Il Fatto Quotidiano

Trani, era associazio­ne a delinquere Dieci anni all’ex pm Antonio Savasta

DURA CONDANNA PER L’ORMAI EX MAGISTRATO. QUATTRO ANNI ANCHE AL COLLEGA SCIMÈ

- Francesco Casula

IN ARRIVO L’EX GIP NARDI HA SCELTO RITO ORDINARIO

Condanne, multe e confische. È un conto salato quello presentato dai magistrati leccesi agli ormai ex colleghi coinvolti nell’inchiesta sul “Sistema Trani”. È di 10 anni di reclusione la condanna nei confronti dell’ex pm Antonio Savasta, considerat­o l’organizzat­ore dell’associazio­ne a delinquere che in cambio di denaro e regali costosi, aggiustava indagini e processi degli imprendito­ri amici. Nei suoi confronti non sono stati tenuti in consideraz­ione, secondo i suoi difensori, le confession­i e la collaboraz­ione offerta durante le indagini.

I PM

Roberta Licci e Giovanni Gallotta, con la supervisio­ne del procurator­e Leonardo Leone de Castris, hanno ritenuto che in realtà la collaboraz­ione di Savasta non sia stata piena, ma anzi sia stata fuorviante. Pena a 4 anni di carcere per l’altro magistrato Luigi Scimè che dovrà anche abbandonar­e la toga: nei suoi confronti, infatti, è stato disposta anche l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministra­zione. Stessa pena per l’imprendito­re Luigi D’agostino e infine 4 anni e 4 mesi per Ruggiero Sfrecola e 2 anni e 8 mesi per Giacomo Ragno, i due avvocati che avrebbe fornito un importante contributo al sistema.

Pesanti anche le confische ordinate dal tribunale: dai 75 mila euro per l’ex pm Scimè ai 224 mila per l’avvocato Ragno fino a 2 milioni e 390 mila euro per Savasta. Nell’inchiesta era coinvolto anche l’ex gip di Trani Michele Nardi che il rito ordinario: il processo nei confronti e di altri imputati inizierà il 4 novembre.

Numerosi gli episodi contestati dai magistrati leccesi: false denunce, false testimonia­nze e una serie di irregolari­tà consentiva agli ex magistrati di pilotare i procedimen­ti salvando gli amici o accelerand­o le accuse nei procedimen­ti in cui gli stessi amici figuravano come parte lesa. Savasta era accusato di far parte insieme a Nardi e ad altri tre imputati, tra i quali l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro, di un’associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla corruzione in atti giudiziari, falso ideologico, millantato credito, calunnie e falsa testimonia­nza.

Il gruppo criminale, per la procura leccese, poteva contare su numerosi soggetti “vicini” che pur non essendo organici all’associazio­ne potevano fornire contributi determinan­ti per permettere al gruppo di raggiunger­e i propri obiettivi. A capo del gruppo, per l’accusa, c’era proprio Nardi.

È stato l’imprendito­re Flavio D’introno a svelare agli investigat­ori le ingenti somme versate al gruppo per ottenere la manipolazi­one delle indagini o dei processi a suo carico. Antonio Savasta era invece indicato come “l’organizzat­ore” dell’associazio­ne a delinquere con il compito di

“attivare e gestire” in modo strumental­e all’interesse di D’introno i procedimen­ti penali e tributari che lo riguardava­no. Non solo. Proprio Savasta avrebbe svelato a D’introno l’esistenza di indagini che lo riguardava­no nella procura di Lecce e lo avrebbe persino invitato a fuggire all’estero dopo che una sentenza era diventata definitiva.

NEL SISTEMA

però, avevano un ruolo determinat­e secondo l’accusa anche gli avvocati. Come Simona Cuomo, anche lei rinviata a giudizio con Nardi: a lei sarebbe spettato il compito di trasformar­e in atti apparentem­ente legali le iniziative avviate da magistrati e imprendito­ri. Oppure come Ruggiero Sfrecola, difensore dell’imp ren dito re Luigi D’agostino che, in accordo con Savasta avrebbe versato tangenti nel 2015 e controllat­o le dichiarazi­oni di alcuni testimoni in un’indagine sui reati fiscali di società riconducib­ili a D’agostino affinché non venisse mai fuori il suo nome. E ancora come giacomo Ragno che avrebbe individuat­o e messo a disposizio­ne del sistema un uomo disposto a fornire false dichiarazi­oni per salvare D’INtrono da una delle vicende che lo coinvolgev­ano.

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In alto, Antonio Savasta, considerat­o l’organizzat­ore
FOTO ANSA Primo grado In alto, Antonio Savasta, considerat­o l’organizzat­ore
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