SOTTO UN PONTE
AUTOSTRADE-GOVERNO LA CONSULTA BOCCIA I BENETTON
VIA LA CONCESSIONE
LA CORTE: “ESCLUDERLI DAL MORANDI-BIS FU GIUSTO”. GIORNI DECISIVI PER LA REVOCA VOLUTA DA CONTE, GUALTIERI E 5STELLE. UN PO’ MENO DA DE MICHELI, PD E IV
Il premier che vede e sente traballare tutto punta sulla revoca. Non può fare altro Giuseppe Conte, dopo un mercoledì in cui il governo è quasi impazzito. Di mattina ha pagato il prezzo dei suoi rinvii, con la lettera della ministra dem alla Infrastrutture Paola De Micheli che ha riconsegnato il pontemorandi digenova ad Autostrade: e al M5S, apostolo della revoca della concessione ai Benetton, è mancata l’aria, mentre dentro i giallorosa tutti accusavano tutti. Di sera, la sentenza della Consulta ha ridato ossigeno innanzitutto a loro, ai 5Stelle, stabilendo che non era illegittimo escludere Aspi dalla ricostruzione del ponte. Un possibile aiuto, ma anche un alibi che cade, per il premier.
Di sicuro la partita vera è quella sulla concessione, su cui può anche cadere un governo. E dalla Spagna, dove incontra il premier Sánchez, Conte chiama tutti alle proprie responsabilità: “Porteremo il dossier Autostrade in Consiglio dei ministri, è una decisione di tale importanza che dovrà essere condivisa al di là dei due ministri direttamente competenti. Va coinvolto tutto il governo”. Sarà un dentro o fuori. Ma prima, oggi pomeriggio, andrà in scena l’ultimo tentativo di evitare lo scontro. Un tavolo con Aspi, convocata dalmit con una lettera che raccontano dura. Ad Autostrade i tecnici del Mef e delle Infrastrutture proporranno come alternativa alla revoca un pacchetto: rinuncia a tutti i contenziosi giudiziari, accettazione del nuovo sistema tariffario dell’autorità dei Trasporti, e infine la cessione delle quote.
UN PUNTO DECISIVO
per il Mef, come per Conte. E irrinunciabile per il M5S, che aveva fermato la cessione delle quote di Aspi a Cassa depositi e prestiti, “perché non possiamo dare soldi ai Benetton”. Ma Autostrade vuole vendere solo una parte delle quote, al suo prezzo. Forse lo dirà anche nel vertice, che serve alla De Micheli per uscire dall’angolo. In mattinata a Ra
dio 24 ha confermato: “Ho scritto io la lettera al sindaco Bucci. La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi ma sulla vicenda c'è ancora l’ipotesi di revoca”. Nel Pd la descrivono come una scelta obbligata: la procedura della revoca è ancora in corso, quindi non poteva fare altrimenti. E così ammettono anche grillini di peso.
Ma altre fonti di governo raccontano come il premier avesse sconsigliato alla De Micheli di scrivere a Bucci la missiva, di fatto una risposta al commissario. Il punto è che ora l’esecutivo si trova di fronte a una decisione da prendere, rinviata troppe volte per paura di farsi male. E in mezzo al fuoco è finita innanzitutto la De Micheli, che aveva mandato la lettera anche al premier. Chi le ha parlato ieri l’ha trovata profondamente provata, per aver dovuto “sopportare di tutto”, “pagare gli errori degli altri, Toninelli compreso”. Da tempo al centro del mirino, prima di tutto dei renziani, ieri sulla De Micheli piovono anche i dubbi della segreteria del Pd. Al Nazareno sono “amareggiati” e “irritati”. Non sapeva nulla Zingaretti, non sapeva nulla Orlando. Il segretario va ripetendo: “Lo sto dicendo da tempo che bisognava arrivare a una decisione. Neanche indico quale: è una scelta del governo. Ma non decidere non si può”. Ancora: “Vedrete che tra due settimane su Ilva sarà la stessa cosa. Ci sono troppi dossier su cui non si fanno delle scelte. Alla fine, l’unica cosa che sarà stata fatta sarà il taglio dei parlamentari, perché noi siamo stati corretti. Nean
che sulle alleanze ci sono venuti incontro”.
I 5STELLE INVECE
reagiscono con furia. Neppure i vertici del M5S, compresi il capo politico reggente Vito Crimi e l’ex leader Luigi Di Maio, sapevano della lettera. Ma tanti accusano Conte. “Doveva decidere due mesi fa, glielo avevamo detto”. Riemergono rancori e sospetti vecchi di settimane, dai big di governo. “Rinviare non risolve i problemi” ringhia Stefano Buffagni. Il premier lo sa, e per questo vuole un Cdm dove tutti dovranno scegliere. In serata può celebrare per la Consulta: “Conforta che abbia confermato la legittimità della soluzione che venne elaborata” . Ma la notte deve ancora passare.