Il Fatto Quotidiano

Il governo è al bivio Trattativa in salita: 5S decisi, Pd diviso

- » Luca De Carolis e Wanda Marra © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Exit strategy Di Maio: “Basta paure: decisioni nette”. I dem vorrebbero lasciare il gruppo socio di minoranza con Cdp

L’avvocato che fa il premier ha dato l’ultimatum ad Autostrade. Entro domenica, o al massimo lunedì mattina, vuole un Consiglio dei ministri sulla concession­e, dove lui e i partiti dovranno decidere cosa fare, dopo aver rinviato troppe volte quella grane. Ma se Giuseppe Conte non troverà un punto di caduta nella sua frammentat­a maggioranz­a l’ultimatum potrebbero recapitarl­o a lui. “Su questa storia può cadere un governo, a forza di rinviare ecco come ci siamo ritrovati” sibilano dalla pancia dei Cinque Stelle in un giovedì di afa e cattivi pensieri nella Roma dei Palazzi. E l’avvertimen­to è tutto per Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio su cui il M5S continua a riversare sospetti. “Perché oggi sui giornali spiegava di attendersi proposte da Aspi, perché pensa di tenere i Benetton dentro la futura gestione?” si chiedono i

5Stelle.

TRADOTTO

, il premier non pensasse neanche di proporre ad Autostrade una semplice riduzione delle sue quote azionarie, magari cedendone parte a Cassa depositi e prestiti. “Non dobbiamo avere paura di prendere decisioni nette su Aspi” riassume Luigi Di Maio. Un messaggio innanzitut­to per Conte, che non a caso in serata a palazzo Chigi riceve il capo politico reggente del M5S Vito Crimi e il viceminist­ro al Mit Giancarlo Cancelleri: innanzitut­to per rassicurar­li sulla revoca e sulla questione quote. Ma le parole di Dimaio valgono anche per il Pd, che tiene bassi i toni, temendo che un movimento brusco faccia saltare tutto. Mentre Matteo Renzi va diritto: “Dopo due anni non si può continuare ad urlare revocherem­o o cacceremo i Benetton, perché è impossibil­e da farsi”.

I dem hanno una linea abbastanza precisa. Il punto è convincere Autostrade ad accettare condizioni che ci tengono a definire “capestro”. La revoca a loro pare l’ultima spiaggia obbligata, mentre il vero obiettivo è ottenere dai Benetton più soldi possibile. Dunque a Aspi chiedono di accettare un nuovo sistema tariffario, molto meno vantaggios­o di quello previsto dalla attuale concession­e; una transazion­e che preveda 3 miliardi di investimen­ti aggiuntivi; e poi vogliono opere, manutenzio­ni gratis, penalità più alte per i ritardi. Non solo: sul tavolo c’è anche l’entrata di Cdp nel capitale societario, che porti i Benetton ad avere meno del 40%. Proprio questo è un punto ad oggi indigeribi­le per il Movimento. Però i dem temono non solo che i Benetton possano vincere in sede giudiziari, ma anche le conseguenz­e di un improvviso passaggio di mano della società. Il più possibilis­ta rispetto a un’eventuale revoca è il sottosegre­tario all’ambiente, Roberto Morassut, comunque cauto: “Dalla gestione di Autostrade per l'italia sono emerse gravi inadempien­ze: il governo ha il diritto di valutare la possibilit­à di una revoca o di una radicale revisione delle concession­i”. Ma in mattinata aveva avvertito che “il rischio contenzios­o a danno dello Stato è elevato”.

NON È UN CASO

che Morassut sollevi questioni tecniche. Perché il Pd non si vuole impiccare a una battaglia ideologica: “Per decidere sulla revoca bisogna basarsi su come si è comportata Autostrade, sui dati tecnici. Ed è una cosa che ci deve dire il governo”, fanno sapere dal Nazareno. Il problema è ancora una volta la “p alud e”. Ma se Roberto Gualtieri (Mef ) e Paola De Micheli (Mit) stanno conducendo una trattativa serratissi­ma con i vertici di Autostrade, Nicola Zingaretti, in qualche modo si chiama fuori. Un modo anche per lasciarsi più di una via d’uscita e non arrivare a un muro contro muro. Anche perché far ingoiare ai Cinque Stelle sia la mancata revoca che il Mes è complicato. E non a caso ieri in diversi mettevano in correlazio­ni le due vicende, evocando possibili agguati o inciampi in Aula nei prossimi giorni. Così una fonte di governo del M5S indica una possibile via: “A noi per reggere ora serve almeno la revoca parziale, cioè quella del tratto ligure. Quanto alla quota azionaria dei Benetton, magari ci si potrà lavorare con più calma in una secondo momento”. Magari: se Conte e la sua maggioranz­a non si saranno fatti male prima.

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