Il Fatto Quotidiano

La burocrazia ( quella buona) serve allo Stato

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Con la B maiuscola bisogna chiamarla, quella grande iattura dei tempi moderni; per lo più italiana, per distinguer­la subito dalla “razionalit­à formale” emergente, quella celebrata nei suoi aspetti positivi da Max Weber. Fa bene Antonio Padellaro quando paragona la burocrazia a un clero insensibil­e e sordo. Un ceto da An

cien Régime, una cappa asfissiant­e. E in tempi di Stati Generali riesumati non è poco… Non si può non ricordare che l’emergere di regole, regolament­i, trattati, codici e relativi preposti e operatori che li applicano e li fanno osservare ha costellato il tanto altre volte invocato garantismo. Anche il lettore meno avveduto può notare come l’affermazio­ne della borghesia, dello stato liberale e delle democrazie parlamenta­ri sia stata accompagna­ta di pari passo dal crescere degli apparati. Si può forse immaginare un Welfare, moderno ed efficiente senza burocrazia? Detto questo, detto che non c’è democrazia efficiente, giustizia efficiente o accesso alle risorse efficiente senza apparati. Ma occorre vista buona e volontà di ferro per fare i tagli chirurgici mirati ed efficaci che tutti sanno ci vorrebbero. E magari aiutandosi leggendo Marx, Max Weber e Gramsci – ma soprattutt­o con la partecipaz­ione civile e la buona informazio­ne.

ROSARIO SALATI

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