Il Fatto Quotidiano

“I miei 100 anni e il bandito Giuliano”

Il carabinier­e siciliano unico superstite di quei misteri

- Nando Dalla Chiesa

Ricordate il leggendari­o film di Francesco Rosi

Il bandito Giuliano?

Arrivò nelle sale cinematogr­afiche nel 1962 a mostrare all’italia del boom economico il sangue e i misteri su cui era nata la Repubblica. Fece rivedere con crudezza quel giovanotto di Montelepre, metà brigante metà giovane leader criminale, tenere in scacco lo Stato... Un’epopea lontana, senza più testimoni.

Né il colonnello Ugo Luca, che guidò il Comando forze repression­e banditismo, né il ministro dell’interno Mario Scelba, né i sindacalis­ti andati a festeggiar­e il 1° maggio a Portella della Ginestra. E nemmeno i cronisti che indagarono sulla messinscen­a della morte di Giuliano. Nessuno. Nessuno tranne un carabinier­e. Che l’altro giorno ha compiuto 100 anni, sola memoria vivente di quei giorni.

Alla ministra paparazzat­a in bikini sulla spiaggia non è piaciuto il titolo “stronzetto” di Dagospia sul suo sedere: “Chiappone impiegatiz­io da lavoro sedentario”. Azzolina, già nel mirino per la scuola a distanza, ha accusato Dago di sessimo: “Mi sono risentita, avete visto un titolo sprezzante sulla pancia di Salvini?”. Troppo facile, per il sito di gossip e notizie, rintuzzare la ministra rispolvera­ndo vecchie foto con titoli “stronzi” sulla “panza” di Vasco, Renzi e Al Bano, sul “pacco” di Salvini in mutande e sui capelli di Trump: medaglie al merito del politicame­nte scorretto. Dago infatti sfotte tutti, donne e uomini, altro che sessismo. E se ne vanta, del suo essere “stronzo”, come fosse merce rara e bollino d’onestà, in un mondo di ipocriti dove tutti recitano il galateo. Forse Roberto D’agostino è rimasto ai tempi del “Mulino bianco”, quando i social non esistevano, la tv passava solo storie a lieto fine e conduttori forbiti non dicevano mai parolacce. Ma oggi siamo tutti “stronzi” e basta un istante su Facebook, per fare il pieno d’insulti e commenti grevi sul “chiappone” di turno: pure l’ultimo degli “stronzi”, per dirla alla Dagospia, è politicame­nte scorretto. Ergo: quale sarebbe la medaglia al merito?

CHE NOIA, IL POLITICAME­NTE SCORRETTO.

LO SPETTACOLO DEL DIBATTITO.

“Manco oggi hai scopato? Non ce pensa’”: è l’ultimo round del match su Twitter tra Chef Rubio e Vittorio Sgarbi, due seguaci del politicame­nte scorretto. Il critico d’arte aveva appena “cinguettat­o” sull’arresto di Nicola Ferrara, 38 anni, megafono della propaganda terrorista: “Ma come fa un pugliese a trasformar­si in un militante dell’isis e cambiare il nome in Issa? Ecco cosa accade quando si sostituisc­ono le orecchiett­e con il kebab...”. E il cuoco televisivo gli ha risposto male, chiedendo lumi sulla sua attività sessuale. Non è mica il primo scazzo tra i due, su Twitter, e l’argomento è sempre l’islam. Come il 10 maggio, dopo la liberazion­e di Silvia Romano. Sgarbi: “Se è radicalmen­te convertita all’islam, va arrestata per concorso esterno in associazio­ne terroristi­ca”. Rubio: “Perché non pensi a portarti in giro con donne di dubbia levatura morale invece di scrivere stronzate”, e prosegue il tweet con una lezione sulla differenza tra terrorismo laico e religioso. Il critico: “Ma perché non vai a lavarti le scodelle e posi il vino, aspirante cuoco di periferia?”. Lo chef: “Non bevo da 5 anni bertuccia. Hai detto ‘na stronzata. Torna a pensa’ alla sorca da bravo”. In coda alll’alterco un utente posta la gif di uno spettatore che divora pop corn. A qualcuno, sui social, il dibattito piace caldo.

Gina, 93 anni, ha perso la testa o ha aperto gli occhi? Delle due l’una: o l’assistente personale le ha fatto il lavaggio del cervello per rubarle i soldi, oppure i serpenti sono i suoi parenti. A stabilirlo sarà un giudice: il primo dicembre parte il processo contro Andrea Piazzolla, il rampante “braccio destro” della Lollo, volato dalla periferia capitale di Tor De Cenci alla corte della diva. Il giovane col nome da “tanguero” non disdegna selfie a bordo di Cavallini rampanti. Non male per un pargolo di Roma est, terra di degrado e Casamonica. Ma il figlio e il nipote della Lollo non credono al miracolo della scalata e denunciano Piazzolla: si sarebbe preso il patrimonio di famiglia convincend­o l’anziana che i parenti sono da evitare. Un indizio: il nipote Dimitri sfrattato a forza dalla villa sull’appia antica, il 16 novembre 2016. Dalla dimora, Gina aveva già cacciato la governante, l’avvocato, l’amministra­tore, il giardinier­e e il figlio. Ora sul suo ex assistente pende l’accusa di circonvenz­ione di incapace. Ma Piazzolla non si scompone: “Questo rinvio a giudizio per me è una grande opportunit­à dove finalmente potrò iniziare a chiarire tante cose”. Magari i politici inquisiti avessero lo stesso aplomb del ragazzo di Roma est.

LOLLOBRIGI­DA E L’APLOMB DI UN INQUISITO.

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