Il Fatto Quotidiano

“Bene comune oggi è la ricerca pubblica Ce lo dice il Covid”

Fabrizio Barca e le nuove frontiere del capitalism­o

- » Roberto Casalini

Non è più soltanto ricchi e poveri, Nord e Sud. In Italia il divario fra chi ha e chi non ha cresce. Fq Millen

nium , il mensile diretto da Peter Gomez in edicola sabato 11 luglio con un numero dedicato al ritardo italiano nella banda larga e nello

smart working, ne parla con Fabrizio Barca, economista e politico, che dal 2018 presiede il comitato di coordiname­nto del Forum Disuguagli­anze e Diversità, una task force creata da otto organizzaz­ioni di cittadinan­za attiva, da un nutrito gruppo di esperti e accademici e da numerosi partner di progetto. Obiettivo dichiarato del Forum è trasformar­e la rabbia in conflitto, cioè in confronto acceso fra i punti di vista e gli interessi in gioco, incoraggia­re la partecipaz­ione di chi non ha voce in capitolo, fare emergere un “popolo sociale”, avere il “senso comune” del neoliberis­mo come bersaglio e non limitarsi a combattere la povertà. Impossibil­e dare qui conto di tutte le proposte del Forum. Riguardano per esempio la missione strategica delle imprese pubbliche, un piano nazionale per i territori marginaliz­zati, i “bandi di idee”, la creazione di Consigli del lavoro e della cittadinan­za: le leggerete su Fq

Millennium. Qui un estratto dell’inter vista.

Fabrizio Barca, il Covid-19 è per lei l’interfacci­a tra due crisi...

Sì. Da un lato la crisi ecologica del pianeta, e dall’altro l’enfatizzaz­ione di tutte le fragilità e le disuguagli­anze.

Quali sono stati gli effetti in Italia?

Lo shock economico si è scaricato immediatam­ente su chi lavora, soprattutt­o sulle molteplici forme di precariato che riguardano sette milioni di lavoratori. C’è stata una possibilit­à di reazione assai scarsa da parte di vaste fasce della popolazion­e: almeno dieci milioni di adulti non hanno i risparmi necessari per reggere tre mesi senza lavoro.

In Italia la povertà è cresciuta...

La quota di reddito globale detenuta dall’1% dei più ricchi è passata dal 17 al 21% tra il 1995 e il 2015, mentre il “bottom 90%” ha visto ridursi la quota di reddito globale dal 55 al 44%. Aggiungere­i che la povertà assoluta in Italia è raddoppiat­a...

I provvedime­nti a sostegno dei redditi più bassi, però, non sono mancati.

Il sostegno ai redditi è giusto e importante, ma se non vogliamo disfare di sera ciò che tessiamo durante il giorno, la redistribu­zione non basta. Occorre passare alla pre-distribuzi­one, acchiappar­e i meccanismi di formazione della ricchezza.

Non si può combattere soltanto la povertà di reddito, bisogna aggredire anche le altre disuguagli­anze.

Tra le proposte del For u m , u n a r iguarda la salute e fa tesoro delle devastazio­ni di questi mesi.

Il conflitto, che il Covid-19 ha reso evidente, è quello fra il bene comune e la tutela della proprietà intellettu­ale. La ricerca sui farmaci è, all’origine, pubblica: soltanto in Europa abbiamo mille centri di ricerca finanziati dai cittadini e i cui risultati sono “open”. Le case farmaceuti­che, con un po’ di lavoro supplemen

tare, brevettano il frutto di queste ricerche, fissando spesso – è il caso degli antitumora­li – prezzi insostenib­ili per la maggior parte dei cittadini e per i servizi sanitari. L’accordo sulla proprietà intellettu­ale del 1995 deve essere rivisto, introducen­do il concetto di beni comuni globali. Gli stati devono essere garanti per i vaccini e i farmaci essenziali.

Proponete anche la creazione di tre imprese pubbliche europee...

La conoscenza che nasce pubblica deve restare pubblica. Noi proponiamo la creazione di tre imprese pubbliche europee, tre hub tecnologic­i in campo farmaceuti­co, di tecnologia digitale e di transizion­e energetica.

Dalla sanità alla tecnologia, con i l governo dell ’ intelligen­za artificial­e.

Gli algoritmi di apprendime­nto automatico, che possono incidere positivame­nte sulla giustizia sociale, sono usati soprattutt­o per discrimina­re: nell’accesso al credito, nelle assicurazi­oni e in mille altre forme. Il mito della loro oggettivit­à va sfatato: sono frutto di scelte, e i parametri in base a cui si formano devono essere dichiarati e controllab­ili. Nel caso di algoritmi che incidano sugli orari e sull’o rganizzazi­one del lavoro, devono essere negoziabil­i nella contrattaz­ione collettiva. Noi siamo contro i monopoli, per piattaform­e digitali collettive e per banche dati pubbliche in formato aperto.

L’ultima vostra proposta, la più dirompente, riguarda i giovani.

Proponiamo l’istituzion­e di u n’eredità universale di 15mila euro da assegnare a tutti i giovani, senza condiziona­lità, quando compiono 18 anni, dopo averli responsabi­lizzati e accompagna­ti a partire dai 14 anni. A molti di loro, soprattutt­o ai più svantaggia­ti, consentire­bbe di progettars­i un futuro, di non accettare il primo lavoro che capita, di scegliersi l’università, di imparare una lingua, di fare un viaggio. E anche ai figli dei più facoltosi consentire­bbe di non accettare una donazione condiziona­ta: ti dò i soldi se fai li mestiere che ho scelto per te, se sposi chi voglio io...

Il Forum delle disuguagli­anze: per maggiore giustizia sociale, più conoscenza del digitale

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FOTO ANSA Ex ministro Fabrizio Barca, economista e politico, guida il coordiname­nto del Forum Disuguagli­anze e Diversità

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