Il Fatto Quotidiano

“Era un poeta artigiano: dei premi se ne fregava”

Per il regista, il Maestro firmò la colonna sonora di “Un sacco bello” nel 1980, complice Sergio Leone

- Anna Maria Pasetti

“Era una persona speciale Ennio Morricone. Un artigiano che emanava semplicità per poter nascondere quella sua genialità unica”. Così Carlo Verdone ricorda il grande artista che gli compose nel 1980 la colonna sonora diun sacco bello, complice il “solito” Sergio Leone che li presentò.

Cosa ha provato la prima volta che ha sentito le musiche di Un sacco bello?

Quando Ennio mi invitò allo studio della Trafalgar per assistere all’incisione della colonna musicale, mi sono accorto che, ascoltando l’orches trazione completa, il film mi scorreva davanti agli occhi come non era mai accaduto, e mi sembrava acquistass­e più valore, più poesia. Questa cosa mi colpì molto, sentivo che le musiche erano adeguate alle diverse scene, malinconic­he, ironiche, insomma perfette.

Che tipo di persona era?

Era un artigiano dalla semplicità unica, quando gli parlavi sembrava un normalissi­mo impiegato d’ufficio, però aveva una genialità nascosta, un’ironia su certi dettagli che raramente ho visto e ascoltato nelle persone. Si capiva che apprezzava la comicità e l’autoironia, non a caso andava d’accordo con Leone. Ennio però era più pacato di Sergio che invece era un mattacchio­ne. Quell ’autoironia che gli ha fatto scrivere un necrologio preventivo di sé... Quel suo saluto post mortem scritto preventiva­mente mi ha colpito. L’ha fatto in una maniera senechiana, lucida, non “strappacor­e”. È come se avesse voluto dire: “Basta così, la vita mi ha dato tutto, ringrazio tutti, ma basta così”. Mi ha davvero impression­ato.

E come musicista cosa sentiva in lui di speciale? Morricone non era un musicista normale. Anzitutto era spaventosa­mente colto, avendo avuto come docente il professor Goffredo Petrassi, che era un avanguardi­sta, un autore di musiche moderne all’epoca incomprens­ibili. Evidenteme­nte quella musica intelligen­te e intellettu­ale deve avergli allargato gli spazi della creatività. Credo che Ennio però avesse anche un altro dono, ovvero quello della sicurezza nell’azzardo: chi prima di lui “osa” mettere in musica un fischio, o un fischietti­o? E il fischio l’ha messo alla fine anche di Un sacco bello , non posso certo scordarmel­o. Ha introdotto lo scacciapen­sieri, inserito le voci umane, ogni tanto se ne usciva con qualche strumento nuovo, con rumori inediti. Insomma, un creativo totale. Un sacco bello a parte, qual è la sua colonna sonora che preferisce?

Sono diverse. Prediligo la musica di Mission , di C’era una volta in America, ma anche quel pezzo che accompagna la scena al cimitero de Il buono, il brutto e il cattivo con il duello finale. Ecco, oltre alla maestosità anarchica di quel brano c’è un montaggio del sonoro spettacola­re.

Siete rimasti in contatto? Qualche telefonata gliel’ho sempre fatta, e c’erano occasioni di incontro, fra premiazion­i e serate. Anche qualche cena insieme. Ricordo che fu molto carino quando per un extra di un mio Dvd dedicò belle parole sul mio conto, un ricordo molto generoso da parte sua che solitament­e era così schivo. Una decina di mesi fa sono andato a trovarlo a casa sua all’eur, e l’ho trovato lucido però molto stanco: ogni minuto gli squillava il telefono, lo chiamavano in continuazi­one per premi ed onorificen­ze di cui tutto sommato gli importava ben poco.

AL CINEMA “Sembrava un impiegato, ma amava l’azzardo: chi avrebbe usato mai il fischio?”

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The winner Oscar a Morricone

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