Grandi manovre su Draghi con girotondo intorno a B.
L’ex premier centrale nelle tre opzioni in campo: dalla sopravvivenza di questo governo a un esecutivo d’emergenza
Sostiene un ministro di rango, ansimando per il caldo: “Di Maio? Farebbe un governo pure con Bokassa, altro che Berlusconi, per togliere Conte da Palazzo Chigi”. Una battuta, ovviamente, seppur feroce. Ma che aiuta a mettere a fuoco il contesto sfocato di questa strana fase post-covid vissuta dalla maggioranza giallorossa. All’apparenza tutti sostengono l’esecutivo dell’avvocato del Popolo, dal M5S alle varie correnti del Pd, in primis quella che fa capo all’immarcescibile Dario Franceschini, che vanta la medaglietta di capodelegazione democratico nel governo. Epperò qualcosa si muove, giorno dopo giorno. Scosse continue senza sosta ( sin prisa pero sin pausa, senza fretta ma senza pause, direbbe Rafa Benitez) che alla fine potrebbero deflagrare in un rovinoso terremoto. Quando?
La data segnata dai profeti dell’apocalisse prossima ventura – ce ne sono a iosa anche tra dem e grillini – è quella del 21 settembre. La sera cioè delle Regionali, con l’eventuale vittoria della destra sovranista. Altri invece riferiscono che un indicatore importante sarà l’esito della tormentata trattativa tra Palazzo Chigi e Autostrade. Come che sia, a detta di molti il premier sarebbe una sorta di dead man walking a sua insaputa. L’ultima notizia che ha ravvivato questa immagine riguarda sempre Luigi Dimaio, considerato ancora il vero capo del Movimento. Il suo incontro con Mario Draghi, l’ex governatore della Bce diventato il crocevia salvifico del Sistema Italia, punta una direzione ben precisa. Ma il nome di Draghi nei ragionamenti di alcuni ambienti della maggioranza sarebbe solo l’atto finale del “superamento” di Conte.
INNANZITUTTO c’è da definire l’eventuale ruolo del redivivo Silvio Berlusconi, tornato centrale nella politica italiana per la sua posizione di “responsabilità istituzionale”, costruita attorno alla vexata quaestio del ricorso al Mes, il fatidico fondo salva-stati. Il primo a riconoscergli questa patente di agibilità è stato Conte, ben prima dello sdoganamento prodiano dell’ultima settimana (“Berlusconi in maggioranza non è tabù”). E potrebbe essere proprio il premier, fa notare un’altra fonte di governo, ad attingere alla risorsa di Forza Italia in Parlamento per sopravvivere in autunno. Del resto è un’ipotesi vecchia di mesi, da quando Gianni Letta, il Gran Visir del berlusconismo di rito romano, prospettò all’avvocato un manipolo di Responsabili per bilanciare l’inquietudine dei neo-renziani di Italia Viva. Oggi lo scenario è mutato e il problema non è più Matteo Renzi (almeno per ora), ma la disponibilità non è tramontata.
Non a caso ecco cosa dice un parlamentare azzurro di primissima fila: “Letta è un governista a prescindere. Può essere governista con Conte ma anche con Draghi o con un nuovo premier del Pd”. Ché queste sono le tre opzioni di Berlusconi sul breve periodo. Nella prima (Conte) e nella terza (diciamo Franceschini) si tratterebbe di un allargamento della maggioranza a Forza Italia. In merito c’è pure da segnalare che dopo l’uscita di Romano Prodi sul tabù da infrangere, nessun pentastellato di peso, sia di governo sia del Movimento, ha sentito il bisogno di dire pubblicamente no al Pregiudicato. Il primo a parlare è Ignazio Corrao nell’intervista a fianco. Poi c’è il governissimo tecnico (da Draghi a scendere giù per li rami) e in questo caso si aprirebbe un dibattito nella Lega salviniana da parte dei “pragmatici” Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia.
Un’incognita nella ritrovata centralità di Berlusconi, a dire il vero, c’è. Ed è la tenuta dei gruppi parlamentari in caso di appoggio a Conte o a un altro governo grillodem. Rivela un senatore azzurro: “L’o ttanta per cento andrebbe via con Meloni o Salvini. Rimarrebbero solo quelli con il miraggio di una seggiola di governo”. Forse l’ottanta per cento è un po’ esagerato ma la secca previsione ha come sottotesto un messaggio al Caro Leader che prosegue il suo personale lockdown nella villa della figlia Marina a Valbonne, in Provenza. Questo: “Il presidente ha perso il polso della situazione e adesso cercano di tenerlo lontano quanto più possibile da Milano e Roma, lo tengono rinchiuso a Valbonne”.
CHI? I MANDANTI sono noti (da Letta a Ghedini e Tajani) e tra le motivazioni c’è anche una questione sentimentale. Oggi la “fidanzata” di B. è la giovane deputata silente Marta Fascina. Ma un ritorno in Brianza potrebbe comportare una “forte nostalgia” per l’ex Francesca Pascale, liquidata con un insolito comunicato di partito a inizio marzo.
LOCKDOWN IL LEADER AZZURRO ANCORA “RINCHIUSO” IN FRANCIA