’attuale capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ma anche direttamente il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli e la ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Il generale Vannacci non si è limitato a scrivere fiumi di richieste, relazioni, rapporti, istanze, resoconti e piccanti esposizioni durante il suo mandato di un anno in Iraq ma, al suo rientro, e prima di rivolgersi alla Procura militare e a quella ordinaria, ha voluto conferire con l’intera catena gerarchica militare e politica. Nulla è trapelato e non si ha notizia di provvedimenti e correttivi a seguito delle sue audizioni.
All’inizio di marzo 2019, infatti, il generale Vannacci veniva ricevuto dal capo di Stato maggiore della Difesa a cui ha fornito, su richiesta, una dettagliata relazione scritta. Erano quindi rappresentate, seppur in formulazione potenziale, gravi omissioni, violazioni di norme, atti prevaricatori e irregolarità nell’applicazione della normativa di sicurezza nei teatri e circa i rapporti gerarchici tra il comandante del contingente e il Comando operativo interforze. Quello che sappiamo è che il capo di Stato maggiore della Difesa ha approvato la richiesta di far conferire il generele Vannacci con l’allora ministro. Null’altro.
È molto inquietante perché il generale Vecciarelli, quale vertice apicale militare e quale diretto superiore dell’ammiraglio Cavo Dragone, all’epoca ancora al Coi, avrebbe dovuto verificare la veridicità di quanto rappresentato dal generale Vannacci, assumere provvedimenti per evitare il ripetersi di tali situazioni negative e procedere con le segnalazioni ai competenti organi giudiziari e le eventuali sanzioni disciplinari. O nei confronti di Vannacci, qualora lo stesso avesse mentito o trasfigurato la realtà, o nei confronti di Cavo Dragone, qualora quanto rappresentato dal generale dei corpi speciali si fosse rivelato corretto. Invece nulla. Cavo Dragone è stato nominato capo di Statomaggiore della Marina e Vannacci è stato promosso generale di divisione.
Il buon senso può venire meno ma il rispetto della norma certamente no! Il Dpr n. 83 del 2005,poi integrato nel Dpr n. 90 del 2010, stabilisce che in caso di “eventi di particolare gravità o risonanza” l’autorità militare competente (qui il generale Vecciarelli, considerato che l’ammiraglio dipendeva direttamente da lui) istituisca una inchiesta formale o sommaria per “valutare l’opportunità di adottare le misure correttive di carattere organizzativo o tecnico necessarie ad evitare il ripetersi degli eventi dannosi e di dare l’avvio ai procedimenti rivolti a individuare eventuali responsabilità penali, disciplinari, amministrative”. Non c’è dubbio che quanto riferito dal generale Vannacci rientri in questa previsione.
*Presidente dell’osservatorio militare