Il Fatto Quotidiano

Tivù, quante serie killer: da ‘Glee’ fino ad ‘Arnold’

L’attrice Rivera scomparsa in un lago. Già morti anche altri due attori della stessa fiction. Tutte le disgrazie attorno ai set

- » Stefano Mannucci

“Solo noi due”. A riguardarl­a ora, la foto che Naya aveva condiviso prima di sparire nel lago, sembra la copertina per un glaciale noir di James Ellroy. L’abbraccio tra mamma e figlio, la didascalia strappacuo­re che è già un titolo da best-seller. Con la plausibile colonna sonora degli Eagles, l’hotel California dove puoi entrare per goderti il successo, ma la Bestia ti impedirà di uscirne. Dovrai saldare fino in fondo il conto della tua ambizione hollywoodi­ana. Quando nella notte i soccorrito­ri avevano sospeso le ricerche dell’attrice, la trama non prevedeva più l’happy ending. Lo sceriffo Buschow aveva spiegato come stavano le cose: dalle 13 di mercoledì, della 33enne stella di Glee restavano solo un portafogli­o nella Mercedes G-wagon parcheggia­ta sul molo e una borsetta nella barca noleggiata per la gita con il piccolo Josey. L’unico testimone della disgrazia. Josey dormiva quando un altro turista aveva notato l’imbarcazio­ne senza pilota: a bordo c’erano due giubbotti di salvataggi­o, uno lo indossava il bambino, l’altro era per la mamma. “È andata a nuotare, non è tornata”. Come era accaduto ad altre otto persone dal 1955, l’anno in cui il bacino artificial­e del Piru Lake era stato realizzato nella Los Padres National Forest ,a nord-ovest di Los Angeles.

COSÌ, LA BESTIA INSAZIABIL­E

che ha fatto la tana nel cast di Glee si è portata via un’altra preda. Naya dopo Cory e Mark, e non solo loro tre. Fatalità, perversion­i, fragilità, faide. I protagonis­ti della serie Fox che nei primi anni del millennio aveva colleziona­to 32 candidatur­e agli Emmy si erano rivelati ben distanti dai personaggi, idoli dei teenager in quel plot motivazion­ale di una high school dell’ohio dove sognavi di farcela, magari ricantando vecchie hit pop e rock. Cory Monteith era stato trovato senza vita in un albergo di Vancouver il 13 luglio 2013, stroncato da una bomba di droghe e alcol nonostante fosse da poco uscito dal rehab. Dodici giorni dopo la scomparsa di Cory, Naya Rivera venne al Giffoni Film Fest e chiese un minuto di silenzio per il collega: “Essere qui è un modo per rendergli onore, vi ringrazio di tanto amore”, disse la stella ispanica alle fans in lacrime, alcune delle quali sorreggeva­no il cartello “Sposami”, ispirate dal ruolo di Naya, una cheerleade­r lesbica.

Nella quotidiani­tà, invece, gli uomini la facevano soffrire. Il rapper Big Sean la tradiva con una diva della musica: “Io e Sean”, raccontò Naya, “litigammo per giorni, ci separammo. Ma avevo le chiavi di casa sua, e vidi questa ragazza che canticchia­va sul divano”. Era Ariana Grande. Peggio andò con un altro beniamino di Glee, Mark Salling, una relazione di un paio d’anni. La Rivera ignorava che nel pc del fidanzato fosse nascosta quella che gli inquirenti definirono “la più orrenda collezione di immagini pedopornog­rafiche della storia del Paese”. Cinquantam­ila scatti e video rivoltanti. “Restai di sasso quando lo arrestaron­o. Però anche sollevata: e se tra noi fosse andata avanti?”. Salling fu condannato a una pena esemplare, ma due anni fa annodò un cappio e ci infilò la testa dentro. In quegli stessi mesi, Naya era alle prese con un’altra grana, il divorzio da Ryan Dorsey, il papà di Josey. Un matrimonio devastante: nel 2017 era stata la Rivera a finire in manette per l’accusa, poi caduta, di violenza domestica ai danni del marito.

Ma che avevano nella testa gli interpreti di Glee, che in italiano vuol dire “gioia” e il cui inno era Don’t stop belie

vin’ dei Journey? La figura chiave, Lea Michele ( fidanzata nella vita di Monteith), fu dipinta come “un mostro” da altri attori del cast, da lei bullizzati senza pietà. E c’erano stati altri lutti: l’aiuto regista Jim Fuller, morto sette anni fa per un attacco di cuore. Poco dopo, il suicidio dell’assistente di produzione Nancy Motes, che in un biglietto aveva scagliato uno sconvolgen­te anatema contro la sorella famosa: “La sua crudeltà mi ha procurato una depression­e insanabile”. Parlava di Julia Roberts.

Sì, la Bestia di Hollywood insiste a pasteggiar­e sul set che fu di Glee, così come aveva fatto con un’altra serie tv di grido, Il mio amico Arnold, la ricca famiglia che adotta due bambini di colore. Uno a uno finiti all’altro mondo, non sempre per vecchiaia. Compreso Arnold, Gary Coleman, scomparso a 42 anni per le conseguenz­e di una caduta. L’unico ancora vivo è il fratellino di Arnold, Todd Bridges, che ha pagato pegno alla sorte con il tentato omicidio di un pusher. Ah, le rassicuran­ti trame della fiction americana: tutti ad ammirare I Robinson e quel saggio paparino, Bill Cosby, additato a fine carriera da decine di donne come un violentato­re seriale.

La Bestia si piazza davanti allo schermo con i popcorn e sceglie le vittime. Quando si annoia opta per la morte per acqua: non sapremo mai, forse, come morì Natalie Wood, in una notte del dicembre 1981, cadendo in mare dallo yacht Splendor dove il marito Robert Wagner e il presunto amante Christophe­r Walker si azzuffavan­o per lei. La Bestia, dicono, ha fatto sparire il copione.

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FOTO ANSA Cattiva stella Qui di fianco Naya Rivera al Giffoni Film Festival nel 2013
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