“Bene comune oggi è la ricerca pubblica Ce lo dice il Covid”
Fabrizio Barca e le nuove frontiere del capitalismo
Non è più soltanto ricchi e poveri, Nord e Sud. In Italia il divario fra chi ha e chi non ha cresce. Fq Millen
nium , il mensile diretto da Peter Gomez in edicola sabato 11 luglio con un numero dedicato al ritardo italiano nella banda larga e nello
smart working, ne parla con Fabrizio Barca, economista e politico, che dal 2018 presiede il comitato di coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità, una task force creata da otto organizzazioni di cittadinanza attiva, da un nutrito gruppo di esperti e accademici e da numerosi partner di progetto. Obiettivo dichiarato del Forum è trasformare la rabbia in conflitto, cioè in confronto acceso fra i punti di vista e gli interessi in gioco, incoraggiare la partecipazione di chi non ha voce in capitolo, fare emergere un “popolo sociale”, avere il “senso comune” del neoliberismo come bersaglio e non limitarsi a combattere la povertà. Impossibile dare qui conto di tutte le proposte del Forum. Riguardano per esempio la missione strategica delle imprese pubbliche, un piano nazionale per i territori marginalizzati, i “bandi di idee”, la creazione di Consigli del lavoro e della cittadinanza: le leggerete su Fq
Millennium. Qui un estratto dell’inter vista.
Fabrizio Barca, il Covid-19 è per lei l’interfaccia tra due crisi...
Sì. Da un lato la crisi ecologica del pianeta, e dall’altro l’enfatizzazione di tutte le fragilità e le disuguaglianze.
Quali sono stati gli effetti in Italia?
Lo shock economico si è scaricato immediatamente su chi lavora, soprattutto sulle molteplici forme di precariato che riguardano sette milioni di lavoratori. C’è stata una possibilità di reazione assai scarsa da parte di vaste fasce della popolazione: almeno dieci milioni di adulti non hanno i risparmi necessari per reggere tre mesi senza lavoro.
In Italia la povertà è cresciuta...
La quota di reddito globale detenuta dall’1% dei più ricchi è passata dal 17 al 21% tra il 1995 e il 2015, mentre il “bottom 90%” ha visto ridursi la quota di reddito globale dal 55 al 44%. Aggiungerei che la povertà assoluta in Italia è raddoppiata...
I provvedimenti a sostegno dei redditi più bassi, però, non sono mancati.
Il sostegno ai redditi è giusto e importante, ma se non vogliamo disfare di sera ciò che tessiamo durante il giorno, la redistribuzione non basta. Occorre passare alla pre-distribuzione, acchiappare i meccanismi di formazione della ricchezza.
Non si può combattere soltanto la povertà di reddito, bisogna aggredire anche le altre disuguaglianze.
Tra le proposte del For u m , u n a r iguarda la salute e fa tesoro delle devastazioni di questi mesi.
Il conflitto, che il Covid-19 ha reso evidente, è quello fra il bene comune e la tutela della proprietà intellettuale. La ricerca sui farmaci è, all’origine, pubblica: soltanto in Europa abbiamo mille centri di ricerca finanziati dai cittadini e i cui risultati sono “open”. Le case farmaceutiche, con un po’ di lavoro supplemen
tare, brevettano il frutto di queste ricerche, fissando spesso – è il caso degli antitumorali – prezzi insostenibili per la maggior parte dei cittadini e per i servizi sanitari. L’accordo sulla proprietà intellettuale del 1995 deve essere rivisto, introducendo il concetto di beni comuni globali. Gli stati devono essere garanti per i vaccini e i farmaci essenziali.
Proponete anche la creazione di tre imprese pubbliche europee...
La conoscenza che nasce pubblica deve restare pubblica. Noi proponiamo la creazione di tre imprese pubbliche europee, tre hub tecnologici in campo farmaceutico, di tecnologia digitale e di transizione energetica.
Dalla sanità alla tecnologia, con i l governo dell ’ intelligenza artificiale.
Gli algoritmi di apprendimento automatico, che possono incidere positivamente sulla giustizia sociale, sono usati soprattutto per discriminare: nell’accesso al credito, nelle assicurazioni e in mille altre forme. Il mito della loro oggettività va sfatato: sono frutto di scelte, e i parametri in base a cui si formano devono essere dichiarati e controllabili. Nel caso di algoritmi che incidano sugli orari e sull’o rganizzazione del lavoro, devono essere negoziabili nella contrattazione collettiva. Noi siamo contro i monopoli, per piattaforme digitali collettive e per banche dati pubbliche in formato aperto.
L’ultima vostra proposta, la più dirompente, riguarda i giovani.
Proponiamo l’istituzione di u n’eredità universale di 15mila euro da assegnare a tutti i giovani, senza condizionalità, quando compiono 18 anni, dopo averli responsabilizzati e accompagnati a partire dai 14 anni. A molti di loro, soprattutto ai più svantaggiati, consentirebbe di progettarsi un futuro, di non accettare il primo lavoro che capita, di scegliersi l’università, di imparare una lingua, di fare un viaggio. E anche ai figli dei più facoltosi consentirebbe di non accettare una donazione condizionata: ti dò i soldi se fai li mestiere che ho scelto per te, se sposi chi voglio io...
Il Forum delle disuguaglianze: per maggiore giustizia sociale, più conoscenza del digitale