Il procuratore Cozzi: “Non ci fu manutenzione”
“Questo ponte poteva crollare in ogni momento. È caduto mentre c’erano quelle quarantatré povere vittime, poveri nostri fratelli, ma poteva crollare quando ci passavano sopra tre pullman di turisti diretti all’imbarco, magari con centinaia di persone a bordo”. Parla Francesco Cozzi. Il procuratore di Genova, che conduce l’inchiesta sul crollo del Morandi, ieri sera è stato intervistato dalla trasmissione 7 Storie condotta da Monica Maggioni (Rai 1, lunedì ore 23,40).
Aggiunge Cozzi: “Questo ponte non è di Autostrade. Non è di tizio o caio. Questo ponte è nostro, è mio e di tutti gli italiani, è dello Stato. E lo Stato, che decide di darlo in concessione, in gestione, deve pretendere che sia gestito e tenuto in condizioni di sicurezza assoluta. Appunto perché questo ponte non è di chi ha la concessione per guadagnarci sopra”. Il procuratore di Genova non ha dubbi: “Un ponte così non può cadere, non può crollare. Se cade, vuol dire che non è stato sorvegliato e vigilato come avrebbe dovuto”. Cozzi, davanti alle telecamere di Rai 1, punta il dito sulla mancanza di manutenzione: “La causa del crollo ce la diranno i periti e il processo. Potrebbe essere anche un’altra. Ma quello che è certo, e credo che neanche un marziano potrebbe negarlo, è lo stato di manutenzione del sistema autostradale, in particolare in Liguria. Parliamo di un sistema di opere in cemento armato, in calcestruzzo, datato 50-60 anni minimo, che richiedeva un’attenzione e una manutenzione molto diverse da quelle che ha ricevuto”.