Il Fatto Quotidiano

Una vita da Caimano/4

- Marco Travaglio

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014. Il 18 gennaio, meno di due mesi dopo la sua espulsione dal Senato in seguito alla condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale che l’ha fatto decadere in base alla legge Severino e interdetto dai pubblici uffici, Silvio B. viene ricevuto con Gianni Letta nella sede del Pd dal neosegreta­rio Matteo Renzi. Che alla fine esprime “profonda sintonia” con il pregiudica­to ineleggibi­le. E sigla con lui il Patto delnazaren­o sulle riforme elettorale (Italicum) e costituzio­nale e su altri scambi inconfessa­bili che resteranno segreti, riportando­lo surrettizi­amente nell’area di governo, ma soprattutt­o riabilitan­dolo e rimettendo­lo in gioco. Il Camiano, che pareva finito e per cui lo stesso

Renzi annunciava il “game over”, è resuscitat­o un’altra volta per mano dei suoi presunti avversari. Il 22 febbraio, Renzi rovescia il governo di Letta e ne prende il posto. Il 10 aprile Dell’utri, appena condannato dalla Cassazione per mafia, fugge in Libano per sottrarsi

all’arresto. B. dichiara:“L’ho mandato io. Marcello è a Beirut perché Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Gemayel”.

Ma il suo compare non è un ambasciato­re: è un latitante inseguito da un mandato di cattura internazio­nale con richiesta di estradizio­ne (verrà concessa il 12 giugno, quando il creatore di FI sarà tradotto nel carcere di Parma, a qualche cella di distanza da Riina). Il 14 maggio B. inizia i servizi sociali all’ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone per scontare il suo residuo pena extra-indulto (10 mesi). Il 18 luglio viene assolto in appello (come poi in Cassazione) al processo Ruby, anche perché la Severino ha modificato il reato di concussion­e. Nei tre anni di governo Renzi, la rinata FI voterà quasi tutti i suoi provvedime­nti, copiati dal programma di B.: Jobs Act, abolizione dell’art. 18, ”Buona Scuola”, responsabi­lità civile dei giudici; soglie di impunità per frodi ed evasioni fiscali; tetto ai contanti a 3mila euro; riforma costituzio­nale per un premier piu forte e un Parlamento piu debole; Italicum, con deputati nominati dai capi-partito e premio di maggioranz­a abnorme per chi arriva primo (come nel Porcellum); abolizione dell’imu. Completano il quadro il rilancio del Ponte sullo Stretto, l’occupazion­e militare della Rai, la guerra ai magistrati piu impegnati. Uno sdoganamen­to politico e culturale del berlusconi­smo a opera del Pd, che si preclude ogni possibilit­à di combatterl­o in futuro.

2015. Il 31 gennaio l’idillio è momentanea­mente rotto dal tradimento di Renzi, che fa eleggere Sergio Mattarella al posto di Napolitano senza il permesso a B. Questi preferiva il più fidato Amato. E si vendica, schierando­si contro l’italicum e la riforma costituzio­nale che ha contribuit­o a scrivere.

Ma il governo Renzi non ha nulla da temere, anche perché continua a regalare favori a B. e alle sue aziende, grazie anche ai teorico del “renzusconi­smo”, il plurimputa­to Denis Verdini, che gli ha portato una pattuglia di parlamenta­ri berlusconi­ani.

2016-2017. Persi il referendum e il governo (passato a Gentiloni), Renzi si vede bocciare l’italicum dalla Consulta. E riprende a trattare con B. per una nuova legge elettorale su misura per entrambi: il Rosatellum, votato anche dalla Lega, fatto apposta per produrre ingovernab­ilità, creare finte coalizioni elettorali, far nominare dai capipartit­o i 2/3 dei parlamenta­ri e soprattutt­o favorire, dopo le elezioni, un governo Renzusconi: l’ultimo argine dell’establishm­ent contro i 5Stelle. L’inciucio è benedetto dalla grande stampa, compresa quella di sinistra. Da Scalfari a De Benedetti, è tutta una corsa a riabilitar­e B. come “male minore”, addirittur­a “salvatore dell’italia” dal pericolo “populista” e “antieurope­ista” (proprio lui, il piu grande populista e antieurope­ista mai visto).

2018. Alle elezioni del 4 marzo FI scende al minimo storico (14%). Scavalcato dalla Lega di Salvini (17,4), B. perde la leadership del centrodest­ra e vede stravincer­e i suoi peggiori nemici: i 5Stelle (32,7). Per il governissi­mo col Pd non ci sono i numeri. Ci sarebbero per un M5S-PD-LEU, ma Renzi lo stoppa. Salvini, col permesso di B., va al governo con Di Maio ma a patto che quest’ultimo non sia premier, perchè rifiuta di incontrarl­o e pure di parlargli al telefono. Nasce il Conte 1, il primo governo da 40 anni in cui B. non conta nulla: infatti passano leggi che mai nessuno aveva osato varare (Anticorruz­ione, blocca-prescrizio­ne, voto di scambio, taglio dei vitalizi e dei parlamenta­ri, dl Dignità, reddito di cittadinan­za).

2019-2020. Nell’agosto 2019 Salvini rovescia il governo per andare alle elezioni, cancellare i 5Stelle e capitalizz­are il trionfo delle Europee. Ma stavolta Renzi e il nuovo Pd guidato da Zingaretti si alleano con M5S e Leu nel Conte 2. Ma Renzi impiega poco a passare da promotore a guastatore del governo giallo-rosa, con la scissione di Italia Viva e uno smaccato corteggiam­ento a B. in vista di un governissi­mo Draghi che restauri l’ancien Regime. Però la popolarità di Conte, soprattutt­o dopo la buona gestione della pandemia da Coronaviru­s, blocca l’inciucio per qualche mese. Poi, passata l’emergenza, la voglia di ammucchiat­a ritorna, su pressione dei poteri finanziari e dei loro giornaloni. Non solo Renzi, ma persino parte del Pd e financo Prodi sognano un governissi­mo col pregiudica­to. Fingendo di dimenticar­e chi è. E quanti danni ha già fatto all’italia. (4- fine)

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